Si parte, ma non per le vacanze. I giovani medici vanno all’estero, soprattutto a Londra: la nuova capitale dei “Paperoni” oltre che delle opportunità
Ferragosto è passato, ma non è tardi per preparare le valigie. Pochi e leggeri indumenti, senza dimenticare il costume per godersi (finalmente) sole e mare.
In tanti si preparano a partire, ma non proprio tutti hanno davanti a sé una settimana, o addirittura due, di puro relax. C’è chi chiude il trolley dopo averci messo dentro rabbia e speranze insieme al camice bianco.
Non si arresta, infatti, la fuga all’estero dei medici. Un esodo incontrollabile. Proprio mentre l’Italia si ferma, i suoi talenti spiccano il volo, cercano altre destinazioni per poter svolgere quel lavoro a cui si sono dedicati anni di studi e sacrifici. Ma l’Italia, nonostante gli sforzi (va riconosciuto al ministro Lorenzin il tentativo di rilancio del comparto sanitario, sfruttando l’onda lunga delle nuove tecnologie e delle riforme strutturali) non è ancora un Paese per medici. Non lo è soprattutto per i giovani. I posti di lavoro sono pochi, le retribuzioni magre e la meritocrazia è purtroppo ancora una perfetta sconosciuta.
Non è semplice, ma in fondo non resta che tentare fortuna altrove. Dove? In Inghilterra ad esempio. Qui non ci sono certo ”offerte speciali” per specializzandi e giovani medici. Accedere al mondo del lavoro è selettivo e complicato: le scuole di formazione sono durissime, la perfetta conoscenza della lingua è un must e soprattutto si deve dimostrare flessibilità e resistenza a turni massacranti, anche di oltre 40 ore settimanali.
Nessuno regala nulla, ma le occasioni ci sono e chi le sfrutta resta appagato. E magari decide di stabilirsi a vita a Londra, città ormai diventata la capitale mondiale di tanti primati, compresi quelli della ricchezza. E non è un caso che il mercato immobiliare abbia raggiunto picchi elevatissimi con tanti stranieri – con gli italiani in prima fila – a caccia dell’affare migliore per consolidare “mattone su mattone” la nuova vita in riva al Tamigi.