Nel post Covid impennata di aggressioni fisiche (+40%) e verbali (+90%). Il Veneto formerà 90 istruttori per diffondere la conoscenza del fenomeno e le strategie utili per affrontarlo. In Lombardia le ambulanze saranno dotate di telecamere e un operatore sanitario avrà la bodycam. De Corato (assessore sicurezza) «Strumenti utili per il forte valore dissuasivo che possono avere in caso di azioni violente e atti vandalici»
Le aggressioni fisiche e verbali nei confronti di medici e operatori sanitari non sembrano attenuarsi, anzi nel post Covid la situazione è peggiorata ovunque ed il fenomeno ha fatto registrare una impennata di aggressioni fisiche con un +40% e verbali +90%. Nella mira dei pazienti aggressori e dei loro famigliari in particolare sembrano essere le donne medico e infermiere (70% dei casi) che nell’emergenza urgenza sale all’80,2%.
Per quanto riguarda invece le aggressioni fisiche i più bersagliati sono i medici impegnati nei reparti psichiatrici e nel Pronto Soccorso da cui si generano prognosi di astensione dal lavoro tra i 3 e i 100 giorni. Per correre ai ripari le regioni stanno mettendo in atto azioni di contrasto volte a frenare il fenomeno.
Tra le regioni più attive c’è il Veneto che ha avviato un corso di formazione per 90 istruttori antiviolenza, personale proveniente da tutte le aziende sanitarie del territorio, che dovrà poi, in un secondo momento, essere inserito capillarmente all’interno delle singole realtà per diffondere la conoscenza del fenomeno e le strategie utili per affrontarlo. La formazione di queste figure è affidata alla Fondazione Scuola di Sanità Pubblica con la U.O.C Rischio clinico di Azienda Zero. Un percorso che prenderà il via a giugno e in circa sei mesi permetterà, a fine 2022, di avere il personale preparato per contrastare l’onda di aggressioni che colpisce medici e infermieri.
Tra le nozioni fornite, la capacità di gestire i momenti di paura in una situazione di profondo stress, l’autocontrollo, l’autodifesa e ancora le norme che regolano la materia e che a detta dei più sembrano non essere ancora sufficienti per diventare un deterrente alla violenza. «Una vera e propria task force che andrà a sostegno dei nostri operatori – fa sapere l’assessore alla sanità Manuela Lazzarin – Abbiamo predisposto inoltre un documento di indirizzo relativo alle aggressioni e agli atti di violenza a danno degli Operatori sanitari, prevenzione e gestione di eventi e linee di indirizzo per gli operatori del servizio sanitario. L’obiettivo è favorire la crescita di un percorso di prevenzione per ridurre il rischio di violenza a danno degli operatori ed al tempo stesso aumentare la consapevolezza degli stessi sull’argomento».
Dal Veneto alla Lombardia l’obiettivo non cambia, imperativo è mettere un freno alle aggressioni al personale medico e sanitario impegnato sul territorio e negli ospedali. E siccome ad essere in cima alla lunga lista di vittime di aggressione ci sono medici e infermieri del 118, Regione Lombardia ha approvato lo stanziamento di una prima trance di 500 mila euro per predisporre telecamere di video sorveglianza a bordo dei mezzi di soccorso, a cui si aggiungerà una seconda da 600 mila euro, nel momento in cui entreranno in vigore le bodycam per gli operatori sanitari impiegati sulle ambulanze.
Nell’ambito di un questionario somministrato nel secondo semestre 2021, infatti, il 64% del personale tecnico e sanitario operante a bordo dei mezzi di soccorso regionali, (899 operatori su 1.403 che hanno compilato il questionario) – ha dichiarato di essere stato vittima di almeno un atto di violenza durante l’attività lavorativa a bordo dei mezzi di soccorso.
Numeri che non sono passati inosservati ed hanno portato la Giunta ad approvare la proposta fatta dall’assessore alla sicurezza Riccardo De Corato: «In sinergia con Areu (Agenzia regionale emergenza urgenza) – ha dichiarato – abbiamo fortemente voluto la presenza di apparecchi di videosorveglianza sui mezzi di soccorso sanitario. Le telecamere sono utili anche in caso di azioni violente e atti vandalici. Regione Lombardia è particolarmente attenta alla sicurezza del personale, sempre più spesso minacciato e preso di mira. Inoltre, il personale sanitario spesso arriva prima delle forze dell’ordine sui luoghi dove sono avvenuti fatti delittuosi e avere uno strumento che li tuteli è necessario. Si pensi che solo a Milano nel 2021 AREU ha soccorso 2412 persone a seguito di eventi violenti tra le quali 307 liti, 210 risse, 128 assalti all’arma bianca e 7 sparatorie».
Almeno un componete della squadra di soccorso dovrebbe dunque essere dotato di una delle 800 bodycam previste che dovranno essere in grado di registrare interamente ed inviare lo stream in tempo reale. Con l’attivazione della registrazione partirà un alert all’operatore di centrale (SOREU) che, a fronte di centinaia di missioni di soccorso sanitario sul territorio, sarà in grado di focalizzare immediatamente l’attenzione sull’evento in corso e agire tempestivamente.
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