Il sindacalista succede a Costantino Troise, alla guida per otto anni. «Al ministro – spiega – chiediamo di trovare risorse economiche per poter difendere il sistema sia sotto il profilo del finanziamento, sia sotto il profilo della qualità professionale»
Passaggio di consegne nel segno della continuità al vertice dell’Anaao-Assomed. A Costantino Troise, alla guida per otto anni del sindacato, succede uno dei suoi più stretti collaboratori, Carlo Palermo, che resterà in carica fino al 2022. Sessantasei anni, calabrese di origine, ma toscano di adozione è direttore del Dipartimento di Medicina interna e specialistica della Usl Toscana Sud-Est. Nei punti del programma di Palermo ci sarà la valorizzazione del lavoro di medici e dirigenti sanitari con particolare attenzione alle politiche di genere, giovani, lotta al precariato, cambio di paradigma del sistema formativo. Il vice segretario nazionale vicario sarà Giorgio Cavallero, Costantino Troise presidente nazionale, Cosimo Nocera vice presidente nazionale.
Uno dei nodi che si troverà sul tavolo Palermo è quello del rinnovo del contratto della dirigenza medica: la trattiva all’Aran è partita a febbraio ma per ora le parti restano distanti: «Servono 63 milioni di euro per inserire l’indennità di esclusività nella massa salariale – spiega Palermo a Sanità Informazione – E poi altri 40-50 milioni l’anno per la questione della retribuzione individuale di anzianità. Senza questo, difficile che si sblocchi. Ma io sono ottimista per natura».
Dottor Palermo, sono tanti i temi sul tavolo. C’è la carenza di medici, il definanziamento del Ssn, le aggressioni ai medici, solo per citarne alcuni. Per lei qual è la priorità assoluta?
«In questi tempi difficili di attacco al Sistema sanitario nazionale penso che la difesa delle caratteristiche fondanti del sistema, l’universalità, l’equità, la solidarietà, siano il tema principale, portante. Noi siamo cresciuti in questo sistema e vedere attualmente attacchi soprattutto al principio di universalità attraverso anche un utilizzo di notizie che sarebbero tutte da verificare ci creano notevoli problemi. Il trasferimento di attività, di prestazioni del Sistema sanitario nazionale al versante privato determinerà certamente una sanità nel tempo che sarà una sanità duale, una sanità povera per i poveri, una sanità ricca per i ricchi. Una sanità che sarà ricca anche di professionalità perché già vediamo ora in questo periodo di difficoltà del sistema un trasferimento di professionalità che vanno dal pubblico al privato. Questo è un dato di partenza. Difendere le caratteristiche fondanti significa difendere il futuro della sanità, la possibilità di accesso per tutti a questa grande infrastruttura sociale che è una infrastruttura che ha come elemento caratterizzante l’equità, la possibilità per tutti in momenti difficili, di malattia di accedere a un sistema di qualità».
Al Ministro Giulia Grillo quali sono le prime richieste che avanzate?
«Noi abbiamo letto con attenzione i principi che sono sostenuti nel contratto politico di governo. Sono principi che in qualche modo riflettono molte delle nostre posizioni sviluppate in questi anni. Certamente la necessità di incrementare il Fondo sanitario nazionale, certamente un’attenzione particolare alla professione, sia in termini economici, quindi la chiusura dei contratti, ma anche in termini di sviluppo dei professionisti. Ormai lo diciamo dal 2011 che quello che vediamo oggi sarebbe successo. La gobba demografica, la gobba di pensionamento alla fine avrebbe creato una crisi del sistema con zone che non riescono più ad avere gli specialisti necessari per avere l’erogazione dei LEA, sicché tutto si centralizza, la periferia viene desertificata, l’attenzione che il Ministro mostra rispetto a questi temi che noi sviluppiamo da anni è certamente un dato positivo. Il problema è mantenerle queste promesse, trovare risorse economiche per poter in qualche modo difendere il sistema sia sotto il profilo del finanziamento, sia sotto il profilo della qualità professionale».
Capitolo contratto della dirigenza medica. La trattiva va avanti da febbraio ma sembra essersi arenata. Siete fiduciosi che alla fine si riesca a concludere o più pessimisti?
«Io sono di carattere positivo e molto fiducioso, però ci sono alcuni elementi che vanno chiariti. Stiamo discutendo in sede tecnica, i nodi cerchiamo di affrontarli ma c’è un dato innanzitutto economico che va portato a soluzione. Senza la soluzione di questo dato economico sarà difficile chiudere il contratto. Non sono cose eccezionali: stiamo parlando di 63 milioni di euro per inserire l’indennità di esclusività nella massa salariale. 63 milioni di euro per quell’istituto che lega il professionista al Sistema sanitario nazionale. Perché il rapporto esclusivo significa questo: io mi dedico e dedico la mia vita professionale al Sistema Sanitario nazionale e alla sua sopravvivenza. Non mi sembra una grande cifra, le regioni sono disponibili, bisogna convincere il Mef ad accettare questo tipo di incremento del fondo. L’altro elemento che bisogna risolvere è la questione della retribuzione individuale di anzianità, è la retribuzione legata ai famosi scatti biennali bloccati nel 1996 che chi va in pensione versa nei fondi contrattuali. Anche in questo caso non sono grandi cifre, però messe insieme queste due piccole cifre, perché si tratta di 40-50 milioni l’anno, sono quegli elementi economici che permettono finalmente a una professione che ha un blocco contrattuale dal 2010, di risolvere quindi gli elementi economici e poter in qualche modo guardare con favore e con speranza anche agli altri istituti contrattuali che servono soprattutto a garantire l’organizzazione dei servizi e quindi la qualità e la quantità delle prestazione a cui è legata in un certo modo anche la lunghezza delle attese e quindi la possibilità con istituti contrattuali, come la libera professione in favore dell’azienda, di ridurre questo elemento che molti considerano cruciale per il futuro del Sistema Sanitario nazionale».