Il presidente del meeting SAQURE: «I contenziosi sono diminuiti. Disposizioni anticipate di trattamento fondamentali per l’autodeterminazione dei pazienti che devono sottoporsi a qualunque procedura, applicabili anche ai testimoni di Geova che rifiutano le trasfusioni»
Sicurezza, qualità e affidabilità. Sono le tre parole intorno alle quali si è incentrato il meeting SAQURE organizzato a Roma dagli anestesisti rianimatori rappresentati dall’Aaroi-Emac. Tre parole per una tre giorni che ha messo al centro tematiche non scientifiche, che vanno dai problemi medico legali e la responsabilità professionale ai processi organizzativi del Servizio sanitario nazionale.
«Siamo gli angeli custodi dei pazienti, dalla nascita al fine vita – ha dichiarato ai nostri microfoni il presidente del meeting Franco Marinangeli -. Siamo accanto alle mamme per fare l’analgesia del travaglio di parto; siamo vicini ai pazienti che vengono sottoposti a interventi chirurgici e ai pazienti in terapia intensiva; lavoriamo negli hospice e nelle reti di cure palliative e di terapia del dolore. Eppure – prosegue Marinangeli – spesso i cittadini non ci conoscono, qualcuno ancora pensa che non siamo medici. Anche per questo abbiamo deciso di organizzare questo incontro in modo diverso dai classici congressi medici. Abbiamo creato un dialogo con il mondo esterno e abbiamo invitato Cittadinanzattiva, i Nas e anche un gruppo di testimoni di Geova».
Proprio con questi ultimi il dibattito è stato particolarmente acceso e interessante, ed è stata l’occasione per far luce sulle disposizioni anticipate di trattamento. Un tema che «non riguarda il fine vita» ma «l’autodeterminazione», e quindi anche la scelta dei testimoni di Geova di rifiutare le trasfusioni di sangue. «Come ha spiegato il professor Fineschi nella sua lectio magistralis – continua Marinangeli -, la legge 219 del 2017 prevede che i professionisti sono tenuti a rispettare le volontà del cittadino, quindi anche dei testimoni di Geova. E peraltro non c’è obiezione di coscienza, quindi dobbiamo attenerci alla Legge».
Infine, tra i temi trattati dagli anestesisti rianimatori non poteva mancare la responsabilità professionale. L’Aaroi-Emac registra una «diminuzione notevole di contenziosi, grazie all’impegno importante della categoria in tema di formazione e comunicazione. Teniamo inoltre presente – aggiunge il presidente di SaQuRe – che il 95% dei contenziosi non ha motivo di esistere ed è frutto di una bolla speculativa e di richieste economiche infondate da parte dei pazienti. Inoltre, secondo l’Ania, l’80% dei contenziosi è causato dal cosiddetto errore latente. Non un errore medico, quindi, ma organizzativo. Qualcosa che noi anestesisti subiamo. Ecco perché – conclude Marinangeli – riteniamo che la nostra partecipazione all’organizzazione del sistema sia fondamentale. Dobbiamo far capire agli amministratori e alla politica che noi anestesisti rianimatori siamo i garanti della sicurezza, siamo un ingranaggio chiave degli ospedali, e possiamo quindi essere partner privilegiati per partecipare alla riorganizzazione del nostro Sistema sanitario nazionale».