“L’onere della prova nei rapporti tra medico e paziente”
“Un medico dipendente di una clinica privata solleva alcune perplessità in merito ad una vicenda accaduta ad un collega, coinvolto in una causa promossa da un suo paziente presunto danneggiato. Lo scrivente era convinto che spettasse al paziente dover provare non solo di aver subito il danno, ma anche che questo sia stato provocato dal medico. Accorgendosi, per contro, che nella pratica si verifica esattamente il contrario, chiede un chiarimento su come comportarsi se dovesse incorrere in una situazione simile”.
Un consolidato orientamento della giurisprudenza ha stabilito, ormai da oltre dieci anni, che la responsabilità medica è di tipo contrattuale non solo quando trattasi di libero professionista ma anche quando ci si riferisca ad un medico dipendente di una struttura. La giurisprudenza afferma infatti che tra medico e paziente si instaura un vero e proprio contratto, in forza del quale spetta al medico l’onere – spesso arduo – di provare che il suo comportamento è stato corretto ed aderente alle migliori pratiche e protocolli. Da questo orientamento, inoltre, scaturisce un’altra pesante conseguenza: il diritto del danneggiato si prescrive non in 5 anni, ma in 10, a far data non da quando il fatto dannoso si è verificato, ma da quando il danneggiato ha avuto consapevolezza del danno subito. Questi due fattori, insieme alle ipervalutazioni dei danni, contribuiscono ad allontanare gli assicuratori dalla Rc sanitaria.
In questo scenario sconfortante si apre però uno “spiraglio roseo” per i medici (ed anche per gli assicuratori): una recentissima sentenza (23 luglio 2014) della 1°sezione del Tribunale di Milano, infatti, dà una forte spallata all’orientamento dominante affermando che la responsabilità medica è di carattere extracontrattuale. Il Tribunale di Milano costituisce storicamente una voce autorevole anche per la Rc medica, e questa sentenza lascia presagire una significativa inversione di tendenza: i medici se ne avvantaggeranno, sia in sede di giudizio, sia per l’approccio più disponibile che avrebbero gli assicuratori nei confronti della Rc sanitaria.
Ennio Profeta – consulente SanitAssicura