Lavoro e Professioni 23 Ottobre 2020 09:39

Assistenti sociali e Ministro Catalfo d’accordo su rafforzamento dei servizi e integrazione socio-sanitaria

Incontro al Ministero del Lavoro tra il Ministro e una delegazione CNOAS. Il Presidente Gazzi: «Puntiamo a un assistente sociale ogni 3mila abitanti e a rinforzare i servizi domiciliari». Per le risorse si guarda al Recovery Fund
Assistenti sociali e Ministro Catalfo d’accordo su rafforzamento dei servizi e integrazione socio-sanitaria

In una lettera avevano chiesto un miliardo di euro per dare finalmente attuazione alla legge 328 sui livelli essenziali nei Servizi sociali. La richiesta non è caduta nel vuoto e dopo pochi giorni gli assistenti sociali sono stati ricevuti dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo che si è dimostrata molto sensibile alle richieste provenienti dal CNOAS, Consiglio Nazionale Ordini Assistenti Sociali, rappresentato dal Presidente Gianmario Gazzi.

All’incontro cui ha partecipato anche il Direttore generale per la lotta alla povertà e per la programmazione, Angelo Marano, e i consiglieri del CNOAS Miriam Totis e Francesco Poli, Gazzi si è presentato con un documento denso di numeri e problemi anche in vista del prossimo Piano Sociale Nazionale i cui lavori preparatori cominciano martedì.

Nessuno si è sbilanciato sulle risorse, ma gli obiettivi sono comuni: in primis il rafforzamento dei servizi e l’integrazione socio-sanitaria.

«C’è una convergenza di obiettivi con il Ministro – spiega a caldo a Sanità Informazione Gianmario Gazzi -. È chiaro che si tratta di un percorso lungo che coinvolgerà anche i fondi previsti nel Recovery Fund. Le indicazioni sono buone e il percorso disegnato è quello di un Piano sociale che andrà a ridefinire i livelli essenziali della famosa Legge 328. Adesso spetta a noi da un lato collaborare e dall’altro presidiare il processo. Bisognerà capire se si troverà una quadra con comuni e regioni che sono gli altri attori insieme alle parti sociali».

L’obiettivo del CNOAS è quello di arrivare finalmente al parametro di un assistente sociale per 3mila abitanti e di rinforzare i servizi domiciliari. «Come mostra l’emergenza Covid, i servizi domiciliari sono quanto mai vitali in questo momento, ma lo saranno anche per il futuro con una popolazione che invecchia inesorabilmente: gli over 65 passeranno dal 22% al 30% nei prossimi anni» spiega ancora Gazzi.

Gli assistenti sociali sono stati anche coinvolti nel processo di creazione delle USCA, le unità speciali di continuità assistenziale, che dovrebbero avere un ruolo essenziale nel contenere il Covid. «In alcune regioni sono stati assunti, in altre no nel senso che alcune regioni non hanno ancora le USCA – spiega Gazzi -. In realtà nella legge di Bilancio auspichiamo anche un investimento nell’ambito della sanità rispetto alla componente sociale perché non possiamo ‘scaricare’ sempre tutto sui comuni. Se la salute ha anche dei determinanti sociali ci deve essere anche una componente sociale nella parte sanitaria».

Oggetto dell’incontro con il Ministro Catalfo anche il rafforzamento dei servizi negli enti locali, spesso in sofferenza. «Negli enti locali – continua ancora il Presidente CNOAS – l’assistente sociale non si occupa solo del reddito di cittadinanza come qualcuno pensa ma si occupa anche di tutela, di anziani, di non autosufficienza, di percorsi mirati a sostegno di situazioni conflittuali o anche di tutta una serie di problematiche che possono incorrere nella vita di tutti noi. L’idea dev’essere quella che la prossimità si costruisce tra l’ente locale e il sanitario rispetto a tutti questi temi. Il Ministro è consapevole della necessità di investire e trovare meccanismi adeguati affinché i servizi possano reggere l’urto dei prossimi anni».

«Noi oggi abbiamo territori dove i servizi di prossimità non ci sono. Ci sono assistenti sociali assunti con agenzie interinali perché il comune è in dissesto, c’è l’educativa domiciliare che non riceve gli stipendi e la cooperativa che non viene pagata da mesi. In questo quadro in fase pandemica non se ne esce. La vera riforma strutturale sul piano del Welfare significa applicare quello che la norma prevedeva. Bisogna ragionare tutti insieme. Non può essere che il maggior finanziamento nazionale diventi un risparmio del livello locale: ognuno deve fare la sua parte» conclude il Presidente CNOAS.

 

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