Mauro Menzietti (Ana): «Due gli ingredienti del successo: professionisti laureati e contributo del SSN per l’acquisto degli apparecchi. La nostra filiera è completamente sanitaria»
«In Italia il mercato dell’audioprotesi soddisfa l’81% dei clienti». Mauro Menzietti presidente dell’Ana, l’Associazione Nazionale che raggruppa le aziende di Audioprotesi, commenta con orgoglio i risultati dell’EuroTrak 2018. Questa ricerca, nata nel 2009 per iniziativa di Ehima (l’Associazione europea dei produttori di apparecchi acustici), passa al setaccio, con una cadenza triennale, tutti gli aspetti fondamentali del mercato: dall’incidenza dell’ipoacusia, al tasso di adozione degli apparecchi acustici, alle motivazioni che hanno portato all’acquisto, fino alla valutazione della soddisfazione del cliente.
«Siamo secondi solo alla Francia, prima sul podio con un tasso di soddisfazione del cliente dell’82%. A pari merito con l’Italia – ha aggiunto il presidente Ana – c’è la Svizzera. Terza nazione in classifica è il Belgio». L’EuroTrak, realizzata inizialmente in Germania, Francia e Regno Unito, è stata progressivamente estesa a 10 nazioni europee ed al Giappone. In Italia è arrivata nel 2012, anno in cui la soddisfazione del cliente si è fermata a quota 70%. «Il Belpaese ha incrementato il suo valore di soddisfazione del cliente, in pochi anni di ben i 11 punti. Un risultato straordinario se si considera che le altre nazioni hanno migliorato il proprio al massimo del 4-5%».
E quali sono i segreti di un successo così straordinario? «La scelta nel 2000 di istituire la laurea in audioprotesi e il contributo erogato dal Sistema Sanitario Nazionale per l’acquisto degli apparecchi – ha risposto Menzietti -. Il modello italiano funziona ed è vincente perché è fondato sulla professionalità. La nostra filiera è completamente sanitaria. Al contrario del Giappone dove, in assenza di professionisti qualificati e laureati, il tasso di soddisfazione è del 39%, nonostante le tecnologie utilizzate siano avanzate come quelle europee. Questo perché – ha sottolineato il presidente Ana – per assicurare il buon funzionamento di un apparecchio acustico non è sufficiente che sia di alta qualità, ma è necessario l’intervento dello specialista che sappia scegliere quello più adatto alle esigenze del singolo paziente».
Un sistema virtuoso che ora, però, potrebbe essere messo in crisi da alcune novità legislative: «Il modello di assistenza protesica, entrato in vigore ma non ancora applicato, prevede che l’apparecchio acustico sia acquistato con gara pubblica, come i dispositivi di serie. Quello finora utilizzato, invece, – ha commentato Menzietti – ha permesso che il contributo del SSN fosse erogato su apparecchi personalizzati. Se questo nuovo modello dovesse diventare operativo assisteremo senza dubbio ad un abbassamento della qualità del servizio: è impensabile di poter utilizzare il medesimo apparecchio per persone con esigenze differenti. I pazienti che vorranno mantenere le proprie abitudini- medesima tecnologia e stesso audioprotesista – è molto probabile che dovranno mettere mani alle tasche».
Accanto a questa criticità legislativa ne esiste un’altra che, se non risolta, potrebbe ugualmente compromettere il mantenimento degli ottimi risultati raggiunti finora. «C’è un vuoto culturale che non riusciamo a colmare – ha detto l’audioprotesista -. Oltre il 50% di coloro che dovrebbero portate l’apparecchio acustico non hanno nemmeno mai fatto un controllo dell’udito. Troppo spesso ci si rivolge ad un professionista quando la patologia, avendo raggiunto uno stato avanzato, ha già compromesso le relazioni sociali e l’autonomia».
Eletto a novembre del 2018 alla presidenza dell’Ana, Mauro Menzietti, ha sin dal primo giorno spinto verso una politica a favore degli screening e dei controlli periodici dell’udito: «Mi piacerebbe in questo mandato riuscire portare in campo una pubblicità progresso, una campagna di sensibilizzazione che coinvolga ogni fascia di età. Perché – ha spiegato – anche i giovanissimi devono essere consapevoli dei rischi che corrono quando trascorrono intere giornate con le cuffie nelle orecchie, ascoltando musica a volume altissimo. E soprattutto – ha concluso il presidente Ana – mi piacerebbe che a prendere parte a questa “battaglia informativa” non siano solo gli audioprotesisti, ma anche i medici di medicina generale e gli specialisti».