L’attività fisica è un elemento fondamentale nella crescita ed evoluzione psicofisica dei giovani. Bambini e adolescenti affetti da malattie croniche e disabilità non devono fare eccezione. I consigli dello specialista esperto per la scelta delle attività più indicate nelle differenti situazioni patologiche
Con la stagione estiva ormai agli sgoccioli e il ritorno sui banchi di scuola sempre più vicino, i genitori saranno a breve coinvolti nella scelta dello sport da far intraprendere ai propri figli. Bambini e adolescenti affetti da malattie croniche e disabilità non possono e non devono fare eccezione: l’attività fisico-sportiva e ludico-motoria è parte integrante del processo di crescita ed evoluzione psicofisica dei più giovani, oltre che strumento di inclusione e integrazione tra razze, religioni e culture diverse.
Per tutti questi motivi, il provider ECM 2506 Sanità in-Formazione ed il professor Francesco Maria Manozzi, medico delle Federazioni Sportive Nazionali CONI e CIP e docente universitario nella materia specifica, propongono un vademecum che possa esser d’aiuto a pediatri, medici e genitori, al fine di individuare l’attività fisica più adatta in base alle caratteristiche individuali del giovane ed al tipo di patologia e/o disabilità.
L’ACQUA CANCELLA LE DISABILITÀ FISICHE
Per quanto riguarda i disabili fisici, le principali discipline sportive praticate ai fini della riabilitazione motoria sono: atletica, tiro con l’arco, scherma, tennis e tennis da tavolo, basket e nuoto. Quest’ultimo, in particolare, è largamente utilizzato come metodica riabilitativa per molte disabilità motorie e si arricchisce dell’elemento psicologico della competizione. L’acqua si sostituisce agli ausili nello svolgere funzione di sostegno per il bambino che potrà sperimentare nuovamente la completa libertà di movimento del proprio corpo e il piacere derivante dal rilassamento anche degli spasmi e delle contrazioni, con conseguente rafforzamento dell’autonomia negli spostamenti.
SPORTIVI E FELICI CON LA SINDROME DI DOWN
Per i bambini e i ragazzi affetti da sindrome di Down l’esercizio fisico contribuisce, unitamente a una corretta alimentazione, a raggiungere e a mantenere un giusto rapporto tra il peso e la statura, riducendo il rischio di sovrappeso od obesità e la conseguente possibilità di sviluppare in futuro arteriosclerosi e conseguenti malattie cardiovascolari. Le masse muscolari allenate diventano più forti, proteggendo le articolazioni in caso di lassità legamentosa presente a volte nella sindrome. Anche la postura risente favorevolmente della pratica di esercizio fisico, assumendo un assetto corretto. Tra gli sport consigliati, la ginnastica, che sviluppa in modo simmetrico tutta la muscolatura corporea e aumenta l’agilità e la destrezza nei bambini; il nuoto, perché in acqua la forza di gravità è ridotta e nuotando si possono correggere le posizioni errate causa di scoliosi o altre patologie scheletriche; la pallavolo, che migliora le capacità anaerobiche, la velocità e la potenza muscolare, nonché la coordinazione motoria. Va ricordato che prima di praticare qualunque attività fisico motoria i bambini con sindrome di Down, oltre alla necessaria visita medico sportiva, dovranno effettuare una radiografia del rachide cervicale ed un approfondimento ecocardiografico. Per quanti di loro vorranno affrontare la pratica agonistica va inoltre eseguito un test intellettivo (QI) che dovrà risultare superiore a settanta.
AGLI ASMATICI SCONSIGLIATE SOLO LE ATTIVITÀ ESTREME
I bambini e i ragazzi asmatici non solo possono, ma devono svolgere attività sportiva, particolarmente in ambienti idonei, non inquinati e con basso indice di polveri, acari e muffa. Utili in tal senso gli ambienti “umidi” e quindi preferibili gli sport in acqua quali nuoto, pallanuoto, sincro ed anche subacquea. L’attività fisico sportiva migliora le condizioni cardiorespiratorie, aumenta la capacità di lavoro ed il tono trofismo muscolare, nonché riduce i livelli di ansia indotti dalla malattia. Da evitare solo pericolose forzature, quali gli sport estremi in cui è difficile prestare soccorso.
PER I DIABETICI SÌ AGLI SPORT DI GRUPPO
Lo svolgimento di un’attività fisica regolare è uno dei cardini della terapia del paziente diabetico in età evolutiva. Numerosi studi hanno dimostrato come il movimento induca un aumento dell’effetto ipoglicemizzante dell’insulina; un regolare esercizio fisico offre inoltre benefici effetti sulle condizioni generali del ragazzo diabetico e costituisce un importante momento di socializzazione, un miglioramento dell’autostima e una riduzione del peso psicologico della malattia stessa. Il paziente diabetico seguito dal medico può quindi praticare qualsiasi tipo di sport, evitando solo la pratica di quelli più solitari ed estremi come l’alpinismo, l’automobilismo o gli sport subacquei, per il rischio che un’eventuale ipoglicemia possa insorgere in determinati contesti.
Nella scelta dell’attività fisico motoria e della disciplina sportiva rimane determinante il ruolo del medico specialista in medicina dello sport, con il quale la stessa va concordata e regolata nella prescrizione. Va ricordato infatti che la pratica sportiva va adattata al singolo individuo e prescritta in dosi corrette come una terapia (sport terapia). Come tale se è sotto dosata non produce alcun beneficio, ma se sovra dosata può comportare anche dei rischi per la salute e, nei ragazzi con disabilità e/o situazioni patologiche, anche una regressione del processo evolutivo, con ridotta capacità di aggregazione e di integrazione e perdita di autostima.
Per fornire ai pazienti e alle loro famiglie indicazioni corrette ed evitare spiacevoli problematiche, è quindi fondamentale che pediatri, medici e genitori abbiano nozioni e conoscenze specifiche della materia. Proprio questi sono gli obiettivi che intende raggiungere il corso FAD (Formazione a Distanza) dal titolo “Disabilità motorie, riabilitazione e sport. Un approccio terapeutico globale”, realizzato in partnership con Consulcesi Club e già on line gratuitamente sul sito www.corsi-ecm-fad.it. Abbinato al corso, il Film Formazione “No Limits”, diretto dal regista Christian Marazziti, che affronta il tema delle disabilità motorie, della riabilitazione e dello sport sotto il profilo clinico e psicologico. “No Limits” si aggiunge all’ampio catalogo di Film Formazione offerti dal provider ECM 2506 Sanità in-Formazione: una lista di produzioni che hanno già riscosso enorme successo tra i camici bianchi grazie a film selezionati in prestigiosi festival cinematografici.
Il corso viene articolato in 7 lezioni che ripercorrono le patologie causa di disabilità, insieme alla loro classificazione, prevenzione e trattamento. Al termine delle lezioni è previsto un questionario per accertare la comprensione dei contenuti, che assegna 8 crediti formativi ECM.
Coordinatore scientifico il professor Francesco Maria Manozzi: «Una migliore cultura della disabilità produce anche una migliore qualità di vita per tutta la popolazione. Lo sport è di tutti e per tutti ed abbatte qualsiasi tipo di barriere».