Chiesta al Governo maggior attenzione sui problemi della categoria, a partire dall’orario di lavoro. Cassi (CIMO): «La normativa va rispettata, altrimenti azioni legali». Lala (OMCeO Roma): «Diritto al giusto riposo per non mettere a rischio struttura, medico e soprattutto la vita del paziente»
Precariato, difficoltà nell’accesso alla professione, numero chiuso e turni massacranti. Sono tanti i problemi che assillano ormai da troppo tempo la categoria degli operatori sanitari e contro cui si sono scagliati sindacati e organizzazioni nella protesta nazionale di sabato 28 novembre a Roma.
Un incontro con testimonianze e denunce da cui sono emerse tutte le difficoltà della categoria nel rapportarsi alla propria professione, alla politica e ai pazienti, e che Sanità informazione ha seguito in diretta sul nuovo profilo Twitter con foto, aggiornamenti e interviste ai principali protagonisti.
Presenti in piazza Santi Apostoli le principali sigle sindacali mediche, riunite dalla Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri per segnare una svolta in un momento particolarmente complesso per la categoria. Ma è proprio questa massiccia adesione da parte dei sindacati (e sostanzialmente debole per quel che riguarda sia i singoli professionisti che altri tipi di organizzazione) a far storcere il naso al SIGM. In una nota diffusa al termine della protesta, il Segretariato Italiano Giovani Medici ha evidenziato come «sin dalle prime mosse, alla mobilitazione annunciata dalla FNOMCeO è parsa sovrapporsi la presenza dominante dei sindacati. Non a caso, la piazza antistante il palco era segnata dalla capillare presenza di bandiere e striscioni riconducibili agli oltre 20 sindacati medici. Ma i sindacati – prosegue la nota – non rappresentano che una parte degli interessi e delle sensibilità della Professione Medica». Ed è per questo che la FNOMCeO deve tornare «a essere la voce di tutti i medici».
«La manifestazione di oggi – ha dichiarato ai nostri microfoni Roberto Lala, presidente OMCeO Roma – : non vuole essere una protesta a difesa di una categoria. Oggi stiamo semplicemente difendendo un servizio pubblico, che è quello sanitario nazionale, e soprattutto il diritto di tutti ad essere curati. Affinché ciò avvenga, è necessario che a strutture e operatori venga concesso di lavorare in condizioni umane». Un esempio? Il problema dei turni massacranti, non risolto dall’entrata in vigore della legge 161/2014 il 25 novembre. «Quello degli orari di lavoro – spiega Lala – è uno dei buchi enormi che ci siamo ritrovati a dover coprire in tempi brevissimi a causa di un’ignavia amministrativa che ha portato avanti questo procedimento per anni. Oggi, per colpa di quello che non è stato fatto, ci ritroviamo con medici che vengono privati del diritto al riposo, mettendo a rischio sé stessi, le strutture in cui operano e la salute dei pazienti». Questo è soltanto uno, ma forse il più importante, dei problemi che hanno spinto i medici a scendere in piazza. Secondo Giacomo Milillo, Segretario Nazionale della FIMMG (Federazione dei Medici di Medicina Generale), quello degli orari di lavoro «è un esempio tipico di problema che le Regioni non sono riuscite a risolvere nonostante l’anno di tempo che hanno avuto per organizzarsi. Non sono stati presi i provvedimenti necessari – spiega Milillo – ed ora ci troviamo con una criticità che rischia di far saltare tutto il sistema».
«Il Governo si è impegnato ad assumere tra i 2mila e i 3mila medici – spiega invece Riccardo Cassi, presidente di CIMO (il Sindacato dei Medici) – e questa notizia rappresenta un buon segnale. Senza dubbio, però, è un’iniziativa che, presa da sola, non è assolutamente sufficiente. Ancora non vediamo risposte concrete né da parte dell’esecutivo, né delle Regioni, né delle Aziende e noi non riusciamo a vedere una soluzione al problema. Resta però il fatto che la legge è legge e la dobbiamo rispettare, altrimenti partiranno cause, ricorsi e tutto quel che è previsto».
Ricorsi che, in realtà, sono già partiti (oltre 5mila), come ha di recente rivelato Consulcesi, punto di riferimento della classe medica nella tutela legale: «Al di là dei sindacati, vedere il personale sanitario unito in piazza a difendere i propri diritti – commenta Direttore Generale di Consulcesi Group, Simona Gori – è un bel segnale che la categoria lancia alle istituzioni. Come sempre siamo al loro fianco per supportarli con le iniziative che portiamo avanti da anni e che ci hanno consentito di raggiungere importanti risultati. Nel caso specifico dei turni massacranti, vogliamo riaffermare un principio di giustizia. Ora, proprio per questo, abbiamo lanciato la nuova azione collettiva per far valere anche questo diritto: è in programma il prossimo 15 dicembre e numerosi OMCeO, Enti, Associazioni, Sindacati e Società Scientifiche hanno già convenzionato tutti i loro iscritti. Insieme faremo valere i diritti di migliaia di camici bianchi. A disposizione ci sono i nostri mille avvocati e consulenti legali».