#BastaTurniMassacranti. Le risposte del Ministro sul 25 novembre
Lorenzin: «Intervenire sul personale. Risponderò a segnalazioni di Sanità informazione». Le voci dal vertice Aran-Sindacati: «Norme sugli orari da rispettare, apriamo confronto su modalità e contratto». Intanto pronti migliaia di ricorsi
Credo che per il 25 novembre bisogna proprio farcela. Lo dobbiamo ai nostri medici che hanno dato tanto in questi anni di crisi». La volontà del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, espressa ai nostri microfoni, di superare definitivamente la questione relativa agli eccessivi orari di lavoro cui sono sottoposti i camici bianchi italiani c’è. I mezzi per farlo, forse, no. Lo testimoniano le decine e decine di segnalazioni che continuano ad arrivare ogni giorno in redazione da quando Sanità informazione ha lanciato la campagna #BastaTurniMassacranti. Anche il ministro ha chiesto di visionarle personalmente per prendere in carico le situazioni più difficili: «Inviate a noi le testimonianze che vi arrivano dai medici, cercheremo di dare risposte».
Dall’altra parte della simbolica barricata ci sono sindacati e rappresentanti della categoria, anche loro in fibrillazione in vista del 25 novembre. Le loro voci si sono fatte sentire al tavolo convocato dal governo all’Aran (Agenzia della rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) a cui Sanità informazione ha assistito in esclusiva. «È un confronto difficile ma apprezziamo il senso di responsabilità delle organizzazioni che hanno accettato di avviare un percorso per affrontare punto per punto le implicazioni della norma» spiega Sergio Gasparrini, presidente Aran. «Si prova a risolvere la questione in extremis, ma sembra un tentativo strumentale. È importante scongiurare – afferma Costantino Troise (Anaao-Assomed) – proposte di dubbia legittimità sull’applicazione della direttiva. Ricorsi? Quando fallisce la politica, la parola passa ai giudici…». «La soluzione è politica, prima che contrattuale – ribadisce il presidente Cimo, Riccardo Cassi – bisogna inserire norme cogenti che consentano la definizione della nuova figura professionale del medico e nuove regole per il suo lavoro». «Si è perso fin qui troppo tempo. La questione va risolta attraverso la stabilizzazione dei precari, reperendo risorse ad hoc nella Stabilità – commenta la responsabile Sanità nella Segreteria Nazionale FP CGIL, Cecilia Taranto – e dal 25 novembre invitiamo tutto il personale sanitario ad attenersi alla normativa, compreso il riposo di almeno 11 ore tra un turno e l’altro». «Siamo tutti compatti nel non concedere né deroghe, né proroghe – afferma il Segretario Generale di Cisl Medici, Biagio Papotto – e chiediamo un intervento immediato del Governo in termini di risorse per applicare la Legge e far terminare i turni massacranti che hanno già prodotto migliaia di ricorsi, tutti legittimati dalla violazione di una direttiva europea».
Il tempo è quasi scaduto. L’Italia aveva un anno per mettersi in regola con la direttiva europea 2003/88 ma, da quando si è resa conto di avere un problema e ha tentato di metterci una toppa, poco o nulla sembra essere stato fatto. Arrivati a questo punto il ministro non prende neanche in considerazione l’idea di ulteriori proroghe: «Come sappiamo – ha spiegato ancora ai nostri microfoni – l’Italia è stata messa in infrazione dall’Europa perché non attuava questa specifica direttiva. Per questo dobbiamo metterla in pratica, senza dubbio». A fare le spese di questa brutta storia all’italiana è stato, dunque, finora «il personale sanitario, che io ritengo abbia dato moltissimo in questi anni di crisi economica, e che adesso dobbiamo cominciare ad inquadrare in maniera diversa, dando il via ad una fase in cui affronteremo in maniera più chiara e diretta alcune problematiche relative al personale. Certo, magari non tutte insieme, non tutte subito, ma che almeno ci sia un’indicazione di rotta chiara».
Il ministro dimostra di voler affrontare in prima persona il problema per dare un minimo di sollievo ad una categoria che tanto fa per i cittadini italiani e che non può più reggere orari di lavoro di questo tipo. Solo qualche giorno fa, Consulcesi – che tutela oltre 70mila medici – ha quantificato in 5mila (e in veloce aumento) i ricorsi già avviati dai camici bianchi per ottenere un rimborso per la violazione della normativa europea. Se nulla cambierà, il fronte giudiziario aperto potrà costare caro allo Stato. Anche perché i diretti interessati sembrano essere arrivati al limite: la dottoressa Aurora Landriani, ad esempio, punta il dito non soltanto contro gli orari di lavoro eccessivi, ma anche contro un trattamento economico «non proporzionato alle spese vive di gestione delle professione, alle responsabilità e ai carichi di lavoro propri di un’attività molto delicata, ad alto rischio di stress psico-fisico e di contenziosi». Per il dottor Francesco Bray, invece, quello dei turni massacranti è un problema legato non soltanto agli orari di lavoro, ma anche al modo in cui la classe medica stessa vede la professione in generale: «Bisogna riqualificare la nostra professione – ci scrive – e fare in modo che i medici siano più consapevoli dell’importanza del proprio ruolo».
Queste sono soltanto due delle tante testimonianze che ci arrivano ogni giorno. Da oggi, però, come chiesto dal ministro Lorenzin, ogni segnalazione indirizzata alla casella redazione@sanitainformazione.it verrà girata direttamente al Ministero della Salute.
Marco Tortorella, legale di Consulcesi: «Negli ultimi 20 anni lo strumento del ricorso alla giustizia amministrativa ha permesso a decine di migliaia di studenti, esclusi ai test di selezione alla Facoltà di Medicina, di iscriversi ai corsi, di studiare, di fare gli esami e infine di laurearsi. L'esperienza indica che gli studenti entrati con il ricorso, forse anche perché più motivati, sono tra coloro che possono vantare un ottimo percorso accademico»
La denuncia dei legali: «Già negli scorsi anni i giudici amministrativi del Consiglio di Stato hanno accolto i ricorsi, ritenendo l’errato calcolo del fabbisogno elemento ostativo al diritto allo studio e causa della conseguente carenza di medici»
Il Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani, in un’intervista a Sanità Informazione ripercorre le principali criticità del PNNR. Le proposte: «Modificare la legge 502/92 e studiare un meccanismo flessibile di equivalenza scelta/ore, che permetta ai medici con un carico assistenziale inferiore al massimale di coprire un debito orario nelle case di comunità, retribuiti a quota oraria o capitaria»
I risultati dell’inchiesta dell’Associazione “Chi si cura di te?” sull’orario di lavoro dei medici in formazione specialistica. Fra orari insostenibili, riposi mancati e diritti negati
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