Sul caso degli orari dei medici interviene ai microfoni di Sanità informazione Costantino Troise, Segretario Nazionale del sindacato degli ospedalieri Anaao
Il conto alla rovescia è iniziato: mancano 21 giorni al D- Day del 25 novembre, la data fatidica in cui i medici italiani capiranno se deporre le armi o continuare a combattere contro i turni di lavoro improponibili cui sono stati finora sottoposti.
Il 25 novembre il nostro Paese si adeguerà finalmente alle direttive europee sul tema. Aleggia la paura, tuttavia, che questo adeguamento resti lettera morta, e che l’unico strumento per far valere i propri diritti restino sempre e comunque i ricorsi. Sanità informazione ha affrontato la questione con Costantino Troise, Segretario Nazionale Anaao Assomed.
«E’ curioso che la preoccupazione nasca tra i sindacati medici – attacca Troise – ma non sembra che né il Ministero, né le Regioni, abbiano particolare fretta di trovare una soluzione che la direttiva europea impone e che il Parlamento ha accettato, di riconoscere il diritto al riposo di 11 ore, che dopo un turno di lavoro diventa un imperativo».
Troise non fa pronostici su “l’alba del giorno dopo”, ma apre ad una questione strettamente connessa a quella dei turni di lavoro: la scarsità di personale.
«Lo scenario che si aprirà il 26 novembre non è certo – commenta il Segretario Nazionale Anaao. – Io credo che la soluzione prioritaria consista nell’aumentare il personale di circa 3000 unità, la cifra minima per risolvere il problema a livello nazionale. Noi siamo disponibili a discutere – aggiunge Troise – ma resta curiosa l’inerzia delle istituzioni verso una data critica per la sanità italiana: se da una parte c’è il rischio di andare contro un comportamento illegale delle aziende, dall’altra c’è quello di alimentare un contenzioso che ha per obiettivo garantire ai pazienti la massima sicurezza delle cure».
Il paziente al primo posto: proprio la sicurezza e la tutela di quest’ultimo deve essere la molla idonea a far scattare, una volta per tutte, un sistema che garantisca il giusto numero di ore di riposo ai medici.
«Questo diritto al riposo non è solo mirato alla salvaguardia della salute dei medici, ma anche alla sicurezza delle cure – dichiara Costantino Troise -. Credo che ognuno di noi, se avesse bisogno di un intervento delicato, preferirebbe essere operato da un chirurgo riposato e lucido, piuttosto che da un chirurgo reduce da un turno di notte di 12 ore. Il riposo ed il rispetto degli orari, il rispetto di un carico di lavoro compatibile con la sicurezza, è un obbligo deontologico dei medici ed una garanzia da fornire ai pazienti per ogni atto clinico e procedura terapeutica. Staremo a vedere cosa succederà nei prossimi giorni – conclude il Segretario Anaao – quando la bagarre sul finanziamento dei fondi sarà finita, e le istituzioni potranno dedicarsi a questo tema, che rischia davvero di far saltare l’organizzazione dei servizi sanitari, soprattutto nei settori delle emergenze–urgenze».