Lavoro e Professioni 27 Ottobre 2015 17:07

#BastaTurniMassacranti: «Vi racconto le mie 18 ore al giorno in corsia»

Le testimonianze dei medici a Sanità informazione: la vita “impossibile” che c’è dietro la dedizione alla salute dei cittadini. Si muove la politica. De Biasi (Pd): «Fondi per sbloccare turn over». Mandelli (Fi): «Non basterebbero nemmeno maghi e fattucchiere»

#BastaTurniMassacranti: «Vi racconto le mie 18 ore al giorno in corsia»

Novanta ore di lavoro in una settimana». «Trentasei effettive di turno sommate ad altre diciotto di reperibilità in appena tre giorni» e ancora: «Finiamo per vivere in ospedale». I medici, oltre a non credere al “miracolo” del 25 novembre, data in cui entra in vigore la legge attraverso cui l’Italia si adegua alla direttiva europea sugli orari di lavoro, stanno raccontando le loro estenuanti maratone in corsia a Sanità informazione.


La campagna #BastaTurniMassacranti ha spinto numerosi camici bianchi a portare la propria testimonianza, senza nascondere lo scetticismo su come la Legge 161 (quella attraverso cui l’Italia si adegua  in ritardo alla direttiva Ue 2003/88) possa effettivamente trovare applicazione con gli attuali organici. Difficile ipotizzare istantanei cambiamenti. Resta invece in piedi il diritto di ottenere i rimborsi per il pregresso in relazione alle ore lavorate in più, considerando che sforare le 48 previste e dover rinunciare alle 11 di riposo, è una “cattiva” abitudine ormai consolidata negli anni.

«Nell’arco dei prossimi tre giorni – scrive il dottor Massimo Trevigne in forza all’ospedale di Udine  – mi aspettano un totale di 36 ore effettive di turno e altre 18 di reperibilità. Se per assurdo dovessi lavorare tutte e 18 le ore di reperibilità farebbero 54 ore in tre giorni, cioè 19 ore al giorno».

La scorsa settimana, invece, Stefano Auriemma, dirigente medico cardiochirurgo presso una Uls del Veneto, «regione nota per i più scarsi organici e gli stipendi più poveri», ci tiene a sottolineare, ha lavorato 90 ore. Non è certo la prima volta che capita, lui dice: «l’ennesima». Gli è capitato di iniziare il turno alle 7.30, concluderlo alle 21.30 e poi essere richiamato per un’urgenza dalle 22.30 alle 9.30 del mattino successivo. «In aggiunta ho fatto tre turni di guardia e due di reperibilità, ho lavorato sabato e domenica e non è stata mai prevista la compensazione del riposo non goduto. Al termine dell’ultimo turno insonne mi sono sentito male ed ora per salvaguardare la mia salute sono dovuto ricorrere a giorni di malattia. Questa è la regola per una inadeguata distribuzione dei carichi di lavoro e della turnistica». Secondo il dottor Auriemma, che ha 46 anni e 15 di servizio, «la direzione dell’ospedale è assolutamente latitante, molti medici sembrano incuranti della problematica. Ritengo che l’unica soluzione all’applicazione della normativa europea sia l’adeguamento degli organici a quelli europei, ma figuriamoci…».

Fabio Massara, pediatra ospedaliero torinese, focalizza l’attenzione sulle 11 ore che devono intercorrere tra un turno e l’altro.«In un momento in cui gli organici sono ridotti all’osso  – afferma  –  chi lavora sui 3 turni finisce col vivere in ospedale, al contrario non riuscirebbe a completare l’orario». Il dottor Massara, proprio per essere ancora più chiaro, propone una simulazione. «Su un organico di 7 persone come quello dell’ospedale dove lavoro, con copertura di notti e week end. Per fare le ore o mantenere i servizi non si potranno recuperare i festivi o si dovranno fare turni diurni di 12 ore». Chiaramente non ritiene possibile, in queste condizioni, che dal 25 novembre la situazione possa cambiare.

Sono solo alcuni dei tanti messaggi giunti in redazione. Tante storie di turni davvero massacranti in un contesto generale in cui emerge la combattività di una classe medica, sfinita fisicamente ma pronta a combattere per far valere i propri diritti, alzando la voce nelle mobilitazioni di categoria e lanciandosi in azioni legali. Un grido a cui anche la politica non può rimanere sorda. La senatrice del Pd Emilia Grazia De Biasi inquadra il problema partendo da «precariato e sblocco del turnover, fondamentali anche per quel rapporto intergenerazionale per la trasmissione del sapere della competenza». Entrando nel vivo della questione, la presidente della Commissione Igiene e Sanità va dritto al punto, soffermandosi sulle risorse: «Mi auguro che nella Legge Stabilità ci siano i finanziamenti. Se non si mettono le cose sul binario giusto, rischia di esserci una relazione con il mondo medico solo sanzionatorio. Tutto non può essere solo in capo ad una colpa del professionista. C‘è una responsabilità sociale che va divisa tra famiglie, mondo dell’informazione e le istituzioni, sia nazionali che locali, e quindi anche alle Regioni che dovrebbero imparare a collaborare un po’ di più».

Secondo il senatore e capogruppo di Forza Italia in Commissione Bilancio, Andrea Mandelli, «nonostante i professionisti siano la spina dorsale del Paese e portino avanti anche l’economia, sono trattati come figli di un dio minore». Un “trattamento” a quanto pare subito anche sulla vicenda degli orari di lavoro. «I medici non sono tenuti in considerazione reale quando si parla dei provvedimenti in generale, men che meno quando si tratta delle materie che li riguardano. Non sono mai messi in condizione di fare il loro lavoro nella maniera migliore. Anche riguardo la vicenda dei turni massacranti – aggiunge – a meno che qualcuno non vada fare qualche corso per maga e fattucchiera, non vedo come gli annunci possano diventare realtà nell’attuale situazione». È quello che si chiedono anche i medici.

Inviate le vostre testimonianze scrivendo all’indirizzo redazione@sanitainformazione.it 

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