La voce dei camici bianchi: “Troppi oneri a fronte di orari insostenibili”.
Tempi duri, semmai non fosse ancora chiaro, anche per i medici italiani. La recente decisione del blocco all’aumento dei salari colpisce anche i camici bianchi e, come se non bastasse, i turni di lavoro massacranti e gli straordinari non retribuiti di certo non stimolano positivamente i professionisti della sanità.
La protesta, in certi casi, è arrivata fino a Montecitorio dove i medici fiscali – in attesa di un intervento del Governo per una convenzione che assicuri loro maggiore stabilità – hanno manifestato le loro preoccupazioni e la loro rabbia. Da quella piazza il dottor Maurizio Zanoni, rappresentante dei Medici Fiscali bresciani, ha affrontato con noi tematiche che tengono in ansia tutto il mondo degli operatori sanitari.
Dottor Zanoni, in clima di spending review, quella del blocco agli stipendi degli statali è un’ennesima batosta. Piove sempre sul bagnato…
Purtroppo sì: sebbene gli esponenti delle Istituzioni con cui ci siamo confrontati si siano rivelati molto disponibili nell’ascoltare le nostre istanze, nel nostro specifico settore sono 1400 i medici che subiscono questa situazione, di cui molti letteralmente disperati, e penalizzati dal fatto di lavorare in esclusiva per l’INPS. Dobbiamo considerare che l’età media nel nostro campo è alta: chi si era iscritto alle liste speciali prima del 2000 era soggetto a incompatibilità, ed ha dovuto abbandonare i lavori precedenti in favore di un rapporto esclusivo con l’INPS. Successivamente le incompatibilità si sono ridotte ed è stato consentito, soprattutto ai medici di base, di esercitare come ulteriore attività quella di medici fiscali. Ciò ha generato un vero e proprio conflitto di interessi, perché un medico certificatore che poi controlla i certificati è un lampante controsenso. Ad ogni modo la Commissione Affari Sociali ha evidenziato questo aspetto e ha dimostrato di voler risolvere questo problema. Ci sono medici che ad oggi vivono con 200 euro al mese.
E senza contare il problema dei turni di lavoro e degli straordinari non retribuiti, in un contesto già appesantito dal recente obbligo assicurativo per i professionisti della sanità.
Noi siamo gli unici professionisti ad avere una reperibilità non pagata, e la nostra è una reperibilità dal lunedì alla domenica, con l’aggravante che le domeniche, fino alle ore pomeridiane, non sappiamo se lavoreremo oppure no. Senza considerare poi, che con l’entrata in vigore dell’obbligo assicurativo, ci ritroviamo non solo ad essere senza reddito e con orari di lavoro insostenibili, ma anche a dover sopportare l’onere economico dell’assicurazione, e privati della possibilità di esercitare una seconda attività.