Sebastian Zdrojeweski, CEO di Rights Chain Ltd, è intervenuto al convegno dell’Istituto Superiore di Sanità dedicato alla nuova tecnologia: «Benefici anche per la protezione dei dati e per il turismo sanitario»
Tra i tanti vantaggi offerti dalla tecnologia blockchain, c’è la possibilità di consultare lo storico dei dati che conserva. Consente quindi agli autorizzati di vedere chi e quando vi ha aggiunto nuove informazioni, preservando sempre trasparenza e sicurezza dell’intera catena dei blocchi. In cosa si distingue dai normali cloud che tutti noi utilizziamo per evitare che, in caso di smarrimento di computer o cellulare, perdiamo tutti i nostri dati? È Sebastian Zdrojeweski, CEO di Rights Chain Ltd, a rispondere a chi, durante l’incontro dedicato alla blockchain in sanità organizzato dall’Istituto Superiore di Sanità, solleva questa obiezione: «L’amministratore di sistema di qualunque database, se vuole, ha la possibilità di cancellarlo del tutto. Con la blockchain, questo è impossibile».
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Controllare lo storico, dicevamo. Ineliminabile, immodificabile ma consultabile e aggiornabile dagli interessati. Applicare questi principi alla cartella sanitaria significa, come spiega Zdrojeweski, «avere la possibilità di tenere traccia dell’anamnesi del singolo individuo e di costruire quella delle generazioni precedenti. La blockchain in ambito sanitario consentirebbe quindi un’analisi molto più approfondita della storia e delle necessità di un paziente e, qualora in caso di emergenza la persona non fosse in grado di esprimere il proprio consenso, permetterebbe una cura molto più mirata e precisa».
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Inoltre, se venisse adottata a livello nazionale, la blockchain sarebbe di grande aiuto al turismo sanitario: «Consentirebbe ai medici di un paziente che si reca in una struttura lontana dalla sua città di residenza di avere accesso a tutto ciò che serve per poter gestire un processo di cura immediato. Lo stesso discorso vale, ovviamente, anche a livello internazionale: la blockchain avrebbe impatto sulla globalità degli individui, introducendo probabilmente dei sistemi di cura estremamente più efficienti e riducendo drammaticamente i costi di gestione».
E questi sono solo alcuni dei motivi per i quali, secondo Zdrojeweski, «la blockchain in ambito sanitario è una soluzione estremamente interessante». Gli altri riguardano la sicurezza: l’attacco hacker al sistema sanitario britannico dello scorso anno ha paralizzato gli ospedali per più di una settimana. «Con la blockchain – continua – avrebbero attinto alla banca dati di un’altra struttura, di una struttura gemella o comunque affiliata, e non avrebbero bloccato le attività». La blockchain introduce allora «un livello di protezione estremamente più ampio, che permette non solo il ripristino del dato in caso di necessità, ma anche la verifica di eventuali compromissioni». Sta alle istituzioni, ora, valutarne le possibili applicazioni in sanità.