Il presidente Simone Colombati: «Attendiamo atto di responsabilità della Commissione ECM: proprio il Covid-19 ha certificato l’importanza della formazione. In 5 mesi del 2020 boom della Fad: oltre 3800 corsi contro i 1500 dello scorso anno».
«L’Associazione Provider Formazione nella Sanità apprende con stupore e preoccupazione la decisione, inserita nel Decreto Scuola e diventata legge il 6 giugno scorso, di ‘regalare’ 50 crediti ai medici, infermieri, odontoiatri e farmacisti per il Covid-19. Il testo di legge dimentica alcune professioni sanitarie e rischia di apparire come un bonus esteso erga omnes e non solo a chi è stato impegnato direttamente nell’emergenza». Così Simone Colombati, presidente dell’Associazione.
«Tale emendamento, oltre ad essere incostituzionale, poiché tale materia è demandata alle Regioni, è errato sotto molteplici profili. Innanzitutto, assegnare 50 crediti agli operatori sanitari che hanno lavorato durante il Covid-19 oltre ad essere un concetto espresso male, fa passare il principio che l’aggiornamento continuo sia un qualcosa di inutile per la professione e quindi possa essere regalato come un bonus in busta paga o un giorno di ferie. Altro, ed eticamente più corretto, sarebbe la conversione di parte dei crediti formativi di chi ha lavorato in un ospedale Covid in formazione sul campo».
«Da mesi – si può leggere in una nota – l’Associazione Provider chiede invano di essere ascoltata mentre assiste ad un susseguirsi di proroghe dei termini, bonus e regali di crediti che stanno svilendo l’importanza dell’aggiornamento continuo. Domani si riunirà la Commissione ECM per dare attuazione alla legge. L’Associazione Provider sta sensibilizzando tutti gli interlocutori istituzionali a livello politico ed ordinistico affinché almeno si deliberi che questo “regalo” di crediti, avvenga previa la presentazione di una certificazione attestante l’effettivo lavoro connesso con l’emergenza Covid. Si fatica a capire infatti, per quale motivo un medico che lavora in un luogo poco colpito dal virus o che abbia temporaneamente interrotto la sua attività non abbia potuto o possa ancora aggiornarsi».
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«Peraltro, i dati di fruizione di eventi formativi hanno subito un’impennata in questi mesi di lockdown proprio a testimoniare il fatto che pochi operatori sanitari sono stati effettivamente coinvolti nell’emergenza ed anche che gli altri hanno trovato utile alla loro professione aggiornarsi a distanza. I corsi Fad accreditati da gennaio a maggio 2020 sono oltre 3800 contro i 1500 dello scorso anno mentre i residenziali sono scesi da 32mila a 2600. Peraltro, gran parte di questi eventi formativi in modalità Fad sono fruibili gratuitamente».
«I provider – continua l’Associazione –, sempre più impegnati per offrire aggiornamenti formativi di qualità, stanno investendo in tecnologie e piattaforme digitali per convertire la loro offerta da residenziale a distanza. Questa legge li metterà definitivamente in ginocchio. Sono previste chiusure e licenziamenti per un comparto di oltre 1500 aziende con decine di migliaia di occupati tra diretto e indotto. In ultima analisi, si stima che l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS) perderà a causa di questa decisione almeno 9 milioni di euro di introiti provenienti dai provider».
«In Italia – conclude la nota – sono accreditati 1.128 Provider, di cui 783 rappresentati da Società, Agenzie ed Enti privati e 579 Provider ECM esclusivamente FAD di cui 413 gestite da Società, Agenzie ed Enti privati. «Riteniamo dunque, conclude l’Associazione, che questo provvedimento danneggi un intero comparto e svilisca l’importanza della formazione per le professioni sanitarie previste per legge».
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