Un mail bombing dell’associazione Giovani medici per l’Italia lancia l’allarme sul numero di contratti di specializzazione finanziati in Legge di Bilancio. Abbiamo chiesto chiarimenti a FederSpecializzandi
Ballano i numeri sulle effettive borse di specializzazione finanziate nel 2020. A far saltare i conti del ministero della Salute è l’associazione Giovani medici per l’Italia attraverso una mail bombing che ha coinvolto anche la nostra redazione. «Dopo tutti i lunghi mesi di mobilitazione e la richiesta di arrivare almeno a 10.000 Borse di specializzazione mediche per luglio 2020, con l’attuale manovra constatiamo che nel 2020 ci saranno solo 8300 borse di specializzazione, a luglio 2019 erano 8000 (…) Per un risultato netto finale di 300 borse in più» si legge nella mail che pone un freno agli entusiasmi ministeriali. Tuttavia, per fare maggiore chiarezza abbiamo contattato Mirko Claus, presidente nazionale di FederSpecializzandi.
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Il ministero della Salute rivendica le 1200 borse di specializzazione finanziate in Manovra, mentre i giovani medici circoscrivono l’aumento a sole 300 borse in più. Qualcosa non quadra…
«Quello che cambia è il numero di partenza ovvero gli stanziamenti che strutturalmente sono previsti dalle coperture finanziarie nelle varie leggi di Bilancio. A seconda di questo tipo di lettura e in particolare privilegiando quelle che sono effettivamente le coperture previste stabilmente si parte da un numero di 7100 borse. Di conseguenza, il problema nasce dalla differenza relativa all’anno scorso. I contratti inizialmente previsti per il 2019 erano 7100 ma ne sono stati messi a bando 8mila. Il finanziamento aggiuntivo delle 900 borse per raggiungere le 8mila è relativo ad un recupero di fondi che è venuto in corso d’anno, non attraverso un finanziamento strutturale presente in Legge di Bilancio».
E invece per quest’anno?
«Quello che è stato previsto attraverso il maxiemendamento alla Legge di Bilancio 2020 è lo stanziamento di 25 milioni di euro per mille contratti, più 217 contratti strutturali con ulteriori 5,4 milioni di euro. Quello che chiediamo è ovviamente che si trovino ulteriori fondi. Il nostro obiettivo è raggiungere la saturazione della rete formativa, quindi gli oltre 11mila posti che le università e gli ospedali delle reti formative riescono ad assorbire. In questo momento, secondo i dati che abbiamo, si arriverebbe a 8317 contratti, quindi un +317 rispetto l’anno scorso».
Quindi non 9mila borse di specializzazione come si prospettava?
«9mila è la proiezione che può dare il Ministero pensando di recuperare lo stesso numero di contratti dell’anno scorso attraverso fondi aggiuntivi derivati ad esempio da abbandono di posti di specializzazione o conferimento della sola parte fissa per i periodi di maternità. Una sorta di recupero dei fondi in corso d’opera».
Nel vostro calcolo non ci sono le borse finanziate dalle Regioni…
«No, perché la disponibilità delle Regioni avviene anche qui durante l’anno. L’anno scorso abbiamo avuto un finanziamento di più di 800 contratti tra finanziamento regionale ed enti privati. Quindi gli specializzandi molto spesso partecipano al concorso senza conoscere il numero effettivo di contratti messi a disposizione. Per tale motivo chiediamo che l’investimento che le Regioni hanno ricevuto attraverso il Fondo sanitario nazionale venga destinato anche tramite un loro sforzo ad un finanziamento di contratti ministeriali».
Che differenze esistono tra borse regionali e borse ministeriali?
«Le borse ministeriali sono dal nostro punto di vista la soluzione ideale, perché non pongono vincoli allo specializzando in termini temporali, di residenza e permettono allo specialista la mobilità tra le varie regioni e la crescita professionale anche negli altri Stati europei. È il finanziamento che dovrebbe essere a regime».
L’obiettivo rimane colmare l’imbuto formativo.
«A seguito dei ricorsi al Tar della coorte 2013/2015, parliamo di circa 9mila medici che l’anno prossimo potranno concorrere per queste scuole di specializzazione, oltre al numero già previsto di giovani medici. Fino a due anni fa avevamo 6200 contratti a stanziamento ministeriale con più di 8mila laureati a concorrere. Ne consegue l’imbuto formativo. Il primo passo sarebbe raggiungere la capacità che il sistema può accogliere. In questo momento non siamo a pieno regime. Il nostro obiettivo è arrivare a 11mila borse e poi gradualmente riuscire ad assorbire l’imbuto formativo. Al momento siamo ancora lontani da questo».
Cosa chiedete oggi al Governo?
«Il recupero delle risorse necessarie a colmare l’imbuto formativo. Un investimento ulteriore di fondi strutturali, non una-tantum e che non si basino solo sul recupero di fondi che non sono prevedibili. Una programmazione del fabbisogno in collaborazione con le Regioni che compartecipino al finanziamento di contratti di formazione specialistica».