Il documento della Conferenza delle Regioni: contratti di lavoro atipici, assunzione degli specializzandi e riduzione durata corso di laurea e specializzazioni. Filippi (Fp Cgil): «Un pastrocchio. Si estenda Dl Calabria a specializzandi del 2° e 3° anno». Guicciardi (FederSpecializzandi): «Per affrontare emergenza migliorare condizioni di lavoro per gli specialisti»
16 punti per far fronte alla carenza di specialisti. È il documento redatto dalla Conferenza delle Regioni, che prevede misure urgenti, per garantire medici al Servizio sanitario nazionale ed assicurare l’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza, e interventi di carattere strutturale e di sistema, che necessitano l’intervento del Governo. Martedì previsto l’incontro con il ministro della Salute Speranza. La premessa da cui partono le Regioni: «Le misure straordinarie che saranno individuate dovranno in ogni caso essere accompagnate dall’allineamento a regime del numero dei contratti di formazione specialistica e delle borse di studio per la formazione specifica in medicina generale rispetto al numero dei medici laureati».
Non esita a definire il documento «un pastrocchio», il segretario nazionale della Fp Cgil Medici Andrea Filippi. «Si vanno a toccare tutti gli ambiti senza trovare nessuna soluzione efficace. L’unica vera conseguenza è declassare e lentamente distruggere il contratto nazionale di lavoro. È questo a cui si arriva nel momento in cui si introducono, nel Servizio sanitario nazionale, altre forme contrattuali».
«Si parla tanto di estendere la possibilità di lavorare fino a 70 anni – prosegue Filippi entrando nel merito -. Una possibilità, su base volontaria, che non serve a nulla. Poi si prevede una formazione parallela e in soprannumero per i laureati che intanto iniziano a lavorare. E gli specializzandi veri? Quando finiscono il corso si troveranno i posti di lavoro già occupati e si creerà un altro imbuto».
«L’unica vera soluzione – continua – è estendere quanto previsto dal decreto Calabria agli specializzandi del secondo e terzo anno -. Serve una norma di legge che rivoluzioni tutta la formazione, che preveda per gli specializzandi contratti di formazione-lavoro e tutele assicurative e consenta loro di lavorare insieme ai tutor nella rete ospedaliera territoriale, non di essere solo gli schiavi dei policlinici universitari. Una soluzione relativamente semplice, e che risolverebbe il problema del fabbisogno di specialisti in tempi brevissimi. Però, per attuarla, serve il coraggio di scontrarsi con le università. Serve un tavolo con il ministero dell’Istruzione ed il ministero della Salute per trovare una soluzione condivisa dalle organizzazioni sindacali».
«Il problema della carenza degli specialisti non si risolve né con gli specializzandi né con i pensionati. Il punto è mettere in corsia professionisti formati». Così Stefano Guicciardi, presidente di FederSpecializzandi, commenta uno dei punti più dibattuti del documento elaborato dalle Regioni. «Non osteggiamo a prescindere la possibilità che i medici lavorino fino a 70 anni, anche se ci sembra una misura surreale che non risolve il problema; la vera strada è migliorare le prospettive dei neo-specialisti, con incentivi per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Vanno previsti contratti allettanti, avviate politiche di assunzione a tempo indeterminato, incentivate le professioni meno appetibili».
A tal proposito, Guicciardi ritiene positivi i punti che prevedono l’aumento delle borse di studio e gli incentivi per i professionisti che volessero lavorare di più. Del tutto negativo, invece, il giudizio sulla possibilità di assumere gli specializzandi: «Il dl Calabria non ci convincerà mai – dichiara -. Gli specializzandi non avrebbero alcuna garanzia né da un punto di vista legale, né contrattuale, né assicurativo. Crediamo sia solo una scappatoia per far cassa sulla pelle degli specializzandi, pagando un professionista meno di uno strutturato, dandogli responsabilità e autonomia che non sempre è in grado gestire. Senza parlare del fatto che non si sa quanto guadagnerebbe. Il dl Calabria non è e non sarà mai la soluzione».
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