Il vicepresidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici: «Cosa stiamo aspettando? I medici italiani scappano all’estero o nel privato e gli stranieri non vogliono più venire a lavorare nel nostro Paese. Dovrebbero essere previsti aumenti stipendiali importanti per riconoscere il disagio professionale di alcune branche»
Lavorano di meno e guadagnano di più. Come biasimarli? Sono i medici che lasciano il posto di lavoro nel pubblico per il privato, convenzionato o meno che sia. Il vicepresidente della FNOMCeO Giovanni Leoni ha coniato il termine “autodimissioni” per definire la loro scelta: «Chi può, preferisce le condizioni migliori per la propria attività», ha detto Leoni ai nostri microfoni a margine dell’ultima sessione degli Stati Generali della professione.
«Una volta lavorare nel pubblico assicurava un rispetto maggiore degli orari di lavoro, migliori garanzie previdenziali e assicurative. Oggi, invece, il privato e il privato convenzionato offrono condizioni economiche e fiscali più vantaggiose e orari di lavoro più comodi: niente guardie notturne, niente fine settimane, niente festività», prosegue Leoni.
Quella della fuga verso il privato è una delle cause dello svuotamento delle corsie degli ospedali pubblici. Insieme all’aumento dei pensionamenti, la fuga di cervelli e la sbagliata programmazione delle borse di specializzazione, le “autodimissioni” dei camici bianchi la carenza di personale.
Si rivolge ai cittadini, allora, Leoni: «Cosa state aspettando? Dovete combattere, insieme a noi professionisti della sanità, ed esigere un servizio adeguato offerto dal Servizio Sanitario Nazionale, visto che le tasse le paghiamo tutti. Dobbiamo fare in modo che i cittadini credano nel Sistema Sanitario Nazionale unico, equo, solidale e di qualità. Ma questi obiettivi si raggiungono solo se c’è un numero adeguato di medici e professionisti sanitari».
Il problema alla base, come sempre, sono le risorse economiche, che adesso «non sono adeguate, altrimenti non ci troveremmo in queste condizioni – continua il vicepresidente della FNOMCeO -. Sono state finanziate circa 8900 borse per le scuole di specializzazione, ma i giovani medici che hanno partecipato al concorso sono 18mila. È una situazione organizzativa irreale, quella cui stiamo assistendo. Inoltre – prosegue Leoni – dovrebbero essere previsti aumenti stipendiali importanti per alcune branche, come quella dell’emergenza e urgenza, perché il disagio e la difficoltà professionale devono essere riconosciuti e pagati adeguatamente».
E se gli stipendi dei medici italiani sono più bassi rispetto alla media dei Paesi europei, chi non sceglie il privato sceglierà di andare all’estero; e i posti lasciati vacanti non sono riempiti nemmeno dai medici stranieri, che a loro volta preferiscono trasferisi dove possono guadagnare di più. Un effetto domino che non può che avere conseguenze negative. «E allora – conclude Leoni – che cosa stiamo aspettando?».