Nella Settimana Nazionale della Celiachia l’allarme lanciato dall’Associazione Italiana Celiachia, 6 milioni di italiani e il 10% della popolazione europea sceglie di mangiare senza glutine, pur senza necessità. La nutrizionista: «Una moda dettata da psicosi collettive»
‘No al glutine’: a dirlo non soltanto le persone che soffrono di celiachia, l’intolleranza alimentare al glutine, ma anche chi non ha alcun problema d’infiammazioni croniche intestinali. Secondo i dati Nielsen diffusi dall’Associazione Italiana Celiachia (AIC), in Europa il 10% delle persone segue una dieta priva della miscela proteica che si trova in prevalenza nei cereali, senza averne effettivo bisogno. In Italia il numero è allarmante: sono ben 6 milioni coloro che scelgono una dieta priva di glutine senza esigenza reale. Questo perché, negli anni, si è consolidata la convinzione, del tutto infondata, che l’alimentazione dettata per le esigenze dei celiaci possa avere effetti dimagranti o comunque benefici e purificanti.
In realtà non è così e sono vari studi a dimostrarlo. Prima fra tutti la ricerca del Dottore australiano Jason Wu del George Institute for Global Health, che ha studiato 3200 prodotti alimentari dimostrando come i cibi confezionati e senza glutine, oltre ad essere economicamente esosi, abbiano anche un apporto nutrizionale scarso e contengano moltissimo sale e zucchero. Ad avvalorare le tesi del professore austrialiano, anche Norelle Reilly, esperta di gastroenterologia pediatrica alla Columbia University, che ha pubblicato un’analisi fondata su tutta la letteratura scientifica disponibile sul Journal of Pediatrics, confutando tutti i falsi miti dei prodotti gluten-free ed evidenziando come in realtà la scelta di questi alimenti possa rappresentare un rischio per la salute.
«Questo atteggiamento è determinato da paranoie di molti pazienti che arrivano già dal medico con l’idea di essere celiaci, senza aver fatto alcun esame», spiega la Dottoressa Serena Missori, dietologa e diabetologa, docente dei corsi di formazione realizzati dal Provider ECM 2506 Sanità in-Formazione. «La ‘moda celiachia’ è stata probabilmente innescata (tra le varie cause), anche dalle aziende della filiera alimentare che hanno cominciato a immettere sul mercato un grande quantitativo di prodotti gluten-free che hanno invogliato il pubblico. In realtà, occorre capire se ci troviamo davanti alla celiachia attraverso dei test specifici, quindi sicuramente bisogna affidarsi a persone competenti e sempre formate, costantemente in aggiornamento».
Ma paranoie e mode a parte, per chi veramente soffre di celiachia, cosa significa dover stare attento in qualsiasi momento a cosa ingerire? In alcuni casi, l’intolleranza è così acuta che anche soltanto il contatto superficiale (tramite epidermide) con il glutine può nuocere.
«Oggi per fortuna con tante ricerche e studi vivere da celiaco non è difficile – racconta Massimo De Nigris, volontario dell’Associazione Italiana per la Celiachia e paziente celiaco -. Circa 40 anni fa quando scoprii di essere celiaco, non c’erano i prodotti che ci sono ora, non c’era l’attenzione mediatica che c’è adesso, oggettivamente era più difficile. Anche per rendermi conto che il problema era una vera e propria malattia, c’è voluto del tempo. Oggi, grazie anche all’Associazione Celiachia che ha predisposto da alcuni anni dei corsi per medici e ristoratori, c’è più preparazione e sensibilizzazione in materia. La celiachia adesso è conosciuta da quasi tutti i medici di base. Tuttavia purtroppo, siamo ancora una piccola percentuale di celiaci diagnosticati rispetto a quelli che potrebbero essere individuati. Molte persone hanno problemi gastroenterologici e non li collegano direttamente alla malattia, serve più diagnosi».
«Mi sono resa conto di essere celiaca perché avevo continui dolori addominali e gonfiore alla pancia», un’altra testimonianza per voce di Aurora Causarano, volontaria AIC Lazio, che spiega: «Dopo un percorso travagliato, sono arrivata a questa diagnosi. Non è stato semplice perché non tutti i medici sono informati, avevo dei sintomi che però non sono stati subito riconosciuti».
«Non esiste un elenco preciso di sintomi che riconducono alla celiachia al 100%» spiega la Dottoressa Missori. «Questa è la principale difficoltà per i pazienti. Spesso la malattia può rimanere asintomatica e non avere dei sintomi gastrointestinali lampanti, come perdita di peso, malassorbimento, diarrea o stitichezza. Nei bambini spesso ci può essere quella che viene chiamata ‘dermatite erpetiforme’ che è l’unico sintomo subito ricollegabile alla celiachia; in altre persone viene diagnosticata prima una tiroidite, un’altra malattia autoimmunitaria di un organo endocrino, e tante altre persone magari lamentano solo mal di testa».