Chiedendo l’adozione in tempi rapidi dei decreti attuativi necessari per l’applicazione della Legge Lorenzin, il Presidente dell’Associazione Italiana Chiropratici pone l’accento sulla necessità di istituire un corso di laurea di cinque anni per adeguarsi agli altri stati europei ed alle indicazioni OMS: «In tre anni è impossibile formare un chiropratico»
Che profilo professionale hanno i 400 chiropratici italiani? Sono in attesa di scoprirlo anche loro. Se la Legge Lorenzin ha inserito la chiropratica tra le nuove professioni sanitarie, a mesi dalle scadenze previste mancano ancora i decreti attuativi che dovrebbero definire l’ambito di attività, le funzioni ed il percorso formativo dei chiropratici. «È ancora tutto da vedere», insomma, come spiega ai nostri microfoni John Williams, Presidente dell’Associazione Italiana Chiropratici: «Non abbiamo ancora avuto molte risposte dal nuovo governo, ma siamo fiduciosi che presto la professione verrà definita nel modo giusto».
Ma cosa pensa delle novità previste dalla Legge Lorenzin? «Sono un po’ in contrasto con la legge che esiste dal 2007 – risponde Williams -: se quest’ultima riconosce la chiropratica come una professione sanitaria di grado primario, la nuova legge la definisce una professione sanitaria tecnica. In tal caso, per diventare chiropratici, si dovrebbe ottenere una laurea breve di tre anni. Ma è impossibile formare un professionista in così poco tempo, tant’è vero che il nostro percorso accademico dura cinque anni in Europa e ben otto anni negli Stati Uniti».
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, dal canto suo, richiede agli aspiranti chiropratici un percorso di studi di cinque anni a ciclo unico e prevede per i laureati in medicina un ulteriore percorso universitario di almeno due anni di tempo. «Con una laurea triennale, l’Italia non sarebbe conforme alle indicazioni dell’OMS», ritiene Williams.
Anche per questo motivo l’Associazione ha elaborato un’ipotesi di ordinamento didattico approvata dal Council on Chiropractic Education (Consiglio per l’istruzione chiropratica), che prevede cinque anni di studi ed il superamento di esami che vanno da anatomia a tecnica chiropratica, da farmacologia a psichiatria, passando, tra gli altri, per pediatria, pronto soccorso, nutrizione clinica e fisiopatologia.
La formazione in chiropratica, quindi, secondo l’AIC, dovrà essere allineata a quella dei corsi di laurea europei ed extraeuropei e dovrà delineare un profilo professionale in linea con quanto indicato dall’OMS, che la definisce una «professione sanitaria dedita alla diagnosi, al trattamento ed alla prevenzione dei disturbi del sistema neuro-muscolo-scheletrico e degli effetti di tali disturbi sullo stato di salute generale».
È proprio questa, secondo Williams, la principale caratteristica che distingue i chiropratici da osteopati e fisioterapisti: «Oltre ad un iter diagnostico e ad un’applicazione terapeutica differente, noi guardiamo il paziente globalmente e la nostra diagnosi è volta ad analizzare il funzionamento di tutte le parti del corpo per ottenere l’omeostasi, che rappresenta la vera salute».
LEGGI ANCHE: OSTEOPATIA E CHIROPRATICA SONO PROFESSIONI SANITARIE? DE SENA (SIMMFIR): «LA LEGGE C’È, MANCANO I DECRETI ATTUATIVI»
Il Presidente cita quindi degli studi che dimostrano i risvolti positivi che la chiropratica offre anche al benessere della società: «Diversi governi, a partire da quelli neozelandese e canadese, hanno studiato i costi-benefici della chiropratica e sono sempre giunti alla conclusione che la professione sanitaria fa risparmiare la sanità pubblica, visto che consente ai pazienti di tornare al lavoro in metà del tempo previsto da altri trattamenti terapeutici».
Risultati, tuttavia, che possono essere raggiunti da chiropratici realmente formati ed aggiornati, e non da abusivi che si spacciano per professionisti senza aver mai conseguito titoli di studio: «Come Associazione – specifica Williams – combattiamo da sempre l’abusivismo e adesso ci sono persone che sperano di trasformare la loro situazione da abusivo a vero chiropratico grazie ad una clausola transitoria. Siamo stati rassicurati dal Ministero della Salute che questo non accadrà e speriamo che questi abusivi cambino mestiere».
«Intanto, l’Associazione Italiana Chiropratici continuerà a tutelare i nostri interessi e, soprattutto, quelli dei pazienti: vogliamo che abbiano fiducia e, quando entrano in uno studio di chiropratica, siano certi di trovare un professionista competente. E avendo sempre in mente questo obiettivo, speriamo di avviare presto una collaborazione con Agenas per quanto riguarda la formazione professionale continua, nonostante abbiamo sempre offerto corsi di aggiornamento, anche se non obbligatori per legge: ne vale della nostra professionalità e della serietà della nostra professione», conclude John Williams.