Il presidente dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani sostiene la proposta di istituire un Tribunale della Salute per portare un po’ di serenità nel settore e salvare il sistema chirurgia italiano, messo fortemente a rischio da pensionamenti, calo della vocazione e fuga all’estero
«Il sistema chirurgia in Italia è a rischio». È Pierluigi Marini, presidente dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi), a lanciare il monito. Tra i più preoccupati della carenza di specialisti e del calo di vocazione che negli anni ha allontanato sempre più giovani dal mondo della chirurgia, Marini punta i riflettori sul numero elevato di contenziosi medico-legali che coinvolgono i chirurghi: «È il primo motivo di tanto scetticismo e paura, che spinge molti chirurghi a non voler entrare in sala operatoria, preoccupati dalle cause». Uno scetticismo ben dimostrato dai numeri, come racconta il presidente Acoi: «Su quasi 17mila neolaureati in Medicina, solo 90 giovani, quest’anno, hanno scelto di fare il chirurgo, lasciando libere circa 250 borse di studio che probabilmente andranno perse. Inoltre, su una popolazione complessiva di circa 7.500 colleghi, abbiamo calcolato che circa 1500 chirurghi se ne andranno a breve».
Insomma, i giovani medici non vogliono più fare i chirurghi e i più anziani scelgono di andare in pensione con quota 100; tanti, poi, lasciano il servizio pubblico preferendo il privato o, addirittura, se ne vanno all’estero. «Tutto questo – prosegue Marini – mette in discussione i livelli minimi assistenziali nelle nostre sale operatorie».
Dà la colpa anche alle campagne che istigano i pazienti a denunciare eventuali errori medici, Marini. Pubblicità che vanno inevitabilmente a rovinare il rapporto di fiducia, già ai ferri corti, tra camici bianchi e pazienti: «Lo spot pubblicitario andato in onda sulle maggiori televisioni pubbliche e private nel periodo natalizio è scandaloso: noi ci siamo sentiti attaccati dallo slogan vergognoso ‘denunciamo i medici’. Un atteggiamento di questo tipo mette in seria discussione quel legame, quel patto della salute, che ci deve essere tra medici e pazienti, senza il quale non si possono raggiungere i risultati sperati».
Marini evidenzia, poi, il fatto che il 95% dei contenziosi vadano a finire con un nulla di fatto: «I tribunali sono pieni, soffocati da cause di questo genere, che hanno solo un impatto morale gravissimo su di noi e sulle nostre famiglie. Per questo sostengo l’idea di istituire una camera di compensazione, perché è necessario riportare sulla giusta strada il rapporto tra noi ed i nostri pazienti, senza il quale rischieremo di mettere in discussione l’intero sistema».
«D’altra parte – conclude Marini – sono le evidenze scientifiche a dirci che in chirurgia non può essere garantito il risultato. Bisogna allora riportare un po’ di serenità in questo settore se vogliamo che il sistema chirurgia in Italia non collassi».