Trasformata per tre giorni in capitale della chirurgia plastica, da Roma il messaggio degli specialisti: «Lavoriamo sempre più a braccetto con altre discipline, migliorando la qualità delle cure e l’aspettativa di vita dei pazienti»
La chirurgia plastica è sinonimo di vanità? No, serve per guarire, e migliora la qualità e l’aspettativa di vita dei pazienti. È il messaggio lanciato dai 700 chirurghi plastici intervenuti al 67° congresso nazionale della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica Sicpre presso il Marriott Hotel di Roma.
«La chirurgia plastica ricostruttiva – spiega ai nostri microfoni Paolo Palombo, presidente del congresso – è oggi un elemento indispensabile in molte specialità, a partire dall’oncologia: tutta la parte ricostruttiva dei tumori non avrebbe senso se non ci fosse il chirurgo plastico. Lo stesso vale per le traumatologie, per esempio: quando si ha un trauma con una vasta perdita di sostanza, anche se la parte ossea viene riparata, l’intervento non avrà un buon esito se non interviene il chirurgo plastico. Idem per la ginecologia, la medicina rigenerativa e tutta una serie di campi in cui la chirurgia plastica è diventata necessaria. Non è più una chirurgia delle vanità, ma una chirurgia morfodinamica per il futuro».
Anche i pazienti con paraplegia e tetraplegia beneficiano della chirurgia plastica: «Per poter stare sulla carrozzina e non essere costretti a letto – spiega Palombo -, queste persone hanno bisogno di periodici trattamenti. Il chirurgo plastico crea dei cuscinetti nella regione dei glutei, evitando perdite di sostanza che comprometterebbero l’integrità della parte».
Più tradizionale il “tandem” con l’oncologo nella chirurgia della mammella, dove il lavoro in parallelo consente in alcuni casi di ricostruire il seno durante lo stesso intervento demolitivo, risparmiando alla paziente il trauma della mutilazione e una seconda operazione. E «oltre a ripristinare le forme venute meno in seguito all’intervento oncologico – prosegue il presidente – le conquiste della chirurgia plastica si sono rivelate utili anche nella lotta al dolore cronico che spesso segue all’intervento di mastectomia, compromettendo la qualità di vita della paziente». Risultati ottenuti grazie al lipofilling, cioè l’auto-trapianto di grasso, con cui si trasferisce nella cicatrice lasciata dall’intervento oncologico una piccola quantità di grasso della paziente stessa che, grazie alle cellule staminali adulte che contiene, attiva un processo di rigenerazione anche sulle terminazioni nervose rimaste “intrappolate” nella cicatrice lasciata dall’intervento oncologico, riducendo il dolore.
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Principale appuntamento scientifico dell’anno, il congresso è anche occasione per approfondire le novità intervenute negli ultimi anni nella branca della chirurgia plastica e intravedere le sfide e le nuove frontiere che il futuro le riserva. Come nel campo delle ustioni, una patologia che «sta subendo un radicale cambiamento nella terapia – spiega Palombo, direttore del Centro Grandi Ustionati e Chirurgia Plastica della Asl Roma 1 -. Abbiamo ad esempio un prodotto che ci permette di togliere la cute ustionata senza dover portare il paziente in sala operatoria, e così tante altre medicazioni biologicamente avanzate ci consentono di ridurre notevolmente il rischio infettivo e il tempo di degenza e avere un indice di guarigione estremamente alto».
Per tutti questi motivi il chirurgo plastico oggi «non può fare a meno del costante aggiornamento. E soprattutto per i giovani che si sono affacciati da poco alla professione – conclude Palombo -, il congresso Sicpre è non solo un incontro scientifico, ma anche sociale e culturale, per essere sempre più all’avanguardia in quello che oggi ci viene richiesto nella sanità».