A Roma il meeting biennale dei principali esperti italiani e internazionali patrocinato dalla Società Italiana Ortopedia e Traumatologia. «Intendiamo favorire il costante confronto e imprimere un’ulteriore accelerazione agli importanti progressi raggiunti negli ultimi anni» spiega il presidente Francesco Falez
«Ricostruzione personalizzata e su misura del paziente, abbattimento di rischi e complicanze, riduzione dei tempi e dei costi sanitari e sociali, accessibilità e sostenibilità. La tecnologia Imaging 3D applicata alla protesi della spalla è una vera rivoluzione – si legge in una nota della Società Italiana Ortopedia e Traumatologia -. Dai circa 1.500 interventi realizzati nel 2000, oggi in Italia vengono impiantate circa 5mila protesi alla spalla ogni anno (Registro Italiano Artroprotesi RIAP), senza alcuna incertezza sull’esito e con il ripristino totale delle funzionalità di un’articolazione in grado di compiere oltre 18mila movimenti nello spazio».
«Un impatto notevole nella salvaguardia dello stato di autonomia di una popolazione in progressivo invecchiamento, che favorisce anche un alto grado di accessibilità: tra il 75 e l’85% delle sostituzioni, infatti – spiega il comunicato -, vengono eseguite negli istituti pubblici a seconda che si tratti di interventi programmati o realizzati in urgenza».
È questo il bilancio degli esperti radunati al Rome Shoulder Course, in programma a Roma il 21 febbraio (Palazzo INAIL). Un incontro biennale patrocinato dalla Società Italiana Ortopedia e Traumatologia (SIOT) e che vedrà riuniti i massimi esperti di chirurgia protesica italiani e internazionali.
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«La recente introduzione della Imaging 3D e della tecnologia robotica virtuale in Italia – spiegano i responsabili dell’incontro Francesco Franceschi, Responsabile UOS Chirurgia dell’Arto Superiore ed Inferiore Ortopedia e Traumatologia al Policlinico Campus Biomedico di Roma, e Claudio Ascani, Responsabile UOS Chirurgia della Spalla e del Gomito Ospedale CTO di Roma, ha innescato una netta accelerazione nell’efficacia dei trattamenti chirurgici articolari complessi come quello alla spalla. Rispetto al passato, quando l’Italia pagava un ritardo rispetto agli altri paesi, oggi siamo all’avanguardia e tra i principali referenti a livello globale per sviluppo delle tecnologie applicate alla chirurgia, per cultura e studio».
«Le protesi – spiega la SIOT – risolvono totalmente i deficit di articolazione derivati dalle lesioni ai tendini, causate da soprattutto da artriti croniche e da traumi. In Italia si eseguono prevalentemente su pazienti di età compresa tra i 65 e gli 85 anni, e sono soprattutto le donne ad averne bisogno: nelle sostituzioni totali il rapporto arriva a circa 3:1».
«Circa 1.000-1.500 interventi ogni anno riguardano giovani dai 30 anni, che grazie all’evoluzione della tecnica chirurgica e della tecnologia dell’impianto hanno maggior accesso rispetto al passato, beneficiando di una funzionalità completa nel lungo periodo. Grazie alla possibilità di realizzare prima dell’intervento vero e proprio una mappatura digitale 3D del paziente sulla base dei dati forniti da una TAC, è possibile per i chirurghi simulare l’impianto nei minimi dettagli, programmandolo sulla base dell’anatomia del singolo pazienze».
«Costruito un modello 3D computerizzato della struttura ossea – prosegue -, un software di planning elabora tutti i dati acquisiti permettendo al chirurgo di personalizzare le protesi di spalla in funzione delle misure delle componenti, le angolazioni e studiare la posizione più adatta alla specifica anatomia del paziente».
«L’intervento è poi guidato da sensori GPS come fosse un navigatore satellitare che guida la mano del chirurgo durante tutto il percorso dall’inizio alla fine dell’intervento di impianto della protesi».
«Attraverso il patrocinio a questi incontri internazionali – spiega il presidente SIOT Francesco Falez – intendiamo favorire il costante confronto tra i principali esperti e imprimere un’ulteriore accelerazione agli importanti progressi raggiunti negli ultimi anni in questo campo di intervento, valorizzando così il livello di eccellenza raggiunto e rinnovando il percorso di formazione dei nostri chirurghi».
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