Il presidente di Macula: «La pandemia ha determinato un calo delle prestazioni per la cura delle maculopatie che va dal 40% all’80%. Interrompere le terapie potrebbe significare peggiorare il proprio stato di salute in modo irreversibile»
Si chiamano ‘clean room‘ e sono degli ambulatori sterili, dotati di tutto ciò che occorre per eseguire interventi a bassa complessità. «Una soluzione semplice, efficace e dai costi contenuti che permetterebbe di snellire le liste di attesa delle sale operatorie – spiega Massimo Nicolò, responsabile del centro Retina Medica e Maculopatie presso la Clinica Oculistica del policlinico San Martino di Genova» Gli oculisti, in particolare, vorrebbero utilizzare la clean room per eseguire le iniezioni intravitreali, utili al trattamento delle maculopatie.
«Le iniezioni intravitreali – aggiunge Massimo Ligustro, presidente del comitato Macula, unica associazione italiana nata per dare voce ai pazienti affetti da maculopatie o retinopatie – consentono non solo di prevenire la perdita della vista, ma, in alcuni casi, anche di recuperare l’acuità visiva perduta».
Basterebbero pochi accorgimenti per rendere una clean room idonea all’esecuzione di tali iniezioni: «Queste stanze – sottolinea Massimo Nicolò – non sono nient’altro che ambulatori equipaggiati con cappe a flusso laminare, che consentono di operare in condizioni di sicurezza, lavandini dedicati al lavaggio delle mani chirurgico e pochi altri arredi sanitari. I costi, quindi, sono decisamente più contenuti rispetto a quelli di una classica sala operatoria». Un bilancio dei pro e dei contro decisamente a favore dei benefici, che in altri paesi d’Europa e del mondo ha già indotto ad una larga diffusione delle clean room.
«Eseguire un atto che certamente è invasivo, ma di un’invasività minima, all’interno di una sala operatoria significa rubare spazio ad interventi chirurgici oculari molto più complessi come la chirurgia della cataratta o del distacco della retina – continua l’oculista -. Dirottare l’esecuzione delle iniezioni intravitreali nelle clean room velocizzerebbe lo smaltimento delle lunghe liste di attesa. I pazienti che necessitano di questi trattamenti sono tantissimi e ognuno di loro ha bisogno, in media, di 7 iniezioni all’anno».
Tempi di attesa che durante il lockdown sono diventati ancora più infiniti: «La pandemia – dice il presidente di Macula – ha determinato, nell’ultimo trimestre, un calo delle prestazioni che va dal 40% all’80%. Prestazioni che, rispettando le regole del distanziamento sociale, sarà difficile recuperare anche ora che le attività hanno ripreso a pieno regime. Le modalità di accesso attualmente previste nei servizi sanitari influenzano inevitabilmente il numero dei pazienti che possono accedere alle strutture. Nei centri di eccellenza,come ad esempio al policlinico San Martino di Genova, si è passati dalle 5 iniezioni al giorno durante il lockdown alle 30-40 attuali, contro le 70 pre-pandemia».
Il rischio più grande è che queste lunghe attese possano indurre molti pazienti a rinunciare alle cure come accaduto durante il lockdown. «Per questo – sottolinea Nicolò – è urgente più che mai che si prendano i giusti provvedimenti, e la clean room rappresenta senza dubbio una delle soluzioni più semplici ed immediate».
Interrompere le cure può significare peggiorare il proprio stato di salute in modo irreversibile. «Vedere meglio – commenta Ligustro – migliora la qualità della vita: offre sicurezza nel movimento, permette di guardare la tv, utilizzare il cellulare, leggere un libro, un giornale, un’etichetta. Al contrario, interrompere le cure può tradursi nell’impossibilità di compiere anche le azioni quotidiane più semplici e soprattutto – conclude il presidente Macula – di non poter più ottenere i risultati precedentemente raggiunti con le terapie».
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