Meno burocrazia, dialogo tra medici di medicina generale, ospedalieri e farmacisti e follow up per pazienti Covid: queste alcune delle proposte lanciate nel webinar organizzato dal comitato M’impegno
Come cambierà la sanità nel dopo Covid? Per cercare di trovare delle risposte e delineare le linee guida per una maggiore efficienza si sono dati appuntamento alcuni tra i massimi professionisti lombardi , che hanno partecipato al webinar “Covid-19 e Sanità: dalla pandemia all’efficientamento del sistema. Testimonianze e ipotesi di lavoro per imparare dalla crisi”, organizzato dal comitato M’impegno, laboratorio politico di Milano finalizzato alla raccolta di idee e opinioni per migliorare la città in diversi ambiti, tra cui la sanità.
«Il documento nasce ancor prima dell’emergenza Covid, ma ha trovato in questa pandemia la motivazione per decollare e diventare un punto di riferimento per il sistema – ammette Mimmo Fossili, rappresentante del laboratorio Sanità di M’impegno –. Partendo dal presupposto che è necessaria una ristrutturazione, ci siamo focalizzati su due livelli: l’ospedale e il territorio. Nel primo prevediamo un percorso per acuti e uno per cronici ben distinti in modo che non si debbano mai incontrare. Sia gli acuti che i cronici saranno divisi poi tra infetti e non con un pre-triage esterno. Il paziente sarà al centro del sistema e i vari specialisti ruoteranno intorno a lui. Per i cronici stabili non dovrebbe essere previsto l’ospedale, ma strutture d’appoggio in un percorso territoriale con medici di medicina generale strutturati in studi accreditati e un uso più frequente della telemedicina».
Una riflessione di Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano che ha vissuto in prima linea la conversione dell’istituto ortopedico Galeazzi in ospedale Covid durante l’emergenza, rimarca la necessità di immaginare una procedura che veda la permanenza in ospedale minimizzata e una riorganizzazione del sistema delle Rsa per un inevitabile aumento dei cronici. «Il Covid ha creato una battuta d’arresto alla prevenzione – commenta –. La paura del contagio da un lato e la necessità di non intasare gli ospedali dall’altro hanno generato uno stop a visite di controllo e screening, e questo ha già avuto come conseguenza un aumento di infarti. In futuro, dovremo essere quindi pronti ad affrontare patologie nuove o dimenticate».
«Meno burocrazia e dialogo tra medici del territorio e ospedalieri». Per Gertrude Consalvo, medico di base come preferisce definirsi, questa la chiave per migliorare la sanità lombarda. «La medicina del territorio va sfruttata al meglio, sarebbe importante andare nelle scuole, come già un tempo fece Formigoni, per preparare i pazienti di domani che devono conoscere il valore del sistema sanitario. Se il sistema funziona prima si va dal medico di base e poi in ospedale». In questa direzione Nadia Rovelli, presidente dell’Ordine della Professione di Ostetrica interprovinciale di Bergamo, Cremona, Lodi, Monza e Milano, che sottolinea come «in quell’ottica è nata l’ostetrica di famiglia, già una realtà in Regione Lombardia, che attende ora l’attivazione nelle ATS e può avere un ruolo fondamentale».
Marco Trivelli, direttore generale Spedali Civili di Brescia, per il dopo Covid porta l’esperienza di Montichiari dove sarà attivato un ambulatorio di follow up per quattrocento pazienti che saranno sottoposti a visite specialistiche e test neurologico, cardiologico e psicologico per valutare eventuali danni lasciati dal coronavirus e ipotizza, per il futuro, la necessità di essere più tempestivi nel riconoscere il Covid con una maggiore collaborazione tra medici di medicina generale e ospedalieri.
Nel dibattito un contributo fondamentale arriva da Andrea Mandelli, presidente dell’Ordine dei farmacisti, secondo cui, da osservatore del territorio, «rialzarsi da questa pandemia che abbiamo affrontato come in una galleria a fari spenti, non sarà facile», ammette. «Il principale ostacolo per la ripresa è la burocrazia che va ad aggiungersi ad una crisi economica senza eguali. È fondamentale ripartire dal territorio – conclude – prendendo spunti da altri Paesi come la Francia, e ripensare la ridistribuzione del farmaco, perché oggi in emergenza Covid l’ospedale non può essere il luogo adibito per quella funzione. Guardando al domani, è importante preparare una campagna vaccinale antinfluenzale estesa dove il medico di medicina generale potrebbe lavorare in sinergia con il farmacista per la somministrazione del vaccino creando in questo modo una sorta di immunità di gregge che potrebbe essere utile anche per contrastare una seconda ondata di Covid in autunno».
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