È possibile che un professionista sanitario che non esercita più riceva una pensione più bassa di quanto gli spetterebbe. Errori nelle pratiche amministrative possono portare ad una rata mensile sensibilmente meno corposa di quanto maturato. Abbiamo parlato con Francesco Russo, amministratore Con.Ser.Imp srl, studio associato a Consulcesi & Partners, per capire cosa deve fare un medico per farsi restituire quanto ingiustamente tolto
È possibile che un professionista sanitario che non esercita più riceva una pensione più bassa di quanto gli spetterebbe? È possibile che si verifichino degli errori nelle pratiche amministrative per colpa dei quali l’Inps versi al pensionato una quantità di denaro sensibilmente meno corposa di quanto da lui maturato? E, infine, è possibile fare qualcosa per controllare se quanto ricevuto mensilmente sia la cifra corretta? In tutti e tre i casi la risposta, ovviamente, è sì.
Non tutti i lavoratori o i pensionati sono al corrente del fatto che le varie amministrazioni finanziarie delle aziende per cui prestano o hanno prestato servizio possono commettere degli errori che vanno ad inficiare il calcolo della pensione effettuato dall’Istituto nazionale della previdenza sociale. I motivi sono vari ma possono portare ad errori nell’accreditamento delle settimane lavorate, oppure semplicemente si può aver diritto a delle maggiorazioni, per invalidità o per servizio, o alla neutralizzazione di determinati periodi sfavorevoli. A tutto questo si aggiungono pratiche di ricongiunzione, cumulo e totalizzazione per cui dovendo optare nella scelta migliore tra i metodi di calcolo della pensione “retributivo, contributivo e misto” non è semplice. La macchina burocratica è così complessa che a volte si inceppa e a rimetterci è il singolo. C’è inoltre da sottolineare che la questione non riguarda solo chi è già in pensione o chi è in procinto di entrarvi, ma interessa ogni singolo lavoratore. Anche chi ha iniziato a lavorare da poco e alla pensione non ci pensa perché la vede come un fatto molto lontano farebbe bene a tenere sotto controllo la questione per non ritrovarsi, in prospettiva, a ricevere un rateo di pensione diverso da quello effettivamente maturato. Ne abbiamo parlato con Francesco Russo, professionista della Con.Ser.Imp srl, studio associato a Consulcesi & Partners.
«Gli errori non dipendono da un ricalcolo sbagliato da parte dell’Inps: l’Istituto si limita a calcolare la posizione del singolo sulla base di quanto gli viene comunicato dalle amministrazioni finanziarie di appartenenza del lavoratore. Il problema nasce alla base, appunto da errori di pratiche amministrative. Può capitare dunque che nell’invio mensile dei flussi per l’accredito dei contributi del personale medico ci siano anomalie che possono portare a delle problematiche di cui un dipendente si rende conto solo in fase di chiusura pensionistica. Per questo, il mio consiglio è quello di verificare sempre l’eventuale presenza di tali anomalie».
«È possibile tramite la verifica delle buste paga rilasciate dall’amministrazione di appartenenza, tramite la certificazione unica rilasciata annualmente oppure verificare tramite il proprio pin inps e/o spid l’estratto contributivo. La maggior parte delle volte, però, è lo stesso dipendente a conoscere bene la sua situazione personale ed è dunque sufficiente una breve intervista con lui per capire se ci possono essere delle anomalie. È importante inserirsi nella questione, capire quali sono le dinamiche che hanno portato l’amministrazione a non tenere in considerazione quella determinata fattispecie. Bisogna dunque analizzare la situazione insieme al medico e, eventualmente, avviare il processo che porta ad una segnalazione contributiva all’Inps, oppure attivare l’iter procedurale del ricorso se emerge un calcolo del rateo di pensione errato».
«Prima di tutto chiediamo, tramite consulenza telefonica con la persona interessata, tutta la documentazione necessaria per valutare la sua posizione. Se questa manca, non si può procedere. Esistono poi dei programmi che ci permettono di fare un conteggio in base alla documentazione presentata».
«Mi viene in mente un pensionato a cui non erano stati conteggiati alcuni avanzamenti di carriera. Gli erano stati ovviamente retribuiti ma non erano stati presi in considerazione sotto l’aspetto pensionistico. Abbiamo effettuato una segnalazione ed abbiamo ottenuto una ridefinizione delle rate a favore del pensionato. Parliamo di circa 80 euro al mese».
«Il consiglio è quello di munirsi di santa pazienza e verificare le buste paga, la Certificazione Unica, controllare il proprio estratto previdenziale in cui vengono attestati tutti i contributi che sono stati versati per permettere la risoluzione di eventuali anomalie. Basta farlo una volta ogni due anni. Un altro suggerimento è quello di non farlo all’approssimarsi alla pensione ma il prima possibile: qualunque lavoratore, anche giovane, dovrebbe monitorare la propria situazione costantemente. E anche in caso di errore per eccesso, ovvero quando il pensionato riceve più di quanto gli spetti realmente, è bene segnalarlo subito in quanto le somme ingiustamente percepite dovranno poi essere restituite».
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