È stato l’Osservatorio per le professioni sanitarie presso il Miur a stabilire i 90 nuovi corsi, che saranno a numero chiuso: circa 25 persone ciascuno. Il rappresentante dei Tecnici di laboratorio biomedico in seno all’Osservatorio: «I professionisti potranno acquisire le nuove competenze tenendo conto delle esigenze tecnologiche e di mercato»
Novanta master per formare il professionista sanitario del futuro. È un passaggio fondamentale quello che l’Osservatorio Nazionale per le professioni sanitarie ha compiuto alla fine di dicembre con l’individuazione dei master universitari specialistici per le 22 professioni sanitarie: una riorganizzazione che interessa un comparto che vede impegnati oltre 650 mila operatori.
Un passaggio che permette così di completare l’applicazione della Legge 43 del 2006, che prevedeva la laurea triennale seguita da due tipologie di master di primo livello, uno per le funzioni di coordinamento e l’altro per le funzioni specialistiche. L’attivazione dei corsi di laurea specialistica/magistrale era già stata applicata dall’anno 2004. Un requisito, quello del master, richiesto anche dal Contratto collettivo di lavoro, (l’art. 16, comma 7 del Contratto di lavoro del 23 febbraio 2018) Tre le tipologie di master individuate: master “trasversali”, rivolti a tutte o parte delle professioni con contenuti prevalentemente organizzativo-gestionali, didattici e di ricerca; master interprofessionali, rivolti a due o più professioni su tematiche cliniche a forte integrazione interprofessionale; master specialistici di ciascuna professione che rappresentano lo sviluppo di competenze specialistiche di ogni professione.
«Avremo professionisti sempre più preparati e sempre più competenti», sottolinea a Sanità Informazione Fabbio Marcuccilli, rappresentante dell’ANTEL, Associazione Italiana Tecnici Sanitari di Laboratorio Biomedico, nell’Osservatorio Nazionale per le professioni sanitarie – I master saranno inseriti a livello di Contratto collettivo nazionale, perché adesso con il rinnovo che c’è stato viene proprio richiamata la figura del professionista specialista grazie al possesso di questi master specialistici deliberati in seno all’Osservatorio. Ora, l’avvio della procedura di istituzione e di attivazione dei Corsi passa agli organismi preposti del Ministero della Salute e del Miur, fra cui il Cun, sia per la definizione degli ordinamenti didattici che per la valutazione dei fabbisogni formativi, anche tramite le Regioni, in analogia ai Corsi di Laurea triennale e di Laurea Magistrale.
Dottor Marcuccilli, perché è importante per tutte le professioni sanitarie che siano stati stabiliti i master?
«Questo per la famosa legge, la 43 del 2006, in cui si richiama il fatto del famoso ‘professionista specialista’ che è colui che deve essere in possesso del master specialistico in base all’articolo 6 della legge 43 del 2006. Ovviamente da allora fino ad oggi non sono stati mai definiti nell’ambito dell’Osservatorio delle professioni sanitarie. L’Osservatorio aveva fatto una prima proposta inziale, nel 2012, ma questa proposta non è andata a buon fine. Successivamente è stato ricostituito l’Osservatorio, presso il Miur con il decreto interministeriale 10 marzo 2016 e sentite le regioni, e siamo arrivati a fine dicembre ad avere questa deliberazione dei 90 master. Il lavoro è stato lungo e articolato, ma sicuramente abbiamo una base di partenza e i professionisti potranno acquisire le nuove competenze tenendo conto delle esigenze tecnologiche e anche di mercato, quindi professionisti sempre più preparati e sempre più competenti. Questi master sono stati strutturati affinché potessero avere delle grosse indicazioni di natura tecnologica come ad esempio il master in genomica: fare un master con delle competenze di base non avrebbe avuto senso, invece devono essere master innovativi con una prospettiva sul futuro tanto è vero che sono stati sviluppati in aree in modo tale che poi in queste aree si possono collocare i contenuti più pertinenti, fermo restando che la tecnologia adesso è così celere che nell’arco di pochi anni può cambiare e dare nuove possibilità. Ovviamente bisogna tenere conto anche delle patologie emergenti e delle caratteristiche della popolazione
C’è una implicazione anche a livello di Contratto nazionale?
«Sì, per fare degli avanzamenti di carriera sarà richiesto questo requisito, come recita l’art. 16, comma 7 del Contratto di lavoro del 23 febbraio 2018, infatti, il requisito per il conferimento dell’incarico di professionista specialista è il possesso del master specialistico di primo livello di cui all’art 6 della Legge n. 43/06
È vero che i master saranno attivati in ogni ateneo? I master saranno a numero aperto?
«Gli atenei riceveranno indicazioni, poi ciascuno di essi in base alle potenzialità e peculiarità sceglierà l’attivazione del o dei master. Ad oggi è difficile ipotizzare quali master saranno attivati dalle Università, l’importante che gli stessi siano rappresentati su tutto il territorio nazionale. Di solito il numero previsto è di circa 25 persone.
Voi come Tecnici di laboratorio avete anche dei master interprofessionali?
«Noi praticamente abbiamo solo master specialistici e master trasversali.
L’ultimo passaggio è che il Miur predisponga questi master…
«Si ora la procedura di istituzione e di attivazione dei Master, passerà agli organismi preposti del Ministero della Salute e del MIUR, fra cui il CUN, sia per la definizione degli ordinamenti didattici che per la valutazione dei fabbisogni formativi, anche tramite le Regioni, in analogia ai Corsi di Laurea triennale e di Laurea Magistrale. Quindi il lavoro dell’Osservatorio continua perché appunto deve osservare e monitorare quello che riguarda gli aspetti formativi, la formazione.