Il Segretario della Federazione dei Medici di Medicina Generale nella sua relazione chiede al Governo finanziamenti strutturati per i medici che operano in convenzione. Carenza di medici: «Non è solo una questione di numeri, bisogna motivare i giovani a scegliere la nostra professione. Noi MMG vogliamo sentirci medici di serie A. Servono 3 miliardi per non rimanere indietro rispetto ad altri Paesi Ue»
«I medici di medicina generale devono sentirsi medici di serie A: basta allo stereotipo del Medico della mutua di ‘sordiana memoria’». E’ l’invocazione che arriva da Silvestro Scotti, Segretario generale della FIMMG, dal palco del meeting center di Chia, in Sardegna, dove è in corso il 75esimo Congresso nazionale della Federazione dei Medici di Medicina Generale. Nella sua lunga relazione tanti i temi trattati dal segretario, a cominciare da quelli di stretta attualità, come le risorse per il Fondo sanitario alla luce del DEF presentato dal Governo Conte: «Se il rifinanziamento fosse il miliardo di cui si è parlato sarebbe inferiore all’1% del Fondo Sanitario Nazionale attuale, non solo sarebbe meno della metà di quanto richiesto dalle Regioni, ma sarebbe anche del tutto insufficiente per tenere il passo degli altri Paesi, allargando di conseguenza ancora la forbice verso di essi», mette in guardia Scotti, che aggiunge: «Se il rifinanziamento della Sanità fosse inferiore al tasso di crescita del PIL, si genererebbe anche una diminuzione dell’incidenza della Sanità pubblica sul PIL, e questo non potrebbe che essere letto come un segnale di insufficiente impegno della politica per la Sanità». Un messaggio rivolto alla maggioranza Lega-M5S alle prese con la Legge di Bilancio.
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Scotti si è poi chiesto quale sarà la quota di fondi destinati all’assistenza primaria anche perchè «non si deve dimenticare che oggi rispondere ai nuovi bisogni di una popolazione longeva passa necessariamente per l’investimento nella presa in carico dei pazienti. E’ chiaro che se così non sarà, se non si deciderà di investire in salute, bisognerà chiarire alla popolazione che potremo avere domani sicuramente meno poveri ma più malati e sappiamo bene come la malattia crei più povertà di qualunque altra azione di mancato investimento». Poi lancia un messaggio chiaro al governo: «Ci aspettiamo finanziamenti strutturali finalizzati anche alla specificità dei medici operanti nell’ambito del convenzionamento; solo questo renderà possibile il raggiungimento di standard attraverso le caratteristiche di autonoma iniziativa di questi professionisti e rappresenterà chiaramente una scelta per orientamenti contrattuali a cui potremmo lavorare già da subito nel completamento dell’ACN 2018».
Altro tema all’ordine del giorno e al centro della relazione è quello della carenza di medici. Scotti ha espresso soddisfazione per la scelta delle Regioni, fortemetente sollecitata dal Ministro Grillo, di aumentare le borse di studio per la Formazione MMG (il concorso si svolgerà il 17 dicembre), ma ha ribadito che non è solo una questione di ‘numeri’: «C’è bisogno – spiega Scotti – di una profonda riflessione su come motivare la scelta dei giovani medici verso la nostra disciplina perché ne siano attratti, perché si sentano gratificati, perché possano sempre pensare di ricavarne un pieno riconoscimento sociale, semplicemente farli sentire in serie A, o meglio in Champions League, questo deve essere l’obiettivo. Il messaggio che vogliamo dare ai giovani è proprio questo: essere medico di medicina generale significa essere centrale nell’assistenza non per una posizione gerarchica ma per una posizione di vicinanza e contiguità fisica e relazionale con colui che è il vero centro della proposta assistenziale: il nostro paziente».
Scotti ha invocato, alla presenza del Presidente della FNOMCeO Filippo Anelli, interventi che possano impattare anche sulla fiscalità generale, con meccanismi di decontribuzione o defiscalizzazione, per gli investimenti che ogni singolo medico potrà fare per la dotazione di personale e l’acquisizione di strumentazione diagnostica.
Altro tema caldo quello dei provvedimenti limitativi della libertà professionale e prescrittiva di un medico relativamente a farmaci o a percorsi di appropriatezza diagnostica, una scelta che Scotti ha contestato con forza: «Nell’ultimo anno, nei rapporti con AIFA, abbiamo chiarito le nostre intenzioni rispetto ad un abuso che si è fatto in questo paese di piani terapeutici a prescrizione esclusivamente specialistica. Abbiamo chiesto a gran voce i flussi di dati sull’appropriatezza prescrittiva di questi piani terapeutici. Abbiamo chiesto a gran voce i flussi di dati sulla sicurezza, nell’uso di questi farmaci, ragione, che a questo punto dovremmo dire “apparente”, di queste limitazioni. Non ci sono e siamo convinti che queste informazioni non siano disponibili, possibile che nessuno si è preoccupato di strutturarne la raccolta e la valutazione?».
Infine un passaggio sul tema delle aggressioni al personale sanitario, su cui il segretario FIMMG è da mesi in prima linea: l’attenzione delle forze parlamentari al tema viene valutata positivamente anche se bisogna chiedersi «perché il paziente non riconosca più nel medico il soggetto che abbia come unico obiettivo la sua cura, al punto di aggredirlo impedendola».