Il 5 e il 6 ottobre Modena ospiterà l’incontro della Federazione, che porrà sotto la lente d’ingrandimento il ruolo dell’ostetrica nel percorso a Basso Rischio Ostetrico. «Far partorire le donne in ospedale non deve portare all’abbandono del territorio. A Roma l’esperimento dell’ostetrica di comunità che affianca il medico di famiglia sta avendo riscontri positivi»
Sarà la città di Modena ad ospitare, il 5 e 6 ottobre, il 35° Congresso nazionale della Federazione nazionale degli ordini della professione ostetrica (Fnopo). Un congresso per la prima volta monotematico, come ha spiegato a Sanità Informazione la presidente Maria Vicario, dedicato all’ostetrica nel percorso a Basso Rischio Ostetrico (BRO), tema che dà il titolo all’evento.
«Già nel 2016 – spiega la dottoressa Vicario – è stata riconosciuta all’ostetrica la possibilità di condurre in piena autonomia la gravidanza a basso rischio, andando a prescrivere gli esami necessari previsti dai Lea; purtroppo la Legge ancora prevede come unico prescrittore il medico. E questa è un’anomalia tutta italiana, che noi vogliamo superare per consentire all’ostetrica di accompagnare la donna nel percorso nascita in modo completo e totale».
Presso il Palazzo Ducale della cittadina emiliana, verrà quindi posto sotto la lente di ingrandimento il documento del ministero della Salute “Linee di indirizzo per la definizione e l’organizzazione dell’assistenza in autonomia da parte delle ostetriche alle gravidanze a basso rischio ostetrico (BRO)”, approfondito anche grazie al contributo del Comitato percorso nascita del Ministero della Salute e delle coordinatrici dei tre centri nascita italiani gestiti esclusivamente da ostetriche: il Sant’Anna di Torino, il San Martino di Genova e la Margherita di Firenze. Presenti alle tavole rotonde in programma anche i coordinatori dei corsi di laurea in Ostetricia della Regione Emilia Romagna, perché l’intenzione, come spiega la presidente Vicario, è di «promuovere il modello dei centri nascita ab origine, intervenendo quindi anche sul sistema formativo».
Obiettivo della Federazione è quindi contrastare i modelli assistenziali misti, che vedono nelle unità operative la compresenza di infermieri e ostetriche: «Si tratta di modelli che non garantiscono l’appropriatezza delle cure – dichiara la dottoressa Vicario – e rendono inoltre difficile individuare le responsabilità in caso di contenzioso».
«Il nostro modello – continua la presidente – è il Regno Unito, che è improntato sulla deospedalizzazione della nascita. Ora, noi non vogliamo certo auspicare lo stesso in Italia, però facendo partorire le donne in ospedale non dobbiamo lasciare scoperto il territorio, cosa che di fatto è accaduta».
Una maggiore presenza sul territorio sarebbe possibile con la figura dell’ostetrica di famiglia e di comunità che affianca il medico di famiglia. Come avviene a Roma presso l’Ambulatorio di quartiere di piazza Istria, dove 80 MMG lavorano gomito a gomito con le ostetriche, affrontando tematiche come la prevenzione o la contraccezione: «Dai camici bianchi coinvolti nella sperimentazione – commenta la presidente – stiamo ricevendo riscontri positivi, perché con la burocratizzazione del lavoro del medico di famiglia avere accanto un operatore che possa interloquire con l’assistito su questi argomenti non può che essere un vantaggio».
Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg, sarà presente in collegamento al Congresso FNOPO, per affrontare anche queste tematiche. Ma anche Filippo Anelli, presidente della FNOMCeO, porterà il suo contributo: «Con la Federazione degli Ordini dei Medici – spiega la dottoressa Vicario – abbiamo infatti attivato una partnership per la condivisione di obiettivi comuni su tematiche trasversali, come la violenza sugli operatori sanitari. Ma questo è solo uno dei temi su cui stiamo lavorando insieme».
Il messaggio che la Fnopo lancerà al Congresso è chiaro: l’ostetrica è una figura professionale che può affiancare e prendersi cura della donna in tutto il suo ciclo biologico e riproduttivo. «Probabilmente ancora non abbiamo tutti gli strumenti per centrare questo obiettivo – conclude la presidente -, ma una volta prevista la figura, poi piano piano si potranno affinare».