Oltre al mancato finanziamento del contratto della categoria, sono le notizie (non buone) che arrivano dal Governo per il Def ed il momento critico per il SSN, «che rischia di inabissarsi» ad aver portato i sindacati sulla strada della protesta. L’annuncio del Ministro Grillo: «Per il 2019 il Fondo Sanitario Nazionale sarà incrementato di un miliardo»
Sarà un autunno caldo per i medici. Oggi, in una conferenza stampa dell’Intersindacale, è stata annunciata l’interruzione della trattativa con l’Aran per il rinnovo del contratto della dirigenza. Previsto lo stato di agitazione, alcune giornate di sciopero che inizieranno ad ottobre ed una manifestazione nazionale a Roma che sarà accompagnata da sit-in in tutte le Regioni. Sono anche le Regioni, infatti, responsabili del blocco della trattativa: «Pur essendo loro obbligo – spiega, dal tavolo a cui sono seduti i rappresentanti di tutti i sindacati della categoria, il segretario nazionale di Anaao-Assomed Carlo Palermo – non hanno finanziato parte del contratto 2018. Siamo l’unica categoria che non ha avuto un finanziamento adeguato – prosegue -, non abbiamo risposte sui fondi accessori, l’indennità di esclusività è ferma al 2000. Proseguire le trattative è stato un atto di responsabilità dei sindacati, ma la misura è colma».
Non è solo il contratto a giustificare, a detta dell’Intersindacale, lo stato di agitazione, ma anche il «momento critico per il SSN», il suo «sottofinanziamento» e «le notizie non buone che arrivano dal Governo per il Def». «Così come stanno le cose il SSN fallirà», ha detto Aldo Grasselli, segretario del sindacato dei veterinari pubblici Sivemp: «Servono risposte, altrimenti il sistema si inabisserà».
Ed è proprio di queste ore, a tal proposito, l’intervento del ministro della Salute Grillo, che durante il question time al Senato ha dichiarato che per l’anno 2019 il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario standard a cui concorre lo Stato sarà incrementato di un miliardo rispetto alle disponibilità del 2018. «Per quanto riguarda il personale della sanità – ha aggiunto il Ministro – devo rammentare che la Legge di stabilità per il 2017 aveva previsto, nel Fondo Sanitario Nazionale, il vincolo delle risorse necessarie a garantire il rinnovo dei contratti riguardanti il personale dipendente e convenzionato con il SSN, senza tuttavia prevedere a tale scopo un incremento dello stesso Fondo. Pertanto, in sede di rinnovo dei contratti collettivi nazionali – ha sottolineato – è emersa l’insufficienza delle risorse per poter garantire i benefici contrattuali».
Guido Quici, presidente Cimo, in conferenza stampa ha fatto presente che «le Regioni hanno lucrato sui risparmi del costo del personale», aggiungendo di essere contento del fallimento della trattativa con l’Aran, «perché così non poteva andare». Andrea Filippi, segretario Fp Cgil Medici, ha chiarito che per il rinnovo servono 560 milioni di euro: «Per garantire l’indennità di esclusività salariale servono 60 milioni e per garantire il rinnovo del contratto dei medici ne servono altri 500, che peraltro erano stati accantonati dall’ultima finanziaria del Governo Gentiloni. Ma – conclude – oggi queste risorse non ci sono. Le Regioni dichiarano di non averle accantonate».
«Al mancato rinnovo – aggiunge Giuseppe Ettore, presidente della Federazione sindacale medici dirigenti Fesmed – si aggiungono gravi problemi per il nostro SSN, come la grave e ormai cronica carenza di medici a causa della mancata programmazione e di una precisa volontà politica orientata oramai al declino della sanità pubblica. Aderiamo allo stop del tavolo della contrattazione tecnica con l’Aran per l’assenza di proposte migliorative e di tutela non solo per il blocco del salario, ma soprattutto per la sicurezza e la qualità di lavoro dei medici, la formazione, la turnazione, la premialità, la tutela legale e assicurativa», conclude la Federazione.
Significative, infine, non solo la compattezza di tutti i sindacati, ma anche la presenza di due esponenti di spicco della FNOMCeO (Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri): il vicepresidente Giovanni Leoni ed il segretario Roberto Monaco: «Siamo qui in rappresentanza di tutti i 400mila medici italiani – ha detto Leoni – perché questi sono momenti importanti per la professione. Conosciamo bene le condizioni di lavoro dei medici ospedalieri, che in altre categorie professionali avrebbero portato ben prima a scioperi e agitazioni. Eppure – ha concluso – continuiamo a fare i medici. Contro tutto e contro tutti».
Ai sindacati rispondono le Regioni che si dicono rammaricate delle iniziative dei sindacati. «Sono certamente condivisibili le finalità di tutela del Sistema sanitario pubblico e spero in una ripresa in tempi rapidi della contrattazione. Come Conferenza delle Regioni e delle Province autonome abbiamo già richiesto al governo uno specifico finanziamento nella legge di bilancio in corso di predisposizione» commenta Sergio Venturi, presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità, coordinatore vicario della commissione Salute della Conferenza delle Regioni e assessore dell’Emilia-Romagna. Poi aggiunge: «Voglio sottolineare poi che le Regioni non hanno certo contribuito a creare il clima che ha portato alle odierne decisioni dell’Intersindacale medica ma anzi in questi mesi hanno sollecitato l’intervento del governo per l’adozione delle opportune iniziative di carattere normativo e finanziario, necessarie per la risoluzione delle questioni poste proprio dalle organizzazioni sindacali».
ANTICIPAZIONI DEF SU SANITA’
Intanto, mentre i sindacati promettono battaglia, sono ore cruciali per la prossima legge di Bilancio. Come riporta Quotidiano Sanità, tra i contenuti del Programma nazionale riforme (PNR), allegato al Documento di economia e finanza, ci sarebbero il Nuovo Patto per la salute, l’Anagrafe nazionale vaccini, il superamento del payback per la farmaceutica, nuovi criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale, misure per il personale e standard qualitativi per la medicina territoriale. Si tratta tuttavia di una bozza e fonti del Governo giudicano alcuni punti ampiamente superati.
Il Governo, si spiega, intenderebbe innanzitutto investire per l’informatizzazione del settore, onde consentire una più snella e veloce gestione delle liste di attesa. Si punterà, inoltre, sull’innovazione, sulla scia di quanto previsto dal Patto per la Salute 2014- 2016, in materia di Patto per la Sanità Digitale e dell’implementazione del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (Nsis).
Oltre al decreto sull’Anagrafe Nazionale dei Vaccini, in corso di emanazione, saranno anche varati i decreti per il Fascicolo Sanitario Elettronico e saranno promosse le attività finalizzate alla realizzazione del sistema di interconnessione dei sistemi informativi del Ssn. Quest’ultimo passaggio consentirà di tracciare il percorso seguito dal paziente attraverso le strutture sanitarie e i diversi livelli assistenziali del territorio nazionale. Si estenderà anche al settore veterinario il sistema informativo per la tracciabilità dei medicinali ad uso umano.