Ora si attende la risposta dei sindacati. Previste due tipologie di incarichi: gestionali e professionali. Le Regioni pronte a stanziare circa 550 mln di euro per il triennio 2016-2018 e 458 milioni di euro a regime dal 2019 per un totale di oltre 1 mld di euro
Dopo mesi e mesi di estenuanti trattative, sembra essere arrivata a una svolta la contrattazione per il rinnovo del contratto della dirigenza medica e sanitaria. Come anticipato a Sanità Informazione dal segretario Fp Cgil Medici Andrea Filippi, sembra essersi sciolto il nodo economico: il finanziamento per l’aumento del 3,48%, come gli altri comparti della sanità, sarà trovato attraverso una modifica all’Atto di indirizzo che però potrebbe richiedere diverse settimane.
Come riporta Quotidiano Sanità, le novità non riguardano solo la parte economica: nella proposta Aran-Regioni ai sindacati c’è la doppia tipologia di carriera (gestionale o professionale) e aumenti di stipendio da oltre 200 euro lordi al mese oltre agli arretrati del triennio 2016-2018.
«Nell’attesa che la situazione si dipani – si legge – la proposta di Aran e Regioni introduce la novità della doppia carriera con due tipologie di incarichi: incarichi gestionali (direttore struttura complessa, responsabile di struttura semplice a valenza dipartimentale o distrettuale, responsabile di struttura semplice – articolazione di struttura complessa) e gli incarichi professionali (incarichi di base, incarichi di consulenza di studio e di ricerca, ispettivi, di verifica e di controllo, incarichi ad alta specializzazione, incarichi ad altissima specializzazione)».
Nella proposta sarebbe specificato che tutti i dirigenti, anche i neo assunti, hanno diritto ad un incarico. Ai dirigenti con meno di 5 anni di anzianità verranno attribuiti incarichi professionali di base. Precisato inoltre che all’interno di un’Azienda gli incarichi ad altissima specializzazione non potrà superare il 50% delle posizioni di direttore di struttura complessa.
Per quanto riguarda le retribuzioni si compongono di una parte fissa e una variabile. Ma la proposta è di cambiare i criteri dei minimi che sarebbero disegnati in base all’effettiva anzianità in azienda e attraverso la valutazione del Collegio tecnico.
Tra le proposte poi anche quella di accorpamento degli attuali fondi contrattuali tra dirigenza medica, sanitaria non medica e professioni sanitarie in un unico fondo.
Le Regioni mettono sul piatto circa 550 mln di euro per il triennio 2016-2018 e 458 milioni di euro a regime dal 2019 per un totale di oltre 1 mld di euro. Sul punto c’è stata una grande trattativa tra Regioni e sindacati tra cui sembra essersi trovato un accordo. «Il che tradotto– continua Quotidiano Sanità – dire che un professionista vedrebbe un aumento di stipendio di circa 200-250 euro lordi al mese a regime dal 2019 cui andranno aggiunti gli arretrati del triennio 2016-2018».