Il presidente della Federazione: «Accorpamento fondi danneggia i medici e favorisce la dirigenza sanitaria non medica». Sulla doppia carriera: «Se si attinge alla posizione variabile dello stipendio del singolo medico, lo stipendio di chi non ha un incarico di alta specialità verrà decurtato»
L’Aran continua ad ospitare le organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria per trattare per il rinnovo del contratto. L’ultimo incontro si è svolto questa mattina, quando l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni e i sindacati si sono confrontati sui tre testi sottoposti alle parti: uno relativo alla carriera, uno sulla valutazione dei dirigenti ed il terzo relativo ai fondi.
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Testi non condivisi da Guido Quici, presidente della Federazione CIMO-FESMED: «Tanto per iniziare, la proposta dell’Aran prevede l’accorpamento dei fondi della dirigenza medica, della dirigenza sanitaria non medica e delle professioni sanitarie, cosa del tutto inaccettabile. In questo modo, confluiranno in un fondo unico il miliardo di indennità di specificità medica e i 71 milioni di euro derivanti dall’indennità di struttura complessa. Considerando che i medici sono 110mila e i dirigenti sanitari 14mila, è chiaro che saranno i medici a dare il vero contributo al fondo, cui attingeranno tutti. È del tutto inammissibile, perché si rischia di disattendere quel piccolo incremento contrattuale che abbiamo ottenuto».
«Poi – prosegue Quici – si parla di carriera di alta specialità e di altissima specialità, cosa che tutto sommato ci trova d’accordo, perché la CIMO ha sempre sostenuto una carriera prevalentemente professionale o prevalentemente gestionale. Tuttavia, non viene previsto un centesimo in più rispetto alle risorse presenti. Se quindi si attinge al fondo di posizione variabile del singolo medico, al collega senza un incarico di struttura semplice o complessa o di alta specialità verrà decurtato lo stipendio. Altro che incremento contrattuale. È veramente una cosa immonda, e siamo arrabbiati con chi intende firmare un contratto del genere».
«Capisco – aggiunge il presidente CIMO-FESMED – che ci sono sindacati in cui coesistono dirigenti medici e dirigenti non medici, ma un sindacato di soli medici come il nostro deve fare gli interessi dei medici».
Dopo aver depositato una class action al TAR, aver registrato una denuncia alla Corte europea dei diritti dell’uomo e inviato un sollecito alle Corti dei Conti regionali per verificare il sospetto della Federazione che i fondi per gli accantonamenti non siano stati veramente effettuati, la Federazione continua quindi «sulla sua strada, a prescindere da tutti questi eventi, perché dobbiamo tutelare i medici in un momento in cui si parla del futuro e non delle condizioni di lavoro subite da chi oggi sta sul campo».
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«La nostra proposta è molto semplice – conclude Quici -: il rinnovo del contratto prevede un incremento contrattuale lievemente inferiore a quello che ci aspettavamo ma, visti i tempi che corrono, siamo disposti ad accettarlo così. Per la parte normativa, invece, aggiungiamo i provvedimenti disciplinari richiesti dalla Legge, il welfare aziendale e le assicurazioni, ma poi chiudiamola qui. Affrontiamo la parte normativa nel contratto 2019-2021. Le proposte sono tutte peggiorative, quindi non vedo per quale motivo dovremmo firmare un contratto che prevede una perdita economica e, soprattutto, un peggioramento della qualità del lavoro».