Il Sottosegretario alla Salute Davide Faraone a tutto campo: «Per i medici specialisti meglio soluzione politica, sul contratto macchina in movimento aspettiamo novità prossime settimane». Il tema della responsabilità professionale e “l’orgoglio” per i giovani medici: il punto della situazione
Il rinnovo del contratto, la vicenda degli ex specializzandi 78-2006, la nuova legge sulla Responsabilità professionale degli operatori sanitari e le modifiche recentemente introdotte al sistema d’accesso alla professione per i giovani medici. A sei mesi dal suo insediamento al Ministero della Salute, Sanità Informazione fa il punto della situazione sulle principali vertenze della categoria con il Sottosegretario Davide Faraone. Sul tavolo vecchie e nuove questioni. Ecco cosa è stato fatto e cosa bisognerebbe ancora fare.
Sottosegretario Faraone, partiamo dalle novità: la legge “Gelli-Bianco” al centro anche del Congresso Nazionale Aiop di Palermo a cui ha preso parte. In attesa dei decreti attuativi e dei significativi passaggi tecnici ancora da compiere per renderla pienamente operativa, ritiene che si sia raggiunto l’obiettivo di riequilibrare il rapporto medico-paziente?
«Si, è una legge di pacificazione e ha semplicemente reso il rapporto medico-paziente per quello che è realmente: un rapporto che deve essere virtuoso, qualificante, utile sia per il paziente che per il medico. Costruire un clima di odio, di scontro non serve, per cui quella legge è servita per rasserenare i medici, la serenità dei medici consente loro di esercitare meglio la professione e al tempo stesso di curare meglio i cittadini».
La legge in questione pone un forte accento sulla formazione del personale, andando anche ad assecondare da una parte le richieste dei pazienti e dall’altra quelle delle compagnie assicurative per ridurre il rischio.
«La formazione è un elemento importantissimo e noi dobbiamo sicuramente sottolineare i due aspetti: il primo è la formazione in servizio, che riguarda i medici e che li rende sicuramente sempre più formati, sempre più all’altezza; l’altro fattore sono gli strumenti attraverso cui noi formiamo i medici, i giovani medici. Noi abbiamo un problema di mancato equilibrio fra coloro che vanno in pensione e coloro che vengono formati per diventare medici. Quest’equilibrio va sanato altrimenti rischiamo di essere a corto. Per cui stiamo facendo un lavoro virtuoso con il Ministero della Pubblica Istruzione proprio per fare funzionare al meglio questa relazione e questa formazione».
Va, dunque, avanti il lavoro avviato al MIUR, dove lei è stato Sottosegretario prima dell’avvicendamento con Vito De Filippo. A proposito di giovani medici, proprio in queste ultime settimane sono state anticipate novità sulle Specializzazioni che sembrano poter accorciare le distanze con le critiche e le richieste dei giovani medici.
«Si tratta di un passaggio indispensabile, tra l’altro è un’iniziativa che mi ha visto protagonista quando ero al Ministero della Pubblica Istruzione e che ho avuto modo di completare al Ministero della Salute, per cui è uno di quei provvedimenti che ti rendono orgogliosi proprio perché fatto con le ragazze i ragazzi che in questi anni hanno studiato per diventare medici, e aver agevolato questo percorso e averlo reso più efficace ci rende orgogliosi».
Nel suo ruolo è chiamato ad affrontare anche le problematiche di chi si è già specializzato, ma subendo una profonda ingiustizia. È il caso dei medici specialisti tra il 1978 e il 2006 ai quali lo Stato non ha riconosciuto il corretto trattamento economico. Un diritto riconosciuto dai Tribunali di tutta Italia, come confermano le sentenze ed i continui rimborsi: solo Consulcesi, nelle ultime settimane, ha consegnato più di 22 milioni di euro ai medici Lombardi e poco prima oltre 11 milioni ai colleghi siciliani. Sul tema è in piedi anche una discussione parlamentare, un Disegno di legge che propone un accordo transattivo. Ritiene che possa essere questa la soluzione?
«Io sono sempre stato dell’idea che è molto meglio trovare soluzioni politico amministrative che affidare la gestione di casi come questo ai tribunali. Accade nella sanità così come accade in molti settori della pubblica amministrazione, per cui le iniziative parlamentari che si stanno facendo in questa direzione trovano la nostra attenzione».
Quindi a suo avviso è indispensabile raggiungere un accordo transattivo?
«È indispensabile nel senso che dobbiamo trovare soluzioni politiche; poi naturalmente si tratta di capire quali, perché quando ci sono comunque sentenze bisogna tenerne conto, per cui da questo punto di vista massima attenzione da parte del governo».
In chiusura, l’ormai annosa questione del contratto: ogni anno sembra quello buono per un rinnovo atteso ormai da decenni e causa di una battaglia sindacale a tratti anche aspra. A che punto siamo?
«Noi abbiamo ereditato come governo del Paese, prima nel governo Renzi poi quello Gentiloni, una situazione di stasi sui contratti del pubblico impiego in genere, non soltanto dei medici. Noi abbiamo cominciato a sbloccare una macchina che era ferma da tanti anni e quindi non c’era un riconoscimento economico all’altezza rispetto alle attività svolte. Per cui l’iter è avviato e toccherà anche ai medici, anche perché ci sono anche incertezze politiche rispetto alla tenuta o meno di questa legislatura, per cui prima di sbilanciarmi in questa direzione verificherei un po’ qual è la situazione politica, se questa legislatura va avanti oppure no».
Ma il dialogo comunque va avanti con i sindacati?
«Quello assolutamente, li abbiamo incontrati in tavoli ufficiali e non, abbiamo ascoltato e condividiamo molte delle loro ragioni».
Ci può fare un esempio su quale punto siete d’accordo e su quale invece c’è ancora distanza?
«È inutile stare lì a sottolineare gli aspetti di vicinanza o di lontananza. Io credo che anche quelli di vicinanza possono chiudersi e quelli di lontananza possono vedere margini sensibili di avvicinamento, per cui io starei ai fatti e attenderei le prossime settimane».