Soddisfazione da parte del dg Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva: «Ha prevalso il buon senso, siamo tutti dalla stessa parte contro un nemico comune». Lo specializzando: «Le nostre richieste di tutela sono state ascoltate»
Si è conclusa con un “lieto fine”, alias la firma del contratto, la vicenda dei quattro specializzandi rianimatori a Napoli, che nei giorni scorsi aveva suscitato un forte scalpore mediatico e nette prese di posizione da parte dei soggetti coinvolti, e non solo. Ma andiamo per ordine e ripercorriamo tutte le tappe del caso. A seguito di una “chiamata alle armi” rivolta dalla Asl napoletana ai giovani specializzandi anestesisti per far fronte all’emergenza Coronavirus nel capoluogo campano, i quattro che avevano risposto all’appello, una volta lette le condizioni di assunzione (un contratto di lavoro autonomo di durata semestrale, con compenso pari alla differenza tra quanto percepito per l’attività di Specializzazione e il trattamento economico fondamentale previsto dall’attuale contratto collettivo di lavoro dell’Area Sanità per Dirigente Medico di analogo profilo) si erano inizialmente rifiutati di firmare.
Un rifiuto che aveva trovato anche voci autorevoli a supporto, che esortavano a una maggiore comprensione delle motivazioni del gesto. In primis, quella del presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli, Silvestro Scotti: «Non si possono fare processi indiziari, né tantomeno sono ammissibili processi mediatici. È evidente, viste le comunicazioni dei colleghi ospedalieri e territoriali, che le direzioni Generali si dovrebbero attivare più di quanto stanno facendo per reperire Dispositivi di protezione individuale adeguati per i medici che combattono a mani nude o con strumenti inadeguati. Noi richiediamo il massimo impegno deontologico e di assistenza a tutti i nostri iscritti che possa prevedere anche i massimi sacrifici. Ma non possiamo chiedere che i medici accettino nonostante la consapevolezza di non essere adeguatamente protetti. Non ci servono eroi morti, ci servono medici ben protetti che possano salvare la vita dei pazienti contestualmente alla propria».
Schierati al fianco dei colleghi anche i giovani medici della Sigm, che in un post su Facebook avevano espresso il loro punto di vista sulla questione. «Vogliamo esprimere solidarietà ai nostri colleghi di Napoli, condannati ad una gogna mediatica per avere rifiutato un contratto di lavoro. Colleghi che da oggi saranno ugualmente nelle corsie del reparto non solo per adempiere ai loro doveri contrattuali di specializzandi ma soprattutto perché già impegnati nel pieno della gestione dell’emergenza COVID. Nessuno di noi vuole sottrarsi dal ruolo che riveste in questa battaglia che tutto il Paese sta combattendo. Tuttavia, da giorni stiamo chiedendo contratti adeguati, non tanto sul versante economico, quanto sulle tutele professionali, legali e previdenziali che un contratto di lavoro autonomo come quelli che diverse Aziende stanno offrendo non garantisce, ma che possono garantire dei contratti di lavoro subordinato a tempo determinato».
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Poi però la crisi è rientrata. Ieri i quattro specializzandi sono stati ricevuti presso la direzione generale della Asl Napoli 1 centro, dove ogni incomprensione è stata superata e i giovani medici hanno accettato e firmato l’incarico alle medesime condizioni proposte inizialmente e saranno destinati ai reparti Covid-19. «Ha prevalso il buon senso, ero certo che sarebbe andata così – afferma il dg Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva – perché in questo momento abbiamo un solo nemico, e tutti noi giochiamo dalla stessa parte per la salute dei cittadini».
Cosa è stato a far cambiare idea ai giovani rianimatori? «Questa volta, a differenza dell’incontro precedente – dichiara ai nostri microfoni uno dei quattro specializzandi – abbiamo avuto il tempo di discutere con calma delle condizioni del contratto, e ci sono state date risposte soddisfacenti in merito alle nostre esigenze di tutela. Ribadisco che non è, e non è mai stata, una mera questione di trattamento retributivo».
Soddisfazione espressa anche dall’Anaao Assomed regionale, che in una nota ha evidenziato, tra le altre cose, «l’importanza di evitare coinvolgimenti mass mediatici inquisitori che in periodi di emergenza contribuiscono ad alimentare ingiustificatamente disprezzo per il personale sanitario che quotidianamente, invece, svolge il suo lavoro con abnegazione e impegno».
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