La Fondazione GIMBE ha creato una pagina di monitoraggio sull’epidemia di COVID-19. «Il virus è nel nostro Paese da molto tempo, si diffonde molto rapidamente e l’impennata è evidente in tutte le Regioni» spiega il presidente Nino Cartabellotta. Poi ammonisce: «Attenzione perché l’epidemia sta mettendo in ginocchio uno dei migliori Sistemi sanitari regionali del Paese»
«L’impennata dei decessi in Lombardia, indipendentemente dalle condizioni cliniche e dall’età, è una spia rossa: l’epidemia sta mettendo in ginocchio uno dei migliori servizi sanitari regionali del Paese». Non usa mezzi termini o perifrasi vaghe per descrivere la difficile situazione attuale Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – Evidence for Health. Da settimane è attivissimo sui social, in televisione e sui giornali nel complicato compito di dare una corretta interpretazione ai dati che arrivano, smentire bufale, offrire preziose indicazioni scientifiche basate sull’evidenza dei dati.
«Le drastiche misure adottate dal Governo sono in linea con le recenti evidenze scientifiche pubblicate dalla Fondazione GIMBE – sottolinea a Sanità Informazione -. In assenza di un vaccino o di farmaci mirati, le misure di distanziamento sociale (isolamento dei malati, quarantena dei soggetti esposti, tracciatura dei contatti, chiusura delle scuole, misure per gli ambienti di lavoro e divieto di assembramenti) sono l’unica arma a nostra disposizione per contrastare l’epidemia. Queste misure infatti, riducendo la trasmissione del virus, ritardano il picco dell’epidemia, ne riducono l’entità e distribuiscono i casi su un arco temporale più lungo per consentire al sistema sanitario di prepararsi adeguatamente e consentire una migliore gestione dei casi sintomatici».
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Cartabellotta è stato sin da subito un fautore di misure draconiane, sostenendo che «politiche e strategie attendiste sono fallimentari» contro il coronavirus. Per questo non si stanca mai di ripetere l’hashtag #stateacasa per fermare l’avanzata dell’epidemia. La Fondazione GIMBE ha anche attivato un sito apposito, coronavirus.gimbe.org, una pagina di monitoraggio dell’epidemia di COVID-19 con dati e spunti preziosi per capire cosa sta succedendo.
Negli ultimi giorni, soprattutto dopo il caos generato dai provvedimenti restrittivi riguardanti solo le regioni del nord (ma poi estesi a tutto il Paese), il presidente della Fondazione GIMBE aveva persino invocato l’applicazione dell’articolo 120 della Costituzione secondo cui in caso di grave pericolo per l’incolumità e la sicurezza pubblica il Governo può sostituirsi a Regioni ed Enti Locali. «L’efficacia delle misure prese è sempre condizionata da un’attuazione tempestiva e da un’elevata aderenza alle raccomandazioni da parte di amministratori locali e cittadini – ricorda Cartabellotta -. Se in Cina il successo di tali misure è stato favorito dal regime autoritario, in un Paese democratico come l’Italia bisogna necessariamente puntare sulla massima responsabilità dei cittadini. La fuga delle persone verso sud è stata un’azione sconsiderata generata dal panico, che potrebbe avere conseguenze negative sulla diffusione del virus nelle regioni del centro sud. Peraltro, nel nostro Paese il virus è presente da molto tempo, si diffonde molto rapidamente e l’impennata è evidente in tutte le Regioni. Il 9 marzo, escludendo Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, i casi in tutte le altre Regioni erano 1.573 (17,2% del totale), il 24 febbraio solo 7. Dal 5 marzo nessuna è indenne».
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A preoccupare è però soprattutto la Lombardia, che Cartabellotta definisce la “nostra Wuhan”. «La situazione peggiora di giorno in giorno, ma considerato che il virus non conosce confini, è indispensabile la rigorosa osservanza delle misure di distanziamento sociale, perché le Regioni del centro-sud, già in affanno a garantire i livelli essenziali di assistenza, non potranno reggere uno tsunami come quello lombardo». Secondo Cartabellotta, infatti, non c’è da gioire per la decelerazione della crescita dei pazienti in terapia intensiva: vuol dire semplicemente che «si stanno esaurendo i posti in terapia intensiva».
Altro capitolo quello dei tagli alla sanità. Da sempre GIMBE ha denunciato il costante definanziamento che il Sistema sanitario nazionale ha subìto nell’ultimo decennio. E quando qualcuno prova a negarlo, la reazione di Cartabellotta è netta. Come nel caso del deputato di Italia Viva Luigi Marattin, che ha contestato nei giorni scorsi alcune affermazioni di Walter Ricciardi in questo senso. «Io mi sono semplicemente limitato a contestare le affermazioni di Marattin che continua a etichettare come “bufala” il saccheggio della sanità pubblica fatto da tutti i Governi, a partire dal 2010 – spiega Cartabellotta -. Senza voler entrare nel merito di scaramucce politiche, è indubbio riconoscere l’eccellente lavoro del Mef per mettere a posto i conti della sanità. Stando ai numeri, l’analisi indipendente della Fondazione GIMBE dimostra che nel periodo 2010-2019 sono stati sottratti alla sanità pubblica 37 miliardi di euro: 24,7 miliardi per tagli da manovre finanziarie e spending review nel 2010-2015, cui si aggiungono altri 12,1 miliardi nel 2015-2019 per manovre di “definanziamento”, ovvero è stato assegnato alla sanità meno di quanto stabilito».
Infine la polemica sul documento della Siaarti che stabilisce chi salvare e chi no in caso di posti limitati in terapia intensiva: «Il cosiddetto “triage inverso” viene applicato durante le catastrofi (disastri aerei, ferroviari, terremoti). Eticamente può essere discutibile, ma è inevitabile dal punto di vista pratico quando il volume di malati supera le capacità dell’assistenza sanitaria, sia in termini di struttura che di personale» taglia corto il presidente GIMBE.
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