Lavoro e Professioni 13 Marzo 2020 09:27

Coronavirus, lo psicologo: «Personale sanitario svilupperà disturbi post traumatici. Attivare subito supporto psicologico»

«Non sentono ancora ciò che stanno provando, lo capiranno più avanti. Parte del personale sanitario ne uscirà ancora più fortificato, ma quelli che non sono in grado di sopportare un carico emotivo così importante ne usciranno massacrati psicologicamente. Per la popolazione senso di angoscia e impotenza». L’intervista a Giorgio Nardone, psicologo e psicoterapeuta

Coronavirus, lo psicologo: «Personale sanitario svilupperà disturbi post traumatici. Attivare subito supporto psicologico»

L’epidemia da coronavirus imperversa sull’Italia e sul resto del mondo. Una corsa contro il tempo che, al momento, sembra essere inarrestabile. Medici, infermieri ed operatori sanitari lavorano da settimane senza sosta, secondo i ritmi dettati da un’emergenza inaspettata di cui nessuno conosce la durata. Una pressione difficile da sostenere soprattutto per chi lavora in rianimazione e nelle terapie intensive che può portare a crolli emotivi da un momento all’altro. In questo momento così difficile, anche i medici hanno bisogno, come tutti, di essere ascoltati, supportati e rassicurati: gestire lo stress e conservare l’energia fisica e psicologica è di fondamentale importanza. «Se aspettiamo che siano loro a chiedere aiuto, si rischia di arrivare quando la maggior parte dei soggetti ha già maturato una patologia più importante». Giorgio Nardone, psicologo e psicoterapeuta, direttore della scuola di specializzazione post laurea in psicoterapia breve e strategica e docente di psicologia del cambiamento alla Link University, ci spiega gli effetti psicologici dell’epidemia su medici infermieri e operatori sanitari.

LEGGI ANCHE: CORONAVIRUS, L’APPELLO DEI MEDICI: «AIUTATECI AD AIUTARVI. RISPETTATE LE MISURE ADOTTATE DAL GOVERNO»

Dottore, la minaccia coronavirus è ormai diventata una dura realtà da accettare: qual è lo stato d’animo che prevale nei cittadini?

«C’è tanta preoccupazione, ansia e paura. In generale, il meccanismo dell’ansia per tutti noi è un meccanismo fisiologico, che attiva l’organismo di fronte ad un allarme, è adattivo: fino ad un certo livello ci rende migliori, capaci e più reattivi, ma oltre a una certa soglia manda l’organismo in totale stress psicofisico, provoca incapacità di reagire in modo adeguato e sofferenza. In una situazione di questo tipo, le persone sono spaventate e si sentono impotenti. Di fronte ad un’infezione noi non abbiamo strumenti, nonostante la scienza e la tecnologia siano così avanzate. Per questo, in questo caso, si scatena non l’ansia ma l’angoscia che scatta quando ci sentiamo condannati e senza armi. In questo periodo storico, molte persone non sono solo ansiose ma sono angosciate costantemente. L’angoscia è una paura che deprime perché non posso fare niente per cambiare le cose: siamo di fronte ad una situazione incontrollabile e quello che possiamo fare è solo adottare comportamenti preventivi e precauzioni ma che non rassicurano rispetto alla possibilità di essere contagiati. Mentre l’ansia mi induce a combattere e mi tiene in allarme – se non va oltre la soglia – l’angoscia mi butta giù, mi fa arrendere e mi rende incapace, è un tormento costante che ti consuma. L’ansioso, in termini psicosomatici, è esagitato mentre l’angosciato sente un peso sul petto da sopportare che quasi non respira. La nostra condizione ora è questa».

LEGGI ANCHE: ESSERE MEDICO NELLE CARCERI AI TEMPI DEL COVID-19: «DA UN MESE IL DIFFICILE È ANCORA PIU’ DIFFICILE»

Turni massacranti, ritmi insostenibili, senso di incertezza, tensione e paura. Tutto il personale sanitario è sottoposto in queste settimane ad uno stress psicofisico ed emotivo estremamente rilevante…

«Il personale sanitario sta affrontando l’epidemia nonostante non ci sia una terapia, lavora al massimo per far sì che l’organismo non soccomba al virus e reagisca ed è angosciato sugli esiti del singolo paziente. Di fronte a persone con salute compromessa sa già chi ce la farà e chi no e si trova come davanti a un malato terminale ma in emergenza. Questo fa la differenza. Sa già che molto probabilmente il suo aiuto non sarà abbastanza. Gestire questa consapevolezza è difficile: i medici purtroppo vengono lasciati soli e speriamo non si arrivi a dover decidere chi dover curare e chi no. I medici e gli operatori sanitari non sono preparati a questo, non hanno una formazione di tipo psicologico nel loro curriculum, di gestione delle proprie emozioni e di momenti critici. L’esperienza si fa sul campo ma in modo autonomo. Le strategie di coping e la capacità di gestire le situazioni emotivamente stressanti sarebbero decisamente importanti in questo momento da proporre al personale sanitario. Sto lavorando ad un corso specifico sulle strategie di comunicazione per operatori sanitari e personale medico in collaborazione con il provider Sanità In-Formazione: l’obiettivo è conoscere tutti i meccanismi psicologici che vengono indotti sulle persone da una situazione di questo tipo e imparare a far qualcosa per se stessi».

Quali saranno gli effetti psicologici a medio e lungo termine su medici e operatori sanitari?

«Possiamo distinguere in due categorie gli operatori sanitari che affrontano questa emergenza: quelli che sono capaci di assorbire gli urti che ne usciranno ancora più fortificati e quelli che non sono in grado di sopportare un carico così importante che ne usciranno massacrati psicologicamente. Per questo dobbiamo offrire un supporto psicologico a chi lavora in prima linea ora, nell’emergenza. Non sentono ancora ciò che stanno provando, se ne accorgeranno più avanti. Le ferite del guerriero si sentono una volta finita la battaglia».

Parliamo di burnout?

«Io andrei ben oltre il burnout. È la sindrome di esaurimento psicofisico e di distacco emotivo dal ruolo fino ad arrivare a bruciarsi emotivamente; questo non è il caso dei nostri medici che stanno lavorando con passione, non c’è il distacco, la freddezza verso il paziente, è il contrario. In questo periodo i medici stanno dimostrando l’abnegazione e quindi non parlerei di burnout, è un termine sbagliato e improprio per indicare l’emergenza da coronavirus. Qui abbiamo un sovraccarico emozionale: oltre alla fatica effettiva con turni infiniti per medici, infermieri e operatori sanitari di vario tipo, da una parte c’è lo stress emotivo che come essere umano un medico vive di fronte a questa tragedia e di fronte al senso di impotenza che può avere, e dall’altra parte il fatto di dover prendere decisioni anche capitali. Noi dobbiamo far sì che si sia attrezzati per aiutare le persone che hanno attraversato questo perché avranno quasi tutti dei disturbi post traumatici, soprattutto i soggetti deboli, avranno un disturbo post traumatico non da un singolo trauma ma da un susseguirsi di traumi. In questo momento, la cosa importante è proprio quello di avere delle persone in grado di dare un supporto psicologico di tipo terapeutico a chi comincia ad avere dei segnali di cedimento. Se aspettiamo che questo arrivi solo su richiesta, si rischia di arrivare sulla maggioranza dei soggetti quando hanno già maturato una patologia più importante. Sarebbe utile farlo già da adesso ma questo si scontra con il mondo della medicina in cui viviamo, in cui si tende a sottovalutare le conseguenze emotive delle cose e il potere della parola. E invece si dovrebbero attivare già ora negli ospedali le consulenze psicologiche per i medici. La missione del medico è salvare vite ma bisogna stare attenti quando la missione diventa foriera di traumi che ti porti dietro tutta la vita».

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SANITÀ INFORMAZIONE PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO

Articoli correlati
Il segreto di una vita felice? Dormire! Perdere anche un’ora di sonno butta giù l’umore
Fare le ore piccole potrebbe presto diventare un'opzione poco entusiasmante. Un gruppo di ricercatori della University of East Anglia ha scoperto che dormire meno del solito, anche solo di un'ora, fa sentire le persone meno positive e felici. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Psychological Bulletin
Più di 4 ore al giorno sullo smartphone mette la salute degli adolescenti a rischio
Gli adolescenti che utilizzano lo smartphone per più di 4 ore al giorno hanno un rischio maggiore di sviluppare disturbi di salute mentale o di fare uso di sostanze pericolose. A far emergere questa preoccupante associazione è stato uno studio coreano pubblicato su Plos One
Medici di famiglia sull’orlo di una crisi di nervi… Stressati 9 su 10. Pesano Covid, burocrazia e Whatsapp
Il malessere dei medici di famiglia, tra carenza di colleghi, difficoltà a trovare sostituti e una burocrazia sempre più elevata, «è palpabile» e arriva a sfiorare il 90% di professionisti. Lo dicono i sindacati, gli esperti di sanità, gli analisti del settore. E lo dicono i pensionamenti anticipati che crescono
di V.A.
Ansia e attacchi di panico? Il canto degli uccelli può avere un effetto rigenerante
La Natura offre un semplice rimedio contro l'ansia, gli attacchi di panico e per il benessere della salute mentale in generale. Uno studio del Max Planck Institute for Human Development, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, ha dimostrato che i canti degli uccelli possono avere un effetto rigenerante
Nel 2022 caldo e siccità record in Europa, salute a rischio per «stress termico»
Caldo estremo e siccità da record. Il 2022 è stato davvero un anno difficile per l'Europa e per la salute dei suoi cittadini. A confermarlo sono i dati che arrivano dal satellite Copernicus, più precisamente dal Servizio per il cambiamento climatico di Copernicus, componente del Programma spaziale dell’Ue, diffuso pochi giorni prima della Giornata Mondiale della Terra, che si celebra il prossimo 22 aprile
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Nasce l’Intergruppo Parlamentare “Innovazione Sanitaria e Tutela del Paziente”

L’Intergruppo punta in particolare a sviluppare strategie di programmazione sanitaria che integrino tecnologie avanzate, quali l’intelligenza artificiale e dispositivi medici innovativi, e...
Prevenzione

Influenza, Lopalco (epidemiologo): “Picco atteso tra la fine di dicembre e l’inizio del nuovo anno. Vaccinarsi subito”

L'epidemiologo a Sanità Informazione: "Vaccinarsi contro influenza e Covid-19 nella stessa seduta: non ci sono controindicazioni, solo vantaggi"
Advocacy e Associazioni

Percorso Regolatorio farmaci Aifa: i pazienti devono partecipare ai processi decisionali. Presentato il progetto InPags

Attraverso il progetto InPags, coordinato da Rarelab, discussi 5 dei possibili punti da sviluppare per definire criteri e modalità. Obiettivo colmare il gap tra Italia e altri Paesi europei in ...
Advocacy e Associazioni

Disability Card: “Una nuova frontiera europea per i diritti delle persone con disabilità”. A che punto siamo

La Disability Card e l'European Parking Card sono strumenti che mirano a facilitare l'accesso ai servizi e a uniformare i diritti in tutta Europa. L'intervista all'avvocato Giovanni Paolo Sperti, seg...