Lavoro e Professioni 29 Settembre 2015 17:25

«Cosa rischio davvero se prescrivo le prestazioni tagliate…»

Guida alle sanzioni ma anche occhi aperti sui rischi di non poter più tutelare la salute dei pazienti. Ecco perché l’ “appropriatezza” non convince: sciopero ad ottobre

«Cosa rischio davvero se prescrivo le prestazioni tagliate…»

Ora se mi si presenta un paziente con un mal di testa o dolori alla schiena, cosa devo fare?». Mentre sindacati e governo si affrontano sulla bozza del Decreto legge che taglia 208 prestazioni nel nome dell’appropriatezza prescrittiva, i medici si interrogano su come cambierà il rapporto con i pazienti e la loro professione.


Per i camici bianchi anche la stessa appropriatezza ha un valore etico e davanti appunto ad un mal di testa o un fastidio alla schiena (per fare solo qualche esempio di una casistica ampissima) ci si ritrova davanti al bivio: andare fino in fondo per tutelare se stesso ed il paziente oppure lasciarsi condizionare dal rischio di essere sanzionati?

Ma un altro grande interrogativo riguarda proprio i criteri che porteranno a stabilire chi e come dovrà essere sanzionato. Punto che aveva già provocato schermaglie tra il ministro alla salute Beatrice Lorenzin ed il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino. Dopo un rimpallo di responsabilità sulla paternità del provvedimento, era stato chiarito che un’apposita commissione avrebbe poi deciso come intervenire sui medici che «reiteratamente e consapevolmente avrebbero prescritto prestazioni inappropriate». Questo aveva anche portato a ragionare sulla necessità di approvare al più presto il provvedimento sulla colpa medica, in discussione alla Camera. Il responsabile sanità del PD Federico Gelli si è impegnato a portare a termine nel più breve tempo possibile il Ddl sulla responsabilità medica, ma ha aggiunto: «Contrastando la medicina difensiva possiamo liberare risorse da poter reinvestire nella professione, sbloccando il turn over, stabilizzando i precari e procedendo al rinnovo dei contratti. Quanto alle sanzioni – ha concluso – lo stesso premier Renzi ha aperto a possibili modifiche».

Ospite della trasmissione “Porta a porta”, il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin ha teso la mano ai camici bianchi, chiarendo che: «sull’appropriatezza non si torna indietro, ma in Conferenza Stato-Regioni proporrò di eliminare alcuni ambiti di incertezza, cioè che la norma sia applicata in modo uniforme in tutta Italia e che ci sia la garanzia che le cose vadano fatte bene e in modo omogeneo».

Il ministro ha aggiunto che «le sanzioni sono previste solo nel caso di abusi e quando ci sono sprechi enormi. Una prestazione inappropriata non è inutile né superflua, semplicemente non deve essere prescritta a quel paziente». Il ministro ha poi collegato il tema alle liste d’attesa, definendole «un’ingiustizia» ed ha aggiunto che il problema va «affrontato insieme ai medici e alla radice, altrimenti tra poco le liste d’attesa saranno qualcosa di insostenibile».

Ricapitolando: ci sono 208 esami considerati inutili, c’è un decreto legge che annuncia sanzioni per chi li fa eseguire ai pazienti senza motivazioni convincenti ed uno scontro tra governo e sindacati che dovrebbe portare – ad ottobre – dall’attuale mobilitazione allo sciopero. Su quelle stesse sanzioni però la partita è ancora aperta: da una parte la Stato-Regioni deve metterci le mani su input del ministro Lorenzin, dall’altra i medici tra l’incudine ed il martello delle punizioni per chi produce sprechi e l’etica professionale da seguire. In un quadro di forte indecisione Luigi Conte, il segretario della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, considera «intollerabile il sistema delle sanzioni e il fatto che il medico debba giustificarsi, ma non dimentichiamoci che le sanzioni per chi non rispetta le regole ci sono già».

Va, insomma, trovato un punto di incontro anche perché i tagli nascono dall’esigenza di recuperare fondi per il Ssn, attualmente penalizzato fortemente proprio dal ricorso alla Medicina difensiva che, secondo le stime della commissione Sprechi del Senato, incide per una cifra che oscilla tra i 10 ed i 13 miliardi all’anno. Per medici e sindacati, però, non è la politica che deve stabilire quali sono gli esami inutili, contestando specialmente l’aspetto intimidatorio delle sanzioni. Per i camici bianchi non si può ridurre il problema ad un utilizzo eccessivo di tac, radiografie e risonanze magnetiche, sottolineando peraltro l’importanza degli esami diagnostici. Il vero nodo resta però chiaramente l’invasione di campo della politica e l’assenza di un percorso condiviso.

Il presidente del Consiglio superiore di sanità, Roberta Siliquini, sempre a “Porta a Porta” ci ha tenuto a sottolineare: «L’elenco delle 208 prestazioni mette davanti a tutto il cittadino e la sua salute. La lista è stata stilata sulla base di studi scientifici e ricordiamo che gli esami inutili comportano anche rischi per la salute».

Articoli correlati
La Sanità è diventata un bene di lusso, cresce l’impoverimento delle famiglie
Secondo il 19° Rapporto del CREA Sanità "al Ssn servono 15 miliardi per non aumentare il distacco dal resto dell’UE, personale carente e sottopagato. Rispetto ai partner EU, il nostro Paese investe meno nella Sanità, aumenta la spesa privata ed è a rischio l’equità del sistema". Digitalizzazione necessaria per le “nuove cronicità"
Grazie all’intelligenza artificiale 1 persona su 2 potrebbe lavorare solo 4 giorni a settimana
Secondo un nuovo studio incentrato sulla forza lavoro britannica e americana, l’intelligenza artificiale potrebbe consentire a milioni di lavoratori di passare alla settimana lavorativa di quattro giorni entro il 2033
Tumori: 1 paziente su 6 abbandona il lavoro. Dalla Rete ROPI 3 proposte «salva-posto»
La ROPI ha analizzato 4 proposte di legge su congedi e indennizzi sul lavoro per i pazienti oncologici,, facendo emergere per ognuna di esse «luci e ombre». Si è arrivati così a individuare alcune proposte chiave per migliorare le regole a tutela dei lavoratori con tumore che Stefania Gori, presidente ROPI, ha presentato oggi in audizione alla XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) alla Camera dei Deputati
di Redazione
Sanità italiana divisa a metà: 29 milioni di italiani in difficoltà con le cure
La sanità italiana sempre più divisa in due con ben 29 milioni di italiani che potrebbero avere serie difficoltà. Le performance sanitarie per il 2023 vedono infatti otto tra Regioni e Province autonome promosse, sette rimandate e sei bocciate. Sono i risultato del rapporto «Le performance regionali» del Crea Sanità, Centro per la ricerca economica applicata in sanità, presentato oggi a Roma
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Sanità Informazione sospende gli aggiornamenti per la pausa natalizia. Grazie e auguri a tutti i lettori!

Sanità Informazione sospende gli aggiornamenti per la pausa natalizia e, ringraziando tutti i suoi lettori, augura a tutti feste serene dando appuntamento al 7 gennaio 2025
Advocacy e Associazioni

Disabilità: ecco tutte le novità in vigore dal 1° Gennaio 2025

L’avvocato Giovanni Paolo Sperti, in un’intervista a Sanità Informazione, spiega quali saranno le novità in tema di legge 104/1992, indennità di accompagnamento e revi...
Advocacy e Associazioni

Natale, successo virale per il video dei ragazzi dell’Istituto Tumori di Milano

Il video di ‘Palle di Natale’ (Smile, It’s Christmas Day), brano scritto e cantato dagli adolescenti del Progetto giovani della Pediatria dell’Int, in sole 24 ore è stat...
Prevenzione

Ecco il nuovo Calendario per la Vita: tutte le vaccinazioni secondo le ultime evidenze scientifiche

Il documento affronta tutti gli strumenti per la prevenzione, dai vaccini contro il COVID-19 agli strumenti per combattere l’RSV, passando per i vaccini coniugati contro lo Pneumococco e quello ...
Advocacy e Associazioni

Amiloidoisi cardiaca: “L’ho scoperta così!”

Nella nuova puntata di The Patient’s Voice, Giovanni Capone, paziente affetto da amiloidosi cardiaca racconta la sua storia e le difficoltà affrontate per arrivare ad una diagnosi certa. ...