Lavoro e Professioni 17 Maggio 2022 14:46

Costo energia, tetto di spesa e contratti: i nodi della sanità privata. Cittadini (AIOP): «Pandemia non ha insegnato nulla»

La presidente dell’Associazione italiana ospedalità privata chiede di rivedere il tetto che blocca al 2011 la spesa per il privato accreditato. E poi si dice preoccupata per la diminuzione della spesa sanitaria sul PIL: «Con il PNRR costruiamo le Case di comunità ma poi come le gestiremo con una spesa sanitaria inferiore a quella pre-pandemia?»

di Francesco Torre
Costo energia, tetto di spesa e contratti: i nodi della sanità privata. Cittadini (AIOP): «Pandemia non ha insegnato nulla»

C’è un “tetto di cristallo” che dal 2012 blocca la sanità privata e di fatto limita fortemente il contributo del privato accreditato in questa fase di ripartenza post pandemica. L’ostacolo è rappresentato dal DL 95 del 2012, il famoso provvedimento sulla spending review, che di fatto fissa il tetto di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da strutture accreditate. AIOP, l’Associazione italiana ospedalità privata, ha deciso di dedicarci un evento, che si svolgerà a Bologna il 27 maggio, dal titolo emblematico: “Oltre il tetto di cristallo, superare la spending review per ricostruire il sistema sanitario nazionale”.

«Il tetto di cristallo – spiega la presidente AIOP Barbara Cittadini a Sanità Informazione – è una metafora di qualcosa che rappresenta un ostacolo che impedisce al Paese una risposta puntuale ed efficiente di prestazioni sanitarie lì dove la potenzialità c’è. Il DL 95 è una legge emergenziale, nata durante il governo Monti, che avrebbe dovuto avere la durata di una legge emergenziale e che invece è lì da 10 anni e che, come tutte le cose emergenziali in questo Paese, diventano strutturali oltre ad essere incostituzionali. Eppure, abbiamo davanti a noi problemi seri come le liste d’attesa, il sovraffollamento dei Pronto soccorso, il tema della rinuncia alle cure».

Le liste d’attesa e il contributo della sanità privata

Sul tema delle liste di attesa, che oggi scontano anche il problema delle visite saltate per il Covid, è intervenuto il ministro della Salute Roberto Speranza che ha annunciato un miliardo a favore delle regioni per smaltire visite e analisi. Per la sanità privata, però, resta il problema del tetto che di fatto impedisce di contribuire alla soluzione del problema.

«Senza tetto di spesa anche noi potremmo dare una mano sulle liste di attesa – spiega Cittadini -. È falsa l’argomentazione pretestuosa che esploderebbe la spesa perché ogni regione fa una programmazione sanitaria con le strutture di diritto privato che è annuale. Se ha bisogno di 10 compra 10, se ha bisogno di 20 compra 20».

Cittadini guarda con preoccupazione alla riduzione della spesa sanitaria in rapporto al PIL che, in base al DEF, tornerà a livelli più bassi di quelli pre-pandemia. «I dati della programmazione della spesa sanitaria fino al 2019 sono stati simili a quelli della Croazia, nulla a che vedere con le grandi nazioni europee. Siamo il paese che ha speso meno in sanità tra tutti i grandi paesi dell’Unione europea. Questo ha portato a deospedalizzare moltissimo, sono stati tagliati molti posti letto ospedalieri, che infatti durante la pandemia mancavano, il territorio non è mai decollato, è stata ridotta la formazione dei medici senza una programmazione lungimirante e quantitativa. I medici mancano, le strutture di diritto pubblico sono all’osso, non riescono a dare una risposta. Noi che potremmo darla abbiamo una legge che blocca il numero delle prestazioni al livello di quelle del 2011. Questa pandemia non ha insegnato nulla».

I dubbi sulla riforma della sanità territoriale

Il calo delle risorse in sanità rischia di mettere a repentaglio anche il buon esito della riforma della sanità territoriale: «Nel 2019, prima della pandemia, c’era una rinuncia alle cure, si registrava una spesa out of pocket mai registrata, ed avevamo la spesa sanitaria al 6,5% sul PIL. Nel 2023 con tutte queste strutture che realizzeremo, che hanno bisogno di medici e personale sanitario, spenderemo il 6,3%. Con il PNRR costruiamo le Case di comunità ma poi come le gestiremo?».

Rinnovi dei contratti fermi

Nessuna novità sul fronte del rinnovo dei contratti: resta al palo quello sul comparto in alcune regioni per l’inerzia delle amministrazioni regionali a recepire l’accordo del 2020 e ancora è tutto fermo sul fronte dei medici dell’ospedalità privata. «Dopo tanti anni abbiamo firmato il rinnovo del contratto del comparto dove abbiamo fatto tutti un’operazione di grande responsabilità: noi, i sindacati e il governo. Noi garantiamo il 50% dell’aumento, il governo ha fatto una norma per consentire alle regioni di dare il restante 50%. Ad oggi sei regioni non l’hanno ancora fatto, purtroppo non tutte hanno rispettato gli impegni. Sul rinnovo dei medici, la CIMOP ci ha chiesto una rilevazione quantitativa per capire quanto costa rinnovare il contratto considerando anche che le nostre tariffe sono scadute da tanti anni, sono anacronistiche. Ci hanno chiesto l’impatto, lo abbiamo fornito ma non siamo stati ancora convocati».

Sanità privata e aumento del costo dell’energia

A preoccupare, infine, AIOP è anche l’aumento del costo dell’energia: «Ci preoccupa moltissimo. Abbiamo scritto al presidente Draghi, al ministro dell’Economia e al ministro della Salute. Abbiamo delle tariffe datate che non tengono conto di nulla, di nessun tipo di rincaro. Luce, gas, materie prime, è rincarato tutto. Tutte le aziende hanno visto aumentare i costi, bisogna agire presto».

 

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