Lavoro e Professioni 27 Marzo 2020 18:00

Covid-19, Cossolo (Federfarma): «Tre farmacisti morti, trenta contagiati. E siamo ancora in attesa dei DPI»

Il presidente Marco Cossolo a Sanità informazione: «Abbiamo predisposto sul banco le barriere in plexiglass, produciamo i gel disinfettanti per rispondere ai bisogni dei cittadini e abbiamo stretto un accordo con la Croce Rossa per la consegna dei farmaci a domicilio alle persone più a rischio». E sulla carenza di farmaci: «Manca solo l’idrossiclorochina»

Covid-19, Cossolo (Federfarma): «Tre farmacisti morti, trenta contagiati. E siamo ancora in attesa dei DPI»

I farmacisti sono professionisti sanitari impegnati sul territorio, un punto di riferimento per la comunità che rappresenta l’anello di congiunzione tra i pazienti ed il Servizio sanitario nazionale. In piena emergenza coronavirus, le farmacie hanno un ruolo centrale nell’informazione, l’identificazione e la gestione di potenziali malati. Come tutti gli operatori sanitari, sono molto esposti e sono già tre i farmacisti morti dopo aver contratto l’infezione. Una trentina, invece, i positivi al Covid-19.

Per evitare di ammalarsi e di diffondere il virus, è quindi fondamentale che anche i farmacisti siano adeguatamente protetti. Per questo, da Federfarma, la Federazione dei titolari di farmacia, è partita più volte la richiesta di dotare i farmacisti di dispositivi di protezione individuale (Dpi), ma le consegne non si sono ancora sbloccate: «Tranne in Piemonte, dove la Protezione civile ha consegnato le mascherine, non sono arrivati i Dpi individuali per i farmacisti, nonostante il Decreto-legge lo preveda per tutti gli operatori sanitari». A segnalare il problema della messa in sicurezza dei farmacisti è Marco Cossolo, presidente di Federfarma: «La richiesta a livello centrale è stata fatta, la consegna materiale è demandata agli organi della Protezione civile sul territorio che al momento, nella maggioranza dei casi, non hanno servito le farmacie. Oggettivamente le protezioni mancano un po’ per tutti, perché anche gli ospedali fanno fatica a seguire i bisogni. Né è possibile per gli utenti acquistarle, visto che non sono disponibili. Stanno tornando a poco a poco, ma si tratta di piccole quantità».

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Per sopperire alla mancanza e nell’attesa dei dispositivi «ce la stiamo cavando da soli e ci siamo organizzati predisponendo sul banco delle barriere in plexiglass – aggiunge Cossolo – . Inoltre, le nostre cooperative hanno messo a disposizione dei farmacisti, per uso interno, le poche mascherine che sono riusciti a reperire sul mercato».

In considerazione del fatto che i Dpi per la protezione dal virus sono carenti su tutto il territorio nazionale, si sono verificati episodi di speculazione sui prezzi delle mascherine. Federfarma ha chiesto alle Unioni Regionali e alle Associazioni Provinciali di segnalare eventuali abusi, per consentire alla Federazione di potersi costituire parte civile nei processi. Vittorio Contarina, presidente di Federfarma Roma e Lazio e vicepresidente Federfarma nazionale, ha però precisato che «non sono i farmacisti a vendere le mascherine a un valore maggiorato, ma i dispositivi arrivano alle farmacie già a prezzi molto più alti del normale».

E sul fatto che gli utenti lamentano prezzi diversi delle poche mascherine in vendita nelle farmacie, Cossolo spiega: «Questo dipende molto dal prezzo di acquisto. In questo momento c’è stato un rincaro del prezzo di fabbrica notevole. Abbiamo detto più volte ai colleghi di applicare rincari normali e di non vendere quelle che avevano un prezzo di acquisto che evidenziavano un’attività di tipo speculativo. Laddove fossero evidenziate colpe da parte dei colleghi in attività di sciacallaggio saremmo i primi a costituirsi parte civile nei processi. Per quanto riguarda i gel disinfettanti, invece, siamo intervenuti subito insieme alla Società Italiana Farmacisti Preparatori e i farmacisti stessi hanno prodotto i detergenti, interrompendo le nascenti speculazioni sul web e andando incontro alle esigenze delle persone».

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Cossolo sottolinea quindi il ruolo svolto dalle farmacie per alleggerire la pressione sul SSN, promuovendo i comportamenti corretti e le raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e sollecitando i cittadini ad evitare il ricorso improprio al pronto soccorso e agli ambulatori dei medici di famiglia: «I farmacisti hanno fatto un lavoro di informazione, rassicurazione e di filtro contribuendo alla diminuzione degli accessi al SSN. Inoltre – prosegue – abbiamo quadruplicato gli addetti al servizio di consegna farmaci a domicilio e stretto accordi con la Croce Rossa, le Regioni, i Comuni e le organizzazioni di volontariato locale. Poi la stragrande maggioranza dei farmacisti fa consegne a domicilio dove è richiesto. Ogni singolo farmacista lo fa su richiesta, i servizi istituzionali sono invece rivolti agli over 65 e alle fasce deboli della popolazione che in questo periodo è meglio non escano di casa».

In un momento d’emergenza, è importante verificare che tutti i farmaci siano disponibili per i cittadini: «L’unica cosa che manca è l’idrossiclorochina che viene utilizzata solitamente per l’artrite reumatoide – conclude il presidente Cossolo -. Ho verificato che, mediamente, nelle farmacie c’è stato un incremento della vendita del 25%. Questo è successo per tre motivazioni: i pazienti che lo utilizzano normalmente si sono un po’ spaventati e hanno fatto scorta, i medici si sono prescritti il farmaco per precauzione e la produzione sia del farmaco di marca che dell’equivalente è stata dedicata prevalentemente all’ospedale perché è entrata nel protocollo di cura del Covid-19».

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