In campo infermieri e infermieri pediatrici. Oltre al compenso aggiuntivo, previsti 6,16 euro a inoculazione. Mangiacavalli (Fnopi): «Un ulteriore tassello che dimostra il ruolo e la rilevanza di un’assistenza infermieristica». Contrari Fials e Nursing Up
Ministero della Salute, Regioni e a Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) hanno sottoscritto l’intesa per il reclutamento degli infermieri nella campagna di vaccinazione anti Covid-19.
Il Protocollo si basa sulla possibilità di deroga all’esclusiva per gli infermieri dipendenti prevista nel decreto Sostegni. Ampliando la platea agli over 18, il documento stabilisce che l’effettuazione a domicilio dei vaccini potrà essere effettuata anche dai soli infermieri e infermieri pediatrici, a patto che svolgano in autonomia un adeguato “Triage prevaccinale” per verificare la presenza di controindicazioni e/o di precauzioni da rispettare prima di somministrare il siero.
Il servizio sarà organizzato dai Distretti delle Asl competenti sul territorio. Forniranno ai 270.000 infermieri e infermieri pediatrici disponibili dosi vaccinali anti Sars-CoV-2, farmaci, dispositivi e presidi sanitari necessari non solo alla vaccinazione ma anche agli eventuali eventi avversi collegati.
«L’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus – si legge nel protocollo – rende indispensabile e urgente la necessità di rafforzare strutturalmente la resilienza, la prossimità e la tempestività di risposta del SSN». La somministrazione a domicilio dei vaccini anti Sars-CoV-2 è necessaria per i soggetti che hanno difficoltà a muoversi per raggiungere i siti vaccinali con l’obiettivo di incrementare la copertura vaccinale della popolazione.
Agli infermieri e infermieri pediatrici che aderiranno alla campagna al di fuori dell’orario di servizio saranno corrisposti 6,16 euro a inoculazione, lo stesso compenso già stabilito per le altre professioni «grazie al superamento dell’esclusiva e al protocollo anche a domicilio».
«La sottoscrizione dell’accordo con gli ordini delle professioni infermieristiche rappresenta un altro decisivo passo in avanti che consentirà di accelerare sulle vaccinazioni». È quanto dichiara il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga. «L’intesa raggiunta – evidenzia – ridurrà non solo i tempi di attesa, ma permetterà anche di rafforzare i servizi a domicilio a vantaggio dei soggetti più fragili a cui è preclusa la possibilità di raggiungere i siti vaccinali».
«Ringraziamo per la piena valorizzazione dei nostri professionisti – commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) – il ministro Speranza e il presidente Fedriga che hanno accolto la disponibilità, l’impegno e la professionalità degli infermieri per dare uno sprint decisivo alla campagna vaccinale».
«Questo ulteriore tassello costruito dalla Federazione – sottolinea la Mangiacavalli – testimonia ancora una volta il ruolo e la rilevanza di un’assistenza infermieristica organizzata secondo i canoni di risposta vera ai bisogni dei cittadini che non sono solo sanitari, ma anche sociali. I fragili vanno tutelati – conclude – ed è il sistema e l’assistenza a dover andare verso di loro, non il contrario. E questo è da sempre l’obiettivo e l’azione degli infermieri».
L’accordo, però, non soddisfa il sindacato degli infermieri italiani. Per il Presidente Nazionale del Nursing Up, Antonio De Palma, ci sono «più ombre che luci». Pur apprezzando la riconosciuta autonomia dell’infermiere in ambito vaccinale, il protocollo prevede la frequentazione di un corso on line. «Siamo indignati che gli infermieri, con tanto di laurea triennale alle spalle, e con tanto di tirocinio, siano considerati alla stregua di farmacisti ed altri sanitari che non hanno mai preso in mano una siringa!».
Il documento, inoltre, specifica che gli infermieri e gli infermieri pediatrici possono vaccinare senza la supervisione del medico nei loro interventi a domicilio, ma l’anamnesi, e, di conseguenza, l’idoneità vaccinale, spettano sempre al medico. «Questo non è previsto nell’accordo tra Federfarma e Regioni – ricorda De Palma – secondo il quale i farmacisti sono totalmente autonomi, sia nell’anamnesi che nel conferire l’idoneità vaccinale. Ma all’infermiere tutto questo viene di fatto ancora impedito? Alla FNOPI, chiediamo ora di conoscere – continua – quali sono le motivazioni in base alle quali gli infermieri non possono procedere ad attuare protocolli preordinati in tema di anamnesi e idoneità vaccinale, mentre i farmacisti, abilitati a somministrare i vaccini “ope legis”, possono fare anche tutto questo»
Infine, la questione legata al compenso. Per ogni somministrazione a domicilio è previsto un compenso all’infermiere di 6,16 euro. «Gli infermieri ne percepiscono ben 25 – sottolinea De Palma – «un farmacista percepisce questo stesso compenso vaccinando direttamente a casa propria con la concreta possibilità di effettuare centinaia di somministrazioni. A noi infermieri, invece, ci sarà chiesto di spostarci anche nel raggio di numerosi chilometri per raggiungere il domicilio di un potenziale vaccinando, a spese nostre» conclude.
Fortemente contrario al protocollo anche Giuseppe Carbone, segretario generale Fials. Il sindacato ha scritto una lettera al ministro della Salute Roberto Speranza, per chiarire la sua posizione in merito. «Riteniamo che non sia eticamente corretto riconoscere l’attività libero professionale per gli infermieri per poi mettere tutto a tacere e in un dimenticatoio, disconoscendo le competenze e l’autonomia professionale degli infermieri come delle altre professioni sanitarie. A tutti questi professionisti sanitari – spiega la Fials – va da subito riconosciuto un allineamento giuridico, normativo ed economico alla dirigenza sanitaria con l’estensione dell’attività libero professionale intramoenia e l’indennità di esclusività del rapporto di lavoro o diversamente, a richiesta del professionista, l’attività libero professionale extramoenia».
«Si tratta di un protocollo di accordo in aperta violazione della legge 3/18 – sottolinea la Fials – che esclude tassativamente qualsiasi ruolo negoziale in materia sindacale e di rapporto di lavoro agli Ordini delle professioni sanitarie. Quindi, giuridicamente nullo. Governo e Regioni avrebbero dovuto, invece, convocare i sindacati firmatari del Contratto del comparto sanità – ribadisce la missiva Fials – e con essi concordare un accordo per regolamentare la vaccinazione da parte degli infermieri. Così da evitare – prosegue la Fials – un corso da parte dell’ISS per insegnare agli infermieri come vaccinare, atto che è una competenza core dell’infermiere. Evitando a professionisti laureati la subalternità al medico e la retribuzione per atto vaccinale – conclude – quanto mai lesiva della dignità professionale».
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