«Il parente dopo quanto tempo dall’arrivo in ospedale è stato visitato al triage? Poi è stato ricoverato in reparto? È stato sottoposto al tampone o ad accertamenti diagnostici quali rx torace e saturimetro?». Queste alcune domande rivolte ai cittadini
Un questionario volto ad «acclarare la responsabilità dei decessi per omesso o tardivo ricovero e cura» di pazienti con Covid-19. È quello che da due giorni è possibile scaricare dal sito del Codacons ed inviare alla Procura della Repubblica competente per territorio se si ritiene di «essere stato danneggiato dal coronavirus a causa della negligente gestione della pandemia e della mancata attuazione del Piano Pandemico Nazionale esistente sin dall’anno 2006».
È iniziata la ricerca dei responsabili, insomma. A che livello della gerarchia del mondo sanitario, non è chiaro. Nella presentazione del questionario sul sito internet dell’associazione a difesa dei consumatori si elencano infatti le attività previste dal Piano Pandemico che lo Stato italiano avrebbe dovuto mettere in campo per prepararsi ad affrontare l’emergenza (dall’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale per il personale sanitario al censimento delle disponibilità di posti letto in isolamento); poi si evidenzia che «dal 30 gennaio 2020 (giorno in cui l’OMS dichiara l’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale, ndr) si è agito in concreto unicamente in data 9 marzo 2020 (giorno in cui il Governo ha adottato il lockdown in tutto il territorio nazionale, ndr)».
L’associazione mette allora in guardia: «Per la mancata corretta gestione dell’emergenza sanitaria, il Codacons ha presentato un esposto alle 104 procure italiane» chiedendo alle Autorità Giudiziarie «di predisporre tutti i controlli necessari ad accertare eventuali responsabilità e fattispecie di condotte penalmente rilevanti e, in caso affermativo, di verificare l’autore e/o gli autori delle negligenti azioni per, conseguentemente, esperire nei loro confronti l’azione penale per tutti quei reati che riterranno ravvisabili».
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«Le Autorità competenti – prosegue l’associazione – potrebbero, nel caso, essere chiamate a rispondere ai sensi dell’art. 40 comma 2 c.p. a titolo di responsabilità omissiva per i reati di epidemia colposa (ex combinato disposto degli artt. 438 e 452 c.p.), strage, omicidio colposo plurimo e omissione di soccorso».
E poi si apre il questionario, «relativo alla assistenza sanitaria ricevuta per l’emergenza Coronavirus (Covid-19) per il proprio parente deceduto». Le domande poste ai cittadini («standard ed esemplificative», si legge nell’intestazione, che precisa che «ciò che rileva è esporre alla Procura gli accadimenti dei fatti per consentire la valutazione della sussistenza di eventuali reati») sembrano allora non riguardare l’eventuale impreparazione dello Stato, ma valutare l’operato della singola struttura e del singolo professionista sanitario.
Dopo quanto tempo ha ricevuto risposta adeguata dal numero verde regionale, dal numero di pubblica utilità 1500, dal 112 o dal 118? L’autoambulanza si è rifiutata di trasportare il parente perché aveva sintomi di febbre e/o tosse? Il parente dopo quanto tempo dall’arrivo in ospedale è stato visitato al triage? Poi è stato ricoverato in reparto? È stato sottoposto al tampone o ad accertamenti diagnostici quali rx torace e saturimetro? È stato dimesso con persistente tosse e/o febbre? E dopo quanto tempo dalle eventuali dimissioni è avvenuto il decesso?
Queste alcune delle domande presenti nel modulo, che può essere inviato al Codacons «anche al fine di contribuire all’analisi dei fatti per scopi statistici». Domande che, com’è ovvio che sia, non vanno ad indagare i presunti ritardi statali o le negligenze del Governo nella gestione della pandemia, quanto le eventuali responsabilità del singolo operatore. È partita la nuova caccia all’errore medico? D’altro canto, ci vuole ben poco per saltare da “eroe” a “errore”.