Il Vicepresidente dell’Ordine dei Biologi Pietro Miraglia denuncia: «C’è molta confusione perché quando hanno dato le linee guida sulla vaccinazione la parola ‘biologo’ non compariva». Poi conferma disponibilità per la campagna vaccinale ma spiega: «Serve una norma che ci consenta di inoculare i vaccini, ora possiamo fare solo prelievi»
«È inaudito che operatori che sono a stretto contatto con il paziente non vengano vaccinati oppure vengano vaccinati per ultimi. C’è una situazione di confusione». È polemico il Vicepresidente dell’Ordine dei Biologi Pietro Miraglia che a Sanità Informazione denuncia i ritardi nelle vaccinazioni per i biologi che pure stanno svolgendo un ruolo essenziale nella lotta al Covid-19 nel Servizio pubblico ma anche nei laboratori privati.
«C’è molta confusione – spiega Miraglia – perché quando hanno dato le linee guida sulla vaccinazione la parola ‘biologo’ non compariva. Quindi hanno fatto la scaletta di tutti quelli che hanno la priorità e i libero professionisti li hanno messi dopo i farmacisti. Ma si sono dimenticati i biologi laboratoristi che, soprattutto dal Lazio in giù, sono in prima linea».
L’Ordine dei Biologi si è attivato anche a livello ministeriale per segnalare l’incongruenza della decisione ma nei fatti le regioni hanno seguito quelle Linee guida. Miraglia contesta anche l’estrema varietà delle determinazioni regionali in tema di vaccinazione Covid: in alcune regioni si sono registrate persino differenze tra province. «Ci sono zone dove le aziende hanno vaccinato, ci sono zone dove non ci hanno nemmeno chiamati – spiega Miraglia -. Soprattutto al sud: in Sicilia alcune province hanno vaccinato tutti i libero professionisti e tutti quelli che sono in prima fila. In altre non hanno fatto niente e c’è caos. Noi siamo stati introdotti dalla legge Lorenzin dentro il Sistema sanitario e, nonostante questo, purtroppo ancora molti colleghi non sono vaccinati. Sono 56mila i biologi in Italia: abbiamo avuto anche dei colleghi che sono morti, molti si sono contagiati, abbiamo fatto milioni di tamponi. Se ci sono tutti questi tamponi antigenici è anche grazie a noi. Eppure, nonostante questo, siamo dimenticati».
Secondo Miraglia si sarebbe dovuto pensare a una norma più semplice: «Bisognava stabilire che tutti i professionisti della sanità andavano vaccinati con priorità. In molte zone hanno vaccinato anche i medici in pensione dimenticando altre categorie al ‘fronte’. Se un medico in pensione torna in prima fila merita una medaglia d’oro perché rischia. Ma quelli che stanno a casa perché devono essere vaccinati? Quando ci sarà la vaccinazione vera e propria di tutta la popolazione, dagli over 80 ai 20enni, ci sarà il caos generale perché non c’è organizzazione».
Miraglia è tra i fortunati già vaccinati, fresco di richiamo. Ed è tra i fautori della vaccinazione: «Qua siamo di fronte a una pandemia che non si sa dove ci porterà, ancora non si è capito a fondo cos’è il coronavirus. Molti non hanno avuto gli anticorpi, molti possono anche infettarsi di nuovo, alcuni sono asintomatici, ancora non sappiamo la durata degli anticorpi dei vaccinati. In una situazione così grave chi non si vaccina rischia e mette in pericolo gli altri. Non vaccinarsi è sbagliato: solo il vaccino può salvarci».
Infine, il tema del contributo che i biologi e gli altri operatori della sanità possono apportare alla campagna vaccinale: i biologi garantiscono la loro disponibilità a far parte della macchina organizzativa. «Abbiamo chiesto, come tutte le categorie sanitarie, di partecipare alla vaccinazione – conclude Miraglia -. Il paradosso è che già facciamo i prelievi di sangue: il biologo che ha superato il corso può fare il prelievo del sangue. I prelievi li possiamo fare ma non possiamo inoculare il vaccino. Non ha senso. È molto più difficile fare il prelievo che non una punturina. La legge ce lo impedisce. Noi siamo pronti a collaborare, a tutti i livelli e in tutta Italia. Mettiamo a disposizione le nostre strutture. Vogliamo collaborare con la politica, le istituzioni e tutto il mondo sanitario per poter arrivare al traguardo. Se entro 4-5 mesi non c’è una vaccinazione che copre almeno 40 milioni di persone non abbiamo fatto niente, anche perché non sappiamo quanto la copertura anticorpale può durare. Ci sarà un continuo allarme, una continua mobilitazione per vaccinare. Serve però una norma per permetterci di vaccinare in sicurezza, sempre in presenza del medico».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato