Molte regioni stanno implementando la figura del Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva. Il Presidente Bonifacio: «Intercettare rapidamente disagio prima che possa svilupparsi una difficoltà più grave». La teleriabilitazione, esplosa con il Covid, sempre più essenziale nella trasformazione della professione
Il lockdown e le restrizioni attuati per fronteggiare la pandemia da Covid continuano a produrre i loro effetti sulla psiche delle persone. I più colpiti sono i bambini, come confermano a Sanità Informazione Andrea Bonifacio e Pamela Bellanca, presidente e vicepresidente della Commissione d’Albo nazionale dei Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva, il professionista che si occupa della riabilitazione dei giovani dai 0 ai 18 anni. La richiesta di questo tipo di supporto è aumentata, tanto che diverse regioni hanno indetto concorsi per reperire questi professionisti, confermando l’importanza di questa figura all’interno del lavoro in équipe.
«Il nostro intervento – spiega Bonifacio – va calibrato sulle fasce d’età e sulla lettura per il singolo bambino delle condizioni ambientali per capire di cosa si tratta e quali sono i reali effetti secondari che ha avuto il Covid. Da questo punto di vista nei servizi dove il TNPEE è presente stiamo rilevando un elevatissimo aumento di sintomi di disagio: non si tratta necessariamente di disturbi, ma sintomi importanti di una condizione di malessere, di disagio che va rapidamente intercettata perché solo così possiamo evitare che possa svilupparsi un disturbo o una difficoltà più grave».
Il massiccio ricorso alla Didattica a distanza, anche se ormai superato grazie al miglioramento della situazione epidemiologica, sembra aver lasciato strascichi importanti: «Il rischio è quello di andare incontro a disturbi aspecifici dell’apprendimento, situazioni comportamentali, espressioni di disagio psicosomatico a seconda della fascia d’età, tutti fenomeni in grande aumento» aggiunge Bonifacio.
Per questo il TNPEE assume una particolare rilevanza: «È importante eseguire una lettura del sistema intorno al bambino e delle variabili ambientali che lo circondano, in particolare quelle legate ai caregiver che hanno in qualche modo in carico il bambino, non solo i genitori ma anche gli educatori e gli insegnanti. Il nucleo centrale del nostro modo di vedere il disturbo e la sintomatologia in età evolutiva è una lettura del processo di sviluppo e non della singola funzione o del singolo problema del bambino».
Il lockdown ha costretto anche questi professionisti a rivedere il proprio modo di lavorare e ad esercitare una profonda riflessione sul proprio ruolo terapeutico nella presa in carico dei disturbi del neurosviluppo. In particolare, le possibilità aperte dalla teleriabilitazione stanno trasformando la metodica di lavoro.
«All’inizio è stata un’esigenza – spiega Pamela Bellanca -. Abbiamo dovuto sospendere totalmente il lavoro in presenza e sostituirlo con un lavoro fatto a distanza per cercare di mantenere almeno un minimo del supporto che noi offrivamo ai nostri pazienti con il trattamento riabilitativo che nel nostro caso è fatto di contatto, sguardi, azioni concrete con il bambino. Ci siamo reinventati una professione per poter comunque restare vicini alle famiglie dei nostri piccoli pazienti. Poi è diventata una scoperta, perché come tante altre professioni ci siamo resi conto che questo strumento può diventare un’ulteriore freccia nel nostro arco anche a prescindere della pandemia».
E così, come spesso accade, da una cosa negativa come la pandemia sono nate nuove modalità di intervento terapeutico che si stanno rivelando preziose per i professionisti. «La teleriabilitazione ci permette di raggiungere gli utenti a casa nel loro contesto, può essere utile nei pazienti più gravi che non possono raggiungere i servizi – aggiunge Bellanca -. Oggi spesso implementiamo le sedute con un maggior numero di ore di trattamento per i nostri bambini, magari utilizzando una modalità ibrida, cioè prevalentemente in presenza ma che può anche essere affiancata dal supporto digitale. Una scoperta che stiamo cercando di strutturare: ci sono molte ricerche in merito perché pensiamo possa essere il futuro della nostra professione».
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