Isabel Fernandez (presidente associazione EMDR Italia): «Serve supporto psicologico in ospedale per medici e infermieri. L’EMDR funziona»
Ansia, rabbia, esaurimento emotivo e depressione: gli operatori sanitari che in questi mesi hanno curato i pazienti Covid mostrano segni evidenti di burnout e sindrome post traumatica da stress. Il trattamento psicoterapico EMDR (eye movement desensitization and reprocessing) su medici, infermieri, osa e volontari, sembra assicurare un netto miglioramento.
È quanto emerge dallo studio condotto dall’associazione EMDR Italia, il primo lavoro che testimonia l’efficacia di questa terapia per l’elaborazione del trauma vissuto dagli operatori sanitari nel corso della pandemia.
La ricerca, che sarà presentata in un webinar il 26 febbraio, ha coinvolto 744 soggetti (di cui 157 non sono stati trattati) sottoposti a quattro differenti tipologie di trattamento EMDR (de visu, di gruppo, on-line individuali e di gruppo).
I dati sono stati raccolti in 17 ospedali e Rsa. Dallo studio è emerso che il 71,2% degli operatori sanitari ha avuto livelli di ansia superiori al cut-off. In relazione al burnout, più del 60% ha riportato livelli da moderati a elevati di esaurimento emotivo; il 74,4% ha riportato livelli da moderati a elevati di ridotta realizzazione personale; livelli moderati ad elevati di depersonalizzazione si sono presentati in più del 25%. Livelli clinici di depressione sono stati identificati nel 26,8% dei partecipanti, livelli clinici di ansia nel 31,3% e livelli clinici di stress nel 34,3%. Infine, il 36,7% ha riportato sintomi di stress post-traumatico.
«Dall’indagine è emerso che le caratteristiche di evitamento, intrusività e ipereccitazione in questi soggetti sono al di sopra della soglia patologica, dimostrando uno stato traumatico – spiega il dott. Marco Pagani, ricercatore del consiglio nazionale delle ricerche – mentre dopo il trattamento le condizioni di stress, ansia, umore, rabbia, sonno e aiuto mostrano un miglioramento significativo negli operatori reclutati, un miglioramento raddoppiato rispetto a quello percepito nei soggetti non trattati al semplice passare del tempo. Differenze sono state riscontrate tra i diversi ospedali e trattamenti, mentre non sono emerse differenze significative tra donne e uomini nella risposta alla terapia».
«È necessario tutelare e supportare la salute mentale e il benessere degli operatori sanitari in prima linea, con interventi di supporto psicosociale sia durante sia al termine della pandemia – osserva Isabel Fernandez, psicoterapeuta e presidente dell’associazione EMDR Italia – durante l’emergenza coronavirus i fattori di rischio per lo sviluppo di reazioni da stress traumatico sono aumentati moltissimo: dal contatto con i pazienti infetti, allo stress fisico causato dai dispositivi di protezione, allo stato di allerta costante, ai turni di lavoro più lunghi, al timore di contagiare amici e parenti. Per questo, oltre a promuovere strategie di protezione nei luoghi di lavoro, si rende necessario intervenire con un supporto psicologico specifico come EMDR, anche all’interno dei servizi sanitari e in ospedale, per facilitare il recupero, il ripristino di una serenità lavorativa e della routine quotidiana».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato