Com’è andato il primo giorno di scuola per i ragazzi di 13 regioni italiane? Prime positività e qualche disagio, ma si deve ripartire. Ricci (Esperto Scuola OdP Lazio): «Socializzare è importante, aiutiamoli a trovare nuove forme»
La campanella è tornata a suonare. Ieri in 13 regioni italiane è stato il primo giorno di scuola dopo i mesi di lockdown e la lunga estate di convivenza con il virus. Un primo giorno diverso dagli altri, fatto di nuove regole miste a vecchi volti, di amici e insegnanti frequentati solo virtualmente per tanto tempo. È iniziato con la misurazione della febbre dentro casa, la mascherina indosso e gli ingressi scaglionati. Fuori la preoccupazione dei genitori, dentro il desiderio di normalità dei più piccoli.
«Il giorno più bello dopo molti mesi». L’ha etichettato così questo 14 settembre il Ministro della Salute Roberto Speranza, condividendo una foto di spalle mentre accompagna i due figli a scuola. «Una ripartenza per tutta la società» per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita a Vò Euganeo per l’inaugurazione dell’anno scolastico. «La scuola non si è mai fermata, ha trovato slancio e nuova fiducia», ha poi siglato la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.
Gli istituti si sono ingegnati per rispettare le distanze e hanno adottato anche nuovi luoghi delle rispettive città, convertendoli in aule. A Firenze è successo con il teatro La Pergola, dove tre classi della scuola media Giosuè Carducci faranno lezione, approfondendo anche la storia del teatro. A Bologna 1.600 studenti di tre diverse scuole superiori sono rientrati in spazi del tutto nuovi, nel padiglione 34 della Fiera di Bologna. Mentre a Codogno, la città simbolo della pandemia in Italia, un istituto ha optato per lo school garden, con lezioni in cortile e all’aperto.
Ma con l’ingresso in aula sono arrivati anche i primi disagi. Mentre a Vò si cantava l’inno nazionale, alle 8.30 una classe era già in quarantena. In una scuola elementare di Fosdinovo, in provincia di Massa Carrara, un’alunna ha ricevuto l’esito del tampone mentre era in classe. Visto che era positivo e già la settimana precedente era stata a qualche lezione prescolastica con i compagni, l’Ufficio Igiene ha richiesto la quarantena per tutti i 18 compagni e le tre maestre. È stata una delle prime a sperimentare le procedure per i casi di Covid, che prevedono l’isolamento in presenza di un adulto in attesa del risultato e del prelievo dei genitori. Anche la famiglia della bambina attendeva il tampone ed è in parte risultata positiva. A Palombara Sabina, in Lazio, un bambino positivo ha costretto il sindaco a chiudere tutte le scuole di competenza comunale, in quanto era stato a contatto con alcuni amici nei giorni precedenti.
Lo stesso è successo a Bari, ma per una maestra. In una scuola materna paritaria del capoluogo pugliese una delle operatrici è risultata positiva e sono scattati i protocolli. Edificio sanificato e sorveglianza epidemiologica per tutti i contatti, altri 21 tamponi sono in arrivo per il resto dello staff scolastico.
Non tutti gli alunni sono potuti rientrare allo stesso modo. Sono state molte le segnalazioni, da varie parti di Italia, di alunni costretti a tornare a casa per mancanza dell’insegnante di sostegno. Un bambino di nove anni autistico a Roma, nell’istituto Pio La Torre, ha fatto in tempo solo a salutare i compagni prima di dover andar via. Lo stesso a Pisa, dove è successo a un bimbo con sindrome di down.
Ancora «vari nodi da sciogliere», segnala Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale Presidi. «Tra cui – spiega – il reclutamento dei supplenti, l’assunzione dei DSGA, il reperimento di alcuni locali e la consegna di banchi monoposto e mascherine chirurgiche». Ad oggi 160 milioni le mascherine distribuite, ha fatto sapere il commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri. «Considerando che gli studenti sono 8 milioni e mezzo e gli insegnanti e il personale non docente un milione e mezzo, abbiamo almeno due o tre settimane di autonomia», ha spiegato.
Ora bisogna stare accanto a bambini e ragazzi, aiutarli ad affrontare questi cambiamenti senza ansie e paure, ma con rinnovato entusiasmo. «I ragazzi prenderanno bene i cambiamenti, perché già da diversi mesi stanno rispettando queste regole», chiarisce a Sanità Informazione Alessandro Ricci, psicologo e psicoterapeuta, professore della Università Pontificia Salesiana ed esperto “Scuola” per l’Ordine degli Psicologi Lazio.
«Quello che è importante – insiste – è il modo in cui insegnanti e genitori preparano i ragazzi da un punto di vista emozionale e li accompagnano con serenità e tranquillità, senza creare allarmismo. Sicuramente bambini e ragazzi sanno adattarsi molto bene e meglio degli adulti a queste norme, ma l’accompagnamento emotivo è essenziale». Anche trasformando queste novità in occasioni di apprendimento “divertente”. Come è successo a Roma, in una scuola elementare di Talenti, dove una maestra ha insegnato loro “la ruota”. Ha allargato le braccia e cominciato a girare per mostrare loro qual è la corretta distanza da rispettare per stare sicuri.
«Hanno già trovato strategie innovative per relazionarsi, è importante tenere presente le prerogative dei ragazzi – conclude Ricci -. Specie per gli adolescenti la socializzazione è un momento fondamentale di sviluppo. Senza essere troppo rigidi, si possono trovare nuove forme e occasioni di approccio e socializzazione, anche rispettando le norme».
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