L’intervista al Segretario nazionale Cosmed Giorgio Cavallero: «Cumulo questione di civiltà giuridica. Ma si aprirà indubbiamente la strada dei contenziosi per la sterilizzazione del quantum economico e sarà la giurisprudenza a decidere»
«Finalmente viene riconosciuta pari dignità a tutte le attività svolte. Il cumulo contributivo è una questione di civiltà giuridica, ma ci sono contraddizioni e incongruenze tra la Legge, questa circolare e le circolari precedenti sul cumulo», è il commento a caldo del Segretario Nazionale della Cosmed Giorgio Cavallero, a poche ore dalla pubblicazione della circolare Inps che dà operatività alla disciplina del cumulo contributivo gratuito. I medici si vedono riconoscere automaticamente gli anni della formazione come anzianità contributiva e il coinvolgimento dei contributi alle casse previdenziali autonome allontana per i medici e i dirigenti sanitari la prospettiva di dover lavorare fino a 70 anni, con tutte le conseguenze sul lavoratore e sulla sicurezza dei servizi resi ai cittadini.
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«Tuttavia – precisa Cavallero – resta il rammarico per la discriminazione che rimane. I contributi versati fino al 1996 saranno considerati ai fini dell’anzianità, e quindi saranno utili per il calcolo degli anni della contribuzione per la pensione, ma non sono utili per passare dal sistema contributivo al misto e per raggiungere i 18 anni nel 1995».
«Questo aprirà indubbiamente la strada dei contenziosi e sarà la giurisprudenza a decidere – prosegue il Segretario -, anche perché non penso che ci siano margini di trattativa oramai, nonostante le differenze tra la Legge, questa circolare e le circolari precedenti sul cumulo come la numero 120 del 2013».
Il provvedimento infatti nega che gli anni di contribuzione alle Casse Professionali anteriori al 1996 siano utilizzabili per raggiungere i 18 anni al 31 dicembre 1995 (ottenendo il calcolo retributivo fino al 2011) e per passare dal sistema contributivo a quello misto. Se così fosse stato, e la circolare dell’Inps avesse dato seguito al cosiddetto “tombolone”, come definito dallo stesso Segretario Cavallero, gli aspiranti pensionati avrebbero avuto la possibilità di convertire sedici anni di contributi versati con sistema contributivo nel sistema retributivo, molto più vantaggioso economicamente.
«Io mi rendo conto che questo sia costoso, ma se parliamo di uguaglianza e pari dignità poi non possiamo sterilizzare la parte economica – continua Cavallero –. In questo modo non c’è equiparazione del trattamento economico tra chi lavorava e versava contributi all’Inps e chi versava in altre casse. Sul quantum economico e le modalità di calcolo quindi non c’è quel pari trattamento che in punta di diritto, anche costituzionale, a mio avviso doveva esserci».
In ogni caso – continua Cavallero – questi dettagli economici non devono sminuire la validità dell’impianto, che comunque consente di sbloccare la situazione e di mandare in pensione molte persone che hanno maturato i requisiti necessari».
«Non dimentichiamoci, poi, che nonostante questo provvedimento sia stato aspettato dagli aspiranti pensionati di oggi, di fatto è a favore dei giovani. Il mondo è cambiato, non c’è più come una volta il posto fisso per tutta la vita. È normale quindi che prima di ottenere un posto stabile i giovani vivano dei periodi di precariato, che magari li portano a versare contributi a gestioni differenti. Grazie al cumulo contributivo gratuito, anche i pensionati di domani potranno mettere insieme ciò che è diviso», conclude il Segretario Cavallero.