La presidente della Commissione d’Albo Roberta Famulari denuncia: «Aumenta il bisogno di salute mentale ma noi siamo ancora troppo pochi». Alessandra Perra (CdA Cagliari) racconta lo studio Heroes che ha rilevato un aumento dei disturbi di salute mentale tra i professionisti sanitari durante la pandemia
Il mondo delle professioni sanitarie è in continua evoluzione e il Covid ha impresso una grande velocità alle trasformazioni che, in parte, erano in atto già prima. Non fanno eccezione i Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica (TeRP), professione confluita nella Federazione delle professioni sanitarie TSRM PSTRP. Ne abbiamo parlato nel corso dell’ultimo Congresso della Federazione a Rimini con Roberta Famulari, Presidente della Commissione d’albo nazionale dei TeRP, Alessandra Perra, Presidente della Commissione d’albo Tecnici della riabilitazione psichiatrica di Cagliari/Oristano e responsabile progetto Heroes e Valerio De Lorenzo, Presidente della Commissione d’Albo dei TeRP di Roma. Con loro abbiamo approfondito il tema del lavoro nell’equipe multidisciplinare, l’aspetto della salute mentale dei professionisti sanitari e l’importanza della teleriabilitazione.
«È un dato inconfutabile che la nostra presenza nei servizi territoriali sia davvero esigua». Esordisce così Roberta Famulari, che ricorda come la professione dei TeRP sia sottorappresentata nei servizi territoriali, nel momento in cui l’esigenza di prendersi cura della salute mentale è in grande aumento, complice anche la pandemia.
«Siamo davvero pochi in relazione all’aumentato bisogno di salute mentale in generale ma anche rispetto a quelli che sono i bisogni di salute specifici nel nostro ambito che negli ultimi anni si sono ben delineati e si sono anche diversificati. Questi li possiamo ritrovare anche all’interno dei documenti nazionali e internazionali che focalizzano l’attenzione sui bisogni che sono legati alla salute mentale in età giovanile. Basta ricordare i disturbi del comportamento alimentare, l’ambito dell’uso di sostanze, così come tutta quella parte di sintomatologia che già in maniera sfumata inizia a manifestarsi già in età precoce».
Anche nella salute mentale, spiega Famulari, l’intervento precoce è essenziale per il buon esito delle terapie. «Questo può avvenire avendo un numero sufficiente di professionisti sul territorio, anzi nel territorio. Questa differenza, che potrebbe sembrare solo una sfumatura lessicale, è profondamente significativa, perché lavorare nel territorio vuol dire esserci in quanto professionisti di comunità. La nostra figura professionale ha due elementi caratterizzanti nell’ambito dell’equipe multidisciplinare della salute mentale. Intanto, la specificità. Noi ci chiamiamo Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica, quindi questa connotazione la portiamo già nella nostra denominazione. L’altro aspetto è che agiamo già con una connotazione di professionisti di comunità e di prossimità, accanto ad utenti e famiglie».
Con la dottoressa Alessandra Perra abbiamo approfondito il tema dei disturbi mentali che coinvolgono i professionisti sanitari, purtroppo in aumento nell’ultimo periodo.
«Le evidenze riportano un serio peggioramento della salute mentale dei professionisti sanitari – spiega Perra -. Il tema è complesso, come professionisti siamo maggiormente esposti a questi rischi. Con la pandemia c’è stato un peggioramento drastico e questo richiede un cambiamento anche della nostra formazione e dei nostri contesti di cura. Dobbiamo vederci anche noi come ricevitori di assistenza e di formazione specialistica del nostro settore. Non è più un tema che dobbiamo sottovalutare perché le nostre risorse mentali permettono di garantire servizi sanitari di qualità e il diritto alla salute dei nostri cittadini».
In base allo studio Heroes che ha approfondito la problematica, la prevalenza di questi disturbi è passata dal 3-4% in pre-pandemia al 7-8% durante il lockdown.
Molte professioni sanitarie hanno beneficiato delle tecnologie durante i mesi più difficili del lockdown che si sono rivelate essenziali per poter garantire un’assistenza di qualità.
«Abbiamo visto che, più da parte nostra che da parte degli utenti, c’era il pregiudizio della relazione, la difficoltà di connettersi a distanza – spiega Valerio De Lorenzo -. Grazie a linee di indirizzo elaborate dalle nostre associazioni tecniche scientifiche, come Aiterp, abbiamo avuto una guida fondamentale per poterci relazionare con gli utenti in maniera funzionale e costruttiva e supportare l’esigenza salute mentale in maniera propositiva».
«Il nostro lavoro – conclude De Lorenzo – è cambiato non tanto nella tecnica e nella professionalità ma nello spazio. Uno spazio virtuale, dematerializzato che è stato riempito da professionalità e valori relazionali che hanno permesso una presa in carico comunque efficace e positiva dei nostri utenti. È stata una modalità diversa di proporre il nostro lavoro. In questo le tecnologie, l’esperienza e la formazione hanno davvero fatto la differenza».
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