«Per scelta di qualcuno non si può mettere a rischio l’intera comunità» le parole del Presidente della Regione Lazio all’indomani dell’approvazione del Decreto sull’obbligatorietà dei vaccini. «Nel Lazio eravamo pronti da mesi»
Sono dodici le vaccinazioni che da settembre saranno obbligatorie per l’iscrizione a scuola dei bambini da zero a sei anni. Approvato il Decreto Legge che prevede sanzioni da 500 a 7.500 euro per i genitori inadempienti e anche la segnalazione al Tribunale dei Minori per la sospensione della potestà genitoriale.
Sul tema che sta generando dibattiti nel mondo medico e scontri tra l’opinione pubblica, Sanità Informazione ha intervistato Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio che già nei mesi precedenti aveva reso note le sue intenzioni relativamente all’obbligo vaccinale nella Regione. Infatti la Giunta a gennaio scorso aveva approvato all’unanimità l’obbiglo dei vaccini come requisito di accesso agli asili nido pubblici e privati.
Approvato il Decreto Legge sull’obbligatorietà dei vaccini, è una vittoria o una sconfitta rendere obbligatoria una misura come questa?
«I Decreti Legge non sono mai sconfitte. Con questa Legge viene affermato un principio: il diritto individuale della persona viene coniugato con il diritto della comunità. Scendere sotto il livello di vaccinazione, mette in discussione la qualità della vita o a volte la vita stessa. Quindi è giusto che una comunità civile si autotuteli, e lo dice una Regione che per percentuale di bambini vaccinati è sopra la media nazionale. Sancire questo obbligo è giusto, anche perché la contraddizione è quando siamo tutti d’accordo nel dire che un basso livello di persone vaccinate può costituire un rischio, e poi permettere negli asili nido l’ingresso di bambini che per scelta dei genitori non sono coperti. Se per primo lo Stato sostiene che sia pericoloso permettere a bambini non vaccinati di frequentare le scuole, perché dobbiamo permetterlo? Dunque, credo che adottare questo decreto, sia buon senso».
In questa ottica, quanto è importante tra medici di base e pediatri, la formazione per diffondere una sana cultura della vaccinazione?
«La formazione c’è, i medici preparati ci sono, purtroppo i nuovi strumenti della comunicazione danno molto più spazio rispetto ad una volta ai ciarlatani. Alle persone ciniche e a coloro che in questo delirio dell’apparire fanno di tutto pur di avere un trafiletto sul giornale, questo è il corso dei tempi».