Il presidente Andid: «Approvati 5 nuovi master. La ristorazione collettiva è un ambito in grandissima espansione: elaborare menù per la collettività, per sani e malati, significa erogare salute»
Meglio dei francesi, in linea con i tedeschi e, forse, un po’ più indietro dei colleghi britannici. «I dietisti italiani, con un corso di laurea triennale, seguono un percorso formativo simile a quello degli altri professionisti europei – ha spiegato Marco Tonelli, presidente dell’Andid, l’ Associazione nazionale dietisti – . Fatta eccezione della Francia dove la formazione è biennale e l’Inghilterra dove prima di discutere la tesi di laurea bisogna studiare per quattro anni». Ed è proprio a questo modello quadriennale, se non addirittura quinquennale, che puntano i professionisti del Belapaese: «Abbiamo avanzato questa proposta già da tempo – ha specificato Tonelli -. Non so se sarà una strada percorribile a breve, ma di certo è un’esigenza innegabile: gli ambiti di interventi del dietista sono in continua espansione e, di conseguenza, anche la formazione di base deve rimanere al passo coi tempi per garantire un’adeguata preparazione».
Nell’attesa che gli aspiranti dietisti possano contare su dodici o ventiquattro mesi in più tra le aule universitarie, chi ha già conseguito il titolo potrà finalmente specializzarsi in alcuni ambiti al centro dei nuovi master approvati in esclusiva per questa categoria professionale. «Sono cinque i percorsi post laurea che andranno ad ampliare le competenze di base dei nostri professionisti – ha detto Tonelli – Master in ristorazione collettiva, disturbi alimentari, nutrizione clinica, counseling nutrizionale e dietistica pediatrica. La ristorazione collettiva, in particolare, è un ambito in grandissima espansione – ha specificato il presidente Andid -. Elaborare menù per la collettività, per sani e malati, per mense scolastiche, aziendali o anche ospedaliere è un capitolo fondamentale. Promuovere la sana alimentazione significa erogare salute, sia in termini di prevenzione che di cura».
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Anche l’approvazione del master in nutrizione clinica è l’esito di una richiesta avanzata a gran voce dalla categoria per rispondere a delle lacune formative trasversali ad altri professionisti sanitari e non solo. «Non esiste un insegnamento dedicato esclusivamente a questa materia nemmeno nel corso di laurea in medicina e chirurgia. Per questo – ha sottolineato Tonelli – anche se il medico è la figura più titolata a prescrivere delle diete, perché la prescrizione è un atto esclusivamente medico, non ha una formazione specifica in nutrizione clinica, fatta eccezione dei medici specialisti in scienze dell’alimentazione. Il dietista è al momento la figura più formata in questo ambito».
Ma attenzione che di dietista si tratti e non di un professionista presunto tale. «L’abusivismo professionale è purtroppo una delle difficoltà più grandi con cui si scontra la nostra categoria – ha raccontato il presidente Andid – . Figure non qualificate che nel migliore dei casi si occupano, non avendone il titolo, di educazione alimentare. Nelle situazioni peggiori, invece, si cimentano addirittura nella prescrizione di diete a soggetti sia sani che malati, con un evidente danno per la salute pubblica. Una situazione amplificata dalla risonanza mediatica della rete in cui si diffondono diete di ogni tipo, proposte da chi non ha il titolo nemmeno per consigliarle».
Attualmente in Italia, si stima che siano circa 5mila i professionisti qualificati, la maggior parte dei quali – poco più di 4mila – ha già avanzato la sua richiesta di iscrizione al nuovo albo, così come previsto dalla legge Lorenzin. «Ad ottobre del 2017, in risposta alla legge Gelli-Bianco – ha detto Tonelli – abbiamo fondato l’Asand, l’Associazione tecnico Scientifica dell’Alimentazione, Nutrizione e Dietetica dei Dietisti italiani, che si occuperà di emanare le linee guida per la categoria». Una professione che resta appetibile anche per il mercato del lavoro: «Secondo gli ultimi dati di Alma Laurea uno su due trova una prima occupazione a 12 mesi dalla laurea. Dieci anni fa la situazione era sicuramente migliore – ha aggiunto lo specialista -, ma questo credo che sia un trend che riguarda molte delle professioni sanitarie. La libera professione resta lo zoccolo duro della nostra categoria, importante anche per colmare le carenze che spesso si riscontrano nel Sistema Sanitario Nazionale. In particolar modo nei Sian, i Servizi igiene degli alimenti e della nutrizione, dove la figura del dietista è fondamentale e dove, purtroppo – ha concluso il presidente Tonelli – è presente in minima parte».
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