Le direttive europee non rispettate per ex specializzandi e turni massacranti in corsia mettono in pericolo le casse pubbliche. Le testimonianze dei medici e la voce delle aziende
Noi medici siamo una classe bistrattata. Vedersi riconoscere i diritti negati durante la scuola di specializzazione fa piacere, ma c’è ancora molto da fare sui turni massacranti che siamo costretti a sopportare. E siamo ormai ben oltre ogni limite”.
Il dottor Massimo Sannino, specialista delle patologie dell’apparato riproduttivo, ha ottenuto il rimborso per la scuola post laurea che non era stata retribuita a lui così come migliaia di medici. Ma non si ferma alla soddisfazione – morale oltre che economica – del rimborso. Da Bologna, dove – insieme a numerosi colleghi ha ricevuto l’assegno da Consulcesi – il professionista lancia un appello che trova eco in tanti colleghi, obbligati a vere e proprie maratone in corsia e disposti a passare rapidamente dalle proteste alle azioni in Tribunale. Dopo aver giocato a lungo “a nascondino” con le direttive Ue, penalizzando pesantemente i medici, lo Stato ora si vede costretto ad aprire in continuazione le casse della Banca d’Italia: lo sta già facendo per gli ex specializzandi e rischia grosso, ora, anche con la vicenda delle ore di lavoro in più.
GIUSTIZIA PER I MEDICI SPECIALISTI – Il caso degli ex specializzandi è in tal senso emblematico: nonostante fosse esplicitamente previsto dalle normative comunitarie, tra il 1982 ed il 1991 non è stata pagata la borsa di studio e quando poi – nel 1994 – è stata introdotta, la retribuzione non era corretta. E così si è andati avanti fino al 2006, anno in cui la situazione è stata sanata. Le irregolarità, spalmate in 14 lunghi anni, hanno però generato valanghe di ricorsi ed ora che la giurisprudenza è consolidata, una raffica di sentenza, sta creando una vera e propria emorragia nei conti pubblici sui quali pende il rischio di una stima di oltre 4 miliardi da versare agli specializzati di quel periodo. Solo ai medici tutelati da Consulcesi sono stati già riconosciuti 373 milioni; una cifra in costante aumento e destinata ancora a crescere. Nei giorni scorsi la realtà leader nella tutela dei camici bianchi ha consegnato a Bologna – nell’ambito del suo “Giro d’Italia” dei rimborsi, che va avanti ormai da più di due anni, – altri 7 milioni a decine di medici provenienti da tutto lo Stivale.
LA SOLUZIONE SOTTO GLI OCCHI DEL PARLAMENTO – Come si può arginare questa emorragia senza ledere i diritti dei medici? La soluzione è già in Parlamento: tre Ddl che propongono una transazione, valido solo per chi avrà precedentemente fatto ricorso. Considerando che le sentenze dei Tribunali hanno ormai chiuso la partita e la Presidenza del Consiglio dei Ministri paga subito dopo la sentenza della notifica per risparmiare su spese di mora e interessi, è facile capire perché c’è una volontà bipartisan a trovare un accordo, ormai davvero vicinissimo. E servirà un intervento legislativo anche per affrontare e risolvere la questione dei turni massacranti in corsia.
L’ALTRO FRONTE CALDO – Le dimensioni del caso sono enormi: ci sono oltre 100mila potenziali ricorrenti, dipendenti del Ssn che lavorano oltre le 48 ore previste dalla direttiva 2003/88 della Comunità europea. I governi Prodi e Berlusconi tra il 2007 ed il 2008 ne hanno impedito l’attuazione solo per gli operatori sanitari del servizio pubblico con provvedimenti inseriti nelle pieghe della Finanziaria. Ora, però, sotto la minaccia di sanzioni Ue, l’Italia si metterà in regola dalla fine novembre (ma con il blocco del turn over ed i continui tagli pare difficile…). Ad ogni modo resta in piedi la possibilità di farsi risarcire le ore lavorate in più. Si parla di cifre che possono arrivare anche ad 80mila euro a medico mentre ricorsi e rimborsi potrebbero pesare per svariati miliardi (almeno più di 3) sulle casse pubbliche. La situazione si sta facendo sempre più calda. I medici, pur andando avanti secondo coscienza e con grande professionalità, sono allo stremo delle forze: si va dalle 12 ore continuative in corsia a doppi turni giornalieri quando ad esempio dopo una guardia notturna non c’è il cambio. Le istituzioni hanno preso atto della situazione e insieme ai sindacati concordano sulla necessità di mettere ordine sulla vicenda sia dal punto di vista normativo che su quello dei risarcimento, con una legge ad hoc. Ma bisogna fare in fretta. La mole di lavoro cresce in continuazione e oltre a dover dare garanzie ai pazienti, bisogna preservare anche la salute degli stessi professionisti. In Italia – a differenza di tanti altri Paesi europei e non solo – non è stata ancora riconosciuta ufficialmente, ma il “burnout” la malattia causata dallo stress per l’eccessivo lavoro sta per varcare anche i confini nazionali. In un recente articolo de La Stampa che ha dedicato un ampio approfondimento sul tema, i medici intervistati lo hanno detto chiaro e tondo: “Così ci ammaliamo”.